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Killers Lodge - Unnecessary I
( 3503 letture )
Per inquadrare correttamente Unnecessary I, opera prima dei Killers Lodge, è forse utile leggere una dichiarazione contenuta nell’ottimo press-kit che lo presenta agli addetti ai lavori:

“Non siamo stati a contare le note, ci sono imprecisioni, ma questo è quello che sentirete dal vivo.”

Nata a seguito dello scioglimento dei Raza De Odio come KillerBob and the Black Lodge -nome poi mutato in quello attuale- e stabilizzata la formazione nell’aprile 2013 con John KillerBob (Cadaveria, DyNAbyte) alla voce ed al basso, Olly Razorback (Denial, Sadist, Metal Gang, Trevor) alla chitarra e Christo Machete (Dorothy’s Doll, Athlantis, Odyssea, Mastercastle) alla batteria, la band si affaccia ora sulla scena con il suo primo lavoro. Completamente autoprodotto da John, il quale si è occupato di tutti gli aspetti legati all’operazione, artwork compreso, Unnecessary I è un disco volutamente diretto, registrato utilizzando ciò che la tecnologia mette a disposizione oggigiorno, ma che mira a rendere un suono sporco, da live in studio, se così si può dire. A questo proposito si noti che non è stata effettuata alcuna sovraincisione, cori a parte, ed è stata registrata una sola traccia di chitarra. L’opera prima dei Killers Lodge non contiene nulla che possa essere classificato sotto la voce “originale”, cosa che dovrebbe rappresentare un suo limite intrinseco, ma, anche qui, è necessario inquadrare il tutto nell’ottica di musicisti che hanno come unico obiettivo quello di suonare per divertirsi.

Presentato da una copertina che si può definire come adeguata al contenuto dell’album, l’artwork nel suo complesso evidenzia in particolare la presenza dei testi, tradotti anche in italiano, ognuno dei quali introdotto da una brevissima, ma gradevole presentazione della canzone e del significato delle parole. Si tratta pertanto di un lavoro accurato e, tutto sommato, non comunissimo, che testimonia un’approccio professionale all’incisione da parte della band. All’avvio del tasto “play”, quello che irrompe dalle casse con Cosmos -ispirata alla serie televisiva Battlestar Galactica- è un suono esattamente in linea con quanto promesso. Violento, immediato, senza fronzoli, con la voce rauca di John in primo piano; buon inizio. Ancora violenza gioiosa in Like a Rock, pezzo festaiolo che invita ad unirsi alla “festa della loggia”, di ispirazione motorhediana, come del resto anche il brano precedente. The Grudge non è altro che un roccioso pezzo che descrive le sensazioni che si provano a dover sempre ingoiare rospi troppo grossi per poter essere digeriti senza conseguenze. Decisamente granitica Inefficiency. Su un testo che descrive come l’attuale società in cui viviamo non accetti la diversità (ma lo ha mai fatto?) e con i Motorhead sempre sullo sfondo, viene fuori il lavoro di ogni strumentista, ognuno dei quali è in grado di ritagliarsi un suo spazio, pur inserito coerentemente nel tessuto del pezzo. New Life parla di tentazione e perdizione e lo fa ancora in maniera molto semplice e diretta, contenendo opportunamente la durata in poco più di tre minuti (tutti i brani sono comunque sotto i quattro minuti, il che risulta una buona scelta date le loro caratteristiche) e puntando solo sull’immediatezza. Il mid-time Who We Are è un omaggio ai compagni di viaggio, alla gente con cui John ha suonato durante la sua carriera ed alla passione con cui lo hanno fatto. Pezzo molto sentito, posto su un tappeto sonoro più conclamatamente di stampo heavy di matrice centro-europeo, con qualche eco primi anni 80, la cui partecipazione intensa da parte del cantante, veicola un testo palesemente sincero. Land of Doom si/ci chiede se è poi così certo che il Paradiso sia il posto giusto per trascorrere l’eternità, facendolo ancora nel segno dello speed ruvido e privo di sovrastrutture, tutto partecipazione e sudore. Ancora un discreto break, stavolta intorno alla metà del secondo minuto, provvede a tenere alta la tensione. Ship of Fools presenta il testo più ricercato, essendo questo ispirato al dipinto La Nave dei Folli di Hieronymus Bosch, o meglio, alla descrizione che ne diede Foucault nel suo saggio Storia della Follia. Su un impianto ancora irruente e veloce, si inseriscono aperture melodiche molto d’effetto che hanno il merito di spezzare la tensione e valorizzare di conseguenza il suo ritorno al riprendere del tema principale. L’argomento della ribellione, sempre presente nel lavoro, viene affrontato con molta chiarezza in Bow and Scrape, altro pezzo Motorhead-oriented, per poi chiudere il tutto con The Glory of the Pillory che, su liriche che descrivono il punto di vista sulla pena di morte vista dagli occhi del boia, non fa che ribadire tutte le caratteristiche mostrate in precedenza da Unnecessary I.

La critica più semplice ed ovvia che è possibile muovere all’album in questione, riguarda la sua assoluta mancanza di originalità, un fatto, questo, incontestabile in quanto tale. Quello che però va tenuto in considerazione per la formulazione della valutazione finale del prodotto, è che non vuole assolutamente esserlo, né mascherare la situazione in alcun modo. Un aiuto per prendere una posizione definitiva nei confronti di Unnecessary I ci viene ancora una volta dalla stessa band, la quale dichiara che:

"Il titolo è autoironico e sta ad indicare che i Killers Lodge non vogliono fare la storia della musica inventandosi nuove sonorità, vogliono solo mettere il volume a stecca e divertirsi."

Una volta inquadrata la situazione in questi termini, comprendendo nel tutto anche l’incisione volutamente cruda, Unnecessary I diventa pienamente godibile. Quello che abbiamo davanti è un prodotto da ascoltare per liberare la mente, come sfogo dalle frustrazioni quotidiane, come terapia musicale a basso prezzo e ad effetto immediato contro i prevaricatori, il conformismo, l’omologazione e le regole. Niente pretese di fornire soluzioni definitive, nessuna aura da maître à penser, solo volume al massimo, voglia di urlare, sbattimento e rabbia, con un sottofondo punkeggiante che attraversa tutto il lavoro. In questi giorni, grigi sotto tutti i punti di vista, i Killers Lodge garantiscono almeno trentaquattro minuti scarsi in cui è possibile sfogarsi, prima di tornare al quotidiano, gramo vivere.



VOTO RECENSORE
73
VOTO LETTORI
76 su 3 voti [ VOTA]
Macca
Martedì 17 Febbraio 2015, 12.40.14
2
Non ho sentito il disco ma confermo quanto dice Er Trucido, un buon gruppo live. Ottimo il batterista.
Er Trucido
Sabato 15 Marzo 2014, 12.11.38
1
Disco piacevole per gli amanti dell'heavy-motorheadiano, dal vivo rendono ancora di più
INFORMAZIONI
2014
Autoprodotto
Heavy
Tracklist
1. Cosmos
2. Like a Rock
3. The Grudge
4. Inefficiency
5. New Life
6. Who We Are
7. Land of Doom
8. Ship of Fools
9. Bow and Scrape
10. The Glory of the Pillory
Line Up
John KillerBob (Voce, Basso)
Olly Razorback (Chitarra)
Christo Machete (Batteria)
 
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