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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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( 2542 letture )
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Dieci canzoni, diciassette minuti e ventuno secondi, tanto basta ai californiani Nails per far tanto male quanto un'unghia incarnita. Poca storia, Abandon All Life spinge al massimo, non riesco nemmeno a descrivervi la martellata che prenderete dal primo istante fino alla fine di Suum Cuique, tanta è la violenza prodigata dai nostri. Anche se all’apparenza potrebbe confondere, perché la cover può far pensare ad un grezzo e marcio disco di black metal, la realtà si tratta di tutt'altro: hardcore, grind, death metal, mixati per raccontarci quante più infami nefandezza l’umanità può tirare fuori. Non servono molti voli pindarici, scuse e masturbazioni chitarristiche fini a se stesse; è schietto, dritto, duro e senza peli sulla lingua. I Nails hanno quell’insana dote di riuscire a rendere credibili e ben strutturate canzoni che durano in media un minuto e mezzo, una dote non da poco direi, soprattutto perchè album come questo finiscono per non stancare mai lasciandoti lo schianto verso quel muro che ti attende dopo aver tirato dritto in curva.
Musicalmente, se paragonato al precedente Unsilent Death -quattordici canzoni per dieci minuti di durata- c’è una progressione dal punto di vista stilistico e di liriche. Non c’è più solo la violenza fine a se stessa che veniva fuori palesemente, senza nessun ritegno, ma c’è una maggiore stratificazione delle canzoni con un dinamismo che tocca i vertici della loro piccola personale discografia. La cosa straordinaria, infatti, è la capacità di rimanere tecnici anche se in così poco spazio; ovviamente non stiamo parlando di prog e surrogati vari, nel suo piccolo questa band l’hardcore lo sa suonare bene riuscendo ad inserire sfaccettature e richiami a gruppi più famosi che non guastano mai. Ovviamente, evidente ma non scontato è il forte richiamo ai Converge in cui milita il produttore di entrambe le uscite targate Nails: Kurt Ballou, il chitarrista, si è talmente tanto invaghito di questi indemoniati che ha deciso prendersi cura di loro. Forse un pizzico di notorietà è dovuta anche a questo fattore, ma poco importa.
Non ci sono altri mezzi, altre parole per descrivere questo disco se non quelle racchiuse in termini come violenza ragionata ed autocompiacimento propenso al sadismo di massa. Provare per credere!
La violenza è necessaria per superare gli impedimenti eretti da una società ben organizzata, o dai propri modi di comportamento. Beneficia l'individuo, in quanto libera le sue energie e gli consente di rendersi conto delle forze di cui dispone. (Paul Feyerabend, "Contro il metodo", 1975)
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7
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una martellata potentissima e distruttrice,col successivo faranno ancora meglio secondo me! |
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6
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una bella mazzata coi fiocchi! |
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5
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Io credo che i Tragedy siano un gradino più verso il metal mentre i From Ashes Rise più verso l'hardcore... Tra l'altro i FtAR hanno un bagaglio troppo simile ad altri artisti della Deathwish che, spesso, tendono ad assomigliarsi un po' tutti... |
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4
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Grind / crust suonato bene, niente di particolare comunque, x me gente tipo Tragedy o From Ashes Rise, ha fatto molto meglio, pur non avendo parti così tirate.. |
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3
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cattivi al punto giusto,vai così.bell'album non c'è che dire. |
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1
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Disco di una violenza inaudita.Bestiali |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. In Exodus 2. Tyrant 3. Absolute Control 4. God’s Cold Hands 5. Wide Open Wound 6. Abandon All Life 7. No Surrender 8. Pariah 9. Cry Wolf 10. Suum Cuique
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Line Up
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Todd Jones (Voce, Chitarra) Saba (Chitarra) John Gianell (Basso) Taylor Young (Batteria)
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