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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Persefone - Spiritual Migration
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( 6593 letture )
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Prima di tutto vorrei ringraziare: l'esistenza stessa della vita. Grazie mille per la splendida sensazione provata nel creare musiche e testi per questo album. Le forze invisibili per l'aiuto che abbiamo ricevuto attraverso il difficile e lungo periodo di creazione. Ringrazio la creatività, in quanto musicista, mi sento come un canale per queste forze potentissime.
CONDIZIONI NECESSARIE ALLA VITA Le parole appena lette sono la testimonianza più pura, limpida e sincera su quello che è l'essenza di quest'album. Le parole del batterista, non che maggior compositore Mark Mas, racchiudono la passione di questi andorrani verso la loro creatura, che prende il nome di Persefone. Proserpina, se così preferite chiamarla, era la dea dell'oltretomba essendo moglie di Plutone; secondo la leggenda aveva l'obbligo di trascorrere i sei mesi invernali negli Inferi, per poi tornare dalla madre Cerere in estate. Il freddo era dovuto al dolore della madre per la perdita della figlia, brutalmente rapita dal sovrano degli Inferi. Queste sono condizioni necessarie alla vita, se così vogliate vederle; si necessita di sofferenza per riscoprire la vita e l'essere vivi, si necessita di qualche perdita e qualche anima da desiderare per poter comprendere appieno la potenzialità del nostro corpo limitato inconsapevolmente dalla gravità terrestre. I Persefone sicuramente hanno sofferto, ma non è per forza un male se il risultato è questo e l'inverno nelle loro vite è scomparso da quando nel 2009 Shin-Ken li ha proiettati sulle bocche di molti appassionati. Indubbiamente quel disco era un pregevole compendio di idee e visioni, indubbiamente superarlo per loro sarebbe stato durissimo, quasi impossibile perché Golia non sempre riesce ad essere sconfitto, il gigante pareva quasi insormontabile. Quali condizioni si siano venute a creare per poter partorire tale album ancora nessuno lo sa, tranne i diretti interessati; a noi credo poco importi poiché finiremmo in un turbinio pieno di stupidaggini. Ora, grazie a numerosi ascolti, ore ed ore passate con Spiritual Migration in cuffia posso concludere che questo album non sorpassa il precedente capolavoro. Perché? Lo vedremo.
DAVIDE O GOLIA? Come sempre mentre scrivo ho come sottofondo il disco in questione, guai se non fosse così per il sottoscritto; è appena iniziata la splendida strumentale Metta Meditation, chiudendo gli occhi mi catapulto dentro me stesso per respirare l'intimità che mi lascia barcollante in cerca di soccorso. Cerco di non lasciarmi fregare, voglio essere sincero, schietto e senza pellame sulla lingua. Apro gli occhi e lucido confermo amaramente che Shin-Ken era più credibile, sincero e spontaneo, creato quasi da mani ultraterrene che immacolate scandivano i passaggi sugli strumenti per lasciarsi assaporare senza alcun fine, senza artificiosi espedienti. Digeribilità, questa parola si presta perfettamente alla scalata verso la cima delle composizioni dei Persefone: i nostri non sono soliti rilasciare album facili, diretti e privi di vorticose peripezie strumentali; probabilmente si tentenna, si barcolla ed in certi casi difficilmente si riesce a prendere un solo respiro per assaporare tutto il contenuto. Se a questo si aggiunge qualche filler ed un minutaggio olimpionico, si rischia di riscoprire l'arte dello skipping automatico previa sonnolenza anticipata. Questo è indubbiamente uno splendido disco, composto magistralmente da musicisti che definire prepararti è riduttivo, al cui interno vengono inseriti passaggi che potrebbero lasciare a bocca aperta anche i grandi veterani del virtuosismo; sono quei 15/20 minuti di musica di troppo che compromettono il risultato finale, fornendo su un piatto d'argento quelle che sono solito chiamare masturbazioni sonore: basta ascoltare la titletrack per avere un esempio di ciò che intendo. Shin-Ken, pur durando solamente quattro minuti in meno rispetto a Spiritual Migration, era più dinamico e meno propenso ai piru-piru Petrucci-ani che all'economia finale non aggiungo nulla, anzi. Le atmosfere erano più sentite, le canzoni erano meno impostate e più inserite nel concept, cosa che qui spesso e volentieri estrapolandone una non si riesce a percepire. Si potrebbero cambiare i titoli, modificare le linee vocali, ma ad impatto musicale Zazen Meditation, Inner Fullness o Retourning to the Source fornirebbero la stessa sensazione. Questo concetto può essere protratto parallelamente sulle linee vocali, tanto brutali e coese per quello che riguarda il growl quanto insipide e generiche nel clean. Non si riesce a fornire il pathos necessario a controbilanciare una mole così ampia di virtuosismi musicali, parendo spesso e volentieri in totale disaccordo; questo magari può essere frutto di una ragione ben studiata al fine di stupire l'ascoltatore; paiono in tutto e per tutto forzate ed inserite perchè si è scelto a tavolino di intraprende uno stile musicale. Majestic Gala è la dimostrazione palese di tale concetto, potrebbe filare liscia con tanto di intermezzo di tastiere alla Symphony X, potrebbe essere ben bilanciato, potrebbe non presentare alcun problema; perché allora rovinare il tutto? Siamo palesemente di fronte ad una dimostrazione pura e semplice di presunzione, come avere di fronte una splendida ragazza che sa di essere bella, che passa talmente tanto tempo a rimirarsi allo specchio che finisce per diventare barzelletta di se stessa. In conclusione, qui il grande e monolitico Golia (Spiritual Migration) viene abbattuto nuovamente dall'acerbo e fortunato Davide (Shin-Ken), ritrovandosi a terra dolorante, non decapitato come la leggenda vuole, sicuramente in fase di caduta ed in attesa del colpo di grazia che arriverà sulla lunga distanza.
MONDRIAN INSEGNA Me ne dispiaccio infinitamente, questo sia chiaro, ci puntavo moltissimo su di loro, essendo rimasto estasiato dal qui rimpianto precedente album, però bisogna affrontare la realtà e purtroppo non è tutto oro colato. Con questo non voglio sminuire il lavoro svolto da questi mostruosi musicisti, lungi da me; a lodare e trovare ottimi spunti di interesse sono in grado tutti, bisogna però anche aprire gli occhi e accettare il fatto che di difetti ce ne possono essere anche nelle opere considerate perfette. Speriamo che in futuro i Persefone abbiano una lunga e brillante carriera. Ciò detto, anche Mondrian ha dovuto sperimentare la pittura classica più di raggiungere il concetto di perfezione cromatica tramite i suoi famosi quadrati blu, rossi e gialli; non per questo la sua arte è risultata banale e di semplice comprensibilità, ma se si vuole arrivare al nocciolo delle tinte cromatiche bisogna comprendere cosa vuol dire colore, non forma.
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12
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per me un mistero come questo disco abbia un 73, è un capolavoro e caposaldo del metal anni 2010\' |
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11
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Bella recensione ma non condivido in toto, specialmente il voto a parer mio decisamente basso per un lavoro così magistrale e sulle voci, che sinceramente non so come si possa trovare la voce di Espinosa insipida quando invece è splendida e sa emozionare, è la voce di Martin che invece ho fatto più fatica ad apprezzare nonostante qua stona meno rispetto in Shin-ken o Core. Posso concordare che forse sarebbe stato meglio snellirlo un po' ma mi accontento anche così, amo la tecnica nella musica (senza che ecceda troppo o sia fine a se stessa) è vero ci hanno dato dentro con lo strumentale ma non mi pare neanche noioso, anzi molto piacevole da ascoltare unito poi alle bellissime atmosfere che ti fanno amare l'album fin da subito. In conclusione, non è un capolavoro ma un lavoro di altissimo livello, di rara bellezza anche se un pelo sotto al loro capolavoro Shin-Ken e al successivo Aathma. Voto 88 |
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10
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Rispetto l' opinione del recensore ma non la condivido minimamente. Quella messa in atto, per me, non è semplice sbrodolamento tecnicistico noioso e borioso ma una bellissima commistione di prog - death e musica classica, con apice personale nella suite Consciousness. Melodie azzeccatissime, riff potenti e strutture elaborate, ce ne fossero di "noie" così. Ps: Core bello, Shin-Ken molto bello ma per me inferiori per un semplicissimo motivo: le voci. Non brutte per carità, ma in alcune parti il timbro stonava proprio tanto e non c'entrava niente con la dolcezza che i ragazzi riescono a creare in questi muri di suono |
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9
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È un bel disco, niente da dire, ostico ma comunque piacevole...e potente. Il voto non lo so, comunque ho preferito Shin-Ken, anche se Core...Core... *-* difficilissimo ma bellissimo |
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8
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A me piacciono molto gli Hell ed anche i Persefone, al di la del genere diverso proposto, sono entrambe band validissime! quest'album per me si merita almeno 80 |
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7
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A me è piaciuto molto, i difetti che identifica il recensore ci sono effettivamente ma credo che il giudizio finale sia fin troppo severo. Personalmente io mi ritrovo ad ascoltarlo dall'inizio alla fine senza annoiarmi, anzi a tratti mi comunica delle belle emozioni. La tecnica del gruppo è indiscutibile, ma anche il songwriting è di ottimo livello, anche nelle parti strumentali più lunghe (fatta eccezione per le parti più intricate in Path To Enlightenment ad esempio, troppo alla dream theater). L'unica canzone che trovo un po' troppo prolissa è la title track, per il resto il minutaggio è si elevato ma non annoia. D'accordo con il parere sulla voce pulita, abbastanza moscetta e impersonale. A conti fatti, dando un giudizio solo "di pancia", secondo me è uno dei dischi meglio riusciti del 2013 e si porta a casa almeno un 83! |
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6
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Discone ricco di sostanza e passione. Mi trovo parzialmente in disaccordo col recensore, ma probabilmente sono soltanto le mie orecchie meno allenate a cogliere gli aspetti negativi e positivi di un disco. Ad esempio, per me questo disco presenta melodie avvincenti e delle "backing vocals" pulite che trasmettono emozione, a differenza da quanto detto da "Ad Astra", penso che le clean vocals controbilancino adeguatamente la pesantezza del resto. A differenza di tanti dischetti che si sentono ultimamente, questo ha classe, potenza e volontà, ma soprattutto, passione! Non è però un album perfetto, dato che le canzoni potevano essere snellite un po' in qualche frangente, per risultare meno ostico con lo scorrere dei minuti. In effetti, non è semplice arrivare indenni fino in fondo a questo disco, penso che questa sia l'unica nota dolente. Per il resto, lo adoro! |
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5
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ahuahauah flag of hate te la prendi anche? secondo me vengono sovradimensionati gruppi mediocri perchè la scena moderna è mediocre. non dico che i persefone abbiano fatto un capolavoro assoluto del metal, dico solo che per la media dei voti che vedo 73 mi sembra basso. vai in mona! |
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4
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Aspettavo da un po' questa recensione e finalmente è arrivata. Come dire, è perfetta! Condivido tutto quanto scritto e il voto finale. L'ultima frase è da applausi. |
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3
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"In un periodo in cui vengono esaltati perfino gli hell ....." provocazione decisamente insignificante, dato che "Curse and Chapter" è uno dei dischi Heavy classico più belli dello scorso anno. Ma se trovi emozionanti i tediosissimi virtuosismi di questo disco, beh.... sei coerente, a modo tuo. |
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2
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L'album merita.. però il recensore ci ha azzeccato.Quest album è difficile da digerire...il precedente album era più Incentrato sul saper fare una bella Canzone, in questo si è pensato più alla masturbazione strumentale..probabilmente il gruppo la considera un evoluzione nel songwriting..Concordo col Poletti.. |
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1
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73? ma dai ...album per me meraviglioso : classe potenza tecnica e un lavoro chitarristico notevole. In un periodo in cui vengono esaltati perfino gli hell ..... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Flying Sea Dragons 2. Mind as Universe 3. The Great Reality 4. Zazen Meditation 5. The Majestic of Gaia 6. Consciousness Pt. 1: Sitting in Silence 7. Consciousness Pt. 2: A Path to Enlightenment 8. Inner Fullness 9. Metta Meditation 10. Upward Explosion 11. Spiritual Migration 12. Returning to the Source 13. Outro
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Line Up
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Marc Martins (Voce) Carlos Lozano (Chitarre) Moe Espinosa (Tastiere / Voce) Jordi Gorgues (Chitarra) Toni Mestre (Basso) Marc Mas (Batteria)
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