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05/12/24
EMBRACE OF SOULS + DERDIAN + BERIEDIR
DRUSO, VIA ANTONIO LOCATELLI 17 - RANICA (BG)
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GOTTHARD + PLANETHARD - Orion Live Club, Ciampino (RM), 15/10/2014
22/10/2014 (3820 letture)
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I Gotthard, dal 1992 ad oggi sono diventati una vera e propria istituzione per l’hard rock Europeo. Una band che ha sempre portato avanti fieramente la bandiera di questo genere, facendo dei potenti riff e delle dolci ballate il proprio punto forte. Sono passati ormai quattro anni dalla prematura e ingiusta dipartita del frontman Steve Lee, ormai Nic Maeder è un membro della band a tutti gli effetti, ben rodato già nel tour di supporto a Firebirth ed accettato benevolmente dai fan (nonostante il rimpianto per Steve sia sempre presente). Così, a distanza di due anni da quando li vidi per la prima volta insieme, sono tornato ad ammirare l’esplosivo combo svizzero in quel di Ciampino.
PLANETHARD: APERTURA COL BOTTO Con un Ottobre alquanto insolito, che mi ha fatto viaggiare a finestrini spalancati, e dopo aver superato il solito ingorgo del raccordo –immancabile- sono finalmente giunto in quel dell’Orion, giusto in tempo per l’inizio del concerto dei connazionali Planethard, band di fiducia dei Gotthard, che apre ogni loro concerto su suolo italiano da diversi anni. Il gruppo ha appena pubblicato la nuova fatica in studio, Now, con il nuovo cantante Davide Merletto, ed è proprio da questo che sono tratti i primi tre pezzi della serata: Play Harder, She’s All Over e Awake. Bastano questi per far capire che anche nel nostro paese c’è tanta bella musica che merita di essere ascoltata e soprattutto supportata, bisogna solamente saper tendere l’orecchio nel modo giusto e non crogiolarsi su discorsi triti e senza alcun senso, quali: “la musica italiana fa schifo” oppure “non abbiamo nessuna band valida che fa questo o quel genere”. Cercate sempre nuova musica e nuove band, non fermatevi solamente ai grandi nomi, supportateli certo, ma supportate anche coloro che potrebbero diventare i grandi del domani. Dopo questa piccola divagazione torniamo su i giusti binari; il sound proposto dalla band è potente sotto ogni aspetto, un alternative davvero ben fatto, sia sotto un’ottica compositiva che di arrangiamento. Complice di ciò il leader Marco D’Andrea che si dimostra un chitarrista eccezionale, pieno d’inventiva e di una bravura palese -il musicista ha aperto i concerti italiani di Mark Tremonti, ciò dovrebbe farne comprendere lo spessore. Ogni brano ha la propria dimensione e riesce a lasciare l’ascoltatore piacevolmente soddisfatto, fatto più che positivo, soprattutto se si tratta di un’esibizione dal vivo. Un ottimo esempio è Inglorious Time, mid tempo pregna di significato che il frontman Davide dedica alla sua città natale, Genova, colpita dalla recente alluvione; altra dedica ci sarà anche per la conclusiva Kill Me (But First Kiss Me). I Planethard si rivelano una buonissima scelta quindi, coinvolgente e con un nuovo disco di gran livello.
GOTTHARD: HARD ROCK ALLO STATO PURO! La piccola pausa obbligatoria per lo smontaggio del set dei Planethard e il montaggio conclusivo di quello dei Gotthard permette a tutti di prendere una boccata d’aria, visto che l’interno del locale risulta essere davvero troppo caldo (problema storico dell’Orion, oltre all’acustica). Finiti gli ultimi accorgimenti e fatte tutte le dovute prove del caso, le luci si abbassano, le sirene presenti sopra gli amplificatori si accendono e il suono comincia a riempire interamente il locale. Let Me Katie, una piccola intro, accompagna i nostri che salgono finalmente sul palcoscenico ed è il momento del sano hard rock che tutti aspettavamo. Bang apre le danze che si trascineranno per ben ventidue pezzi -una vera chicca se considerate le striminzite scalette di qualsiasi band nell’ultimo periodo. La traccia travolge tutto il pubblico, con i suoi riff potenti e i ritornelli da stadio. La voce di Nic è più in forma che mai e il frotnman riesce a coinvolgere gli spettatori e a far cantare tutti fin dal primo momento. L’istrionico ed estremamente gentile Leo Leoni dimostra da subito -come se ce ne fosse bisogno- la sua enorme bravura, con un meraviglioso solo che corona un’opener fenomenale. Nemmeno un secondo per riprendere fiato che Leoni parte immediatamente col riff di Get Up ‘N’ Move On, altro nuovo estratto. Pezzo granitico a tutto tondo che con il suo ritmo forsennato non fa prigionieri e dimostra ulteriormente le potenzialità del nuovo album, i cui estratti in sede live rendono ancora di più. Sister Moon ci riconduce direttamente al 1996 e a quel grandissimo album che è risultato essere G.; la resa è fantastica a dir poco ed è bello vedere come Nic non cerchi di imitare lo stile di Lee ma interpreti i pezzi a suo modo, adattandoli alle sue corde. Dopodiché la band elvetica ripercorre con ben tre tracce Domino Effect, con Master Of Illusion, la title track e The Call. Risulta d’obbligo sottolineare la resa di Master che in sede live assume una veste maggiormente cupa a livello di riffing, anche grazie alle tastiere meno sottolineate. In mezzo a questa tripletta la band inserisce Feel What I Feel, primo singolo del nuovo album, il quale offre risvolti molto tendenti all’AOR. Arriva così il momento della prima ballata della serata, la tanto attesa Heaven che con la sua rara bellezza cattura tutti i presenti e iniziano, come si può vedere apertamente, i primi pensieri rivolti a Steve, quel compagno di avventure andato via troppo presto, in un modo ingiusto e straziante. Con le successive quattro tracce si torna sul moderno, con pezzi esclusivamente da Firebirth e Bang!. Remember It’s Me risulta essere una ballata moderna molto godibile anche a distanza di qualche anno. My Belief è l’ennesimo pezzo che nasce dall’incrocio dei riff e degli arpeggi di Leoni e Sherer, per un brano dalle tinte latentemente malinconiche; inutile dire che la resa sonora è come al solito fenomenale, con un Habegger magistrale dietro le pelli e il buon Leo che la fa da padrone sul palcoscenico, monopolizzando l’attenzione insieme alla sua sei corde. What You Get, brano dalle tinte molto cupe risulta essere particolare e unico all’interno della scaletta, con rimandi tra l’AOR e un (si fa per dire) semi-power nel ritornello. Anche qui da sottolineare il solo che fa scatenare il buon Leoni. Una delle cose più belle è vedere come si diverta nel suonare i propri pezzi, animato da una carica quasi animalesca. I tempi rallentano, tutto si calma e sulla scena vengono posizionati degli sgabelli. Sì, perché è venuto il momento del set acustico, scelta che personalmente apprezzo moltissimo e che oltre a far riprendere le forze al gruppo, regala momenti indimenticabili. Questa veste acustica si apre proprio con un ricordo a Steve Lee; Leoni intona con la sua chitarra acustica The Train, l’ultima traccia incisa con il frontman alla voce, in versione esclusivamente strumentale. C’est La Vie riporta Nic sul palco, con tanto di fisarmonica -la scena è alquanto esilarante-, per suonare questa ballata dalle tinte francesi e sentimentali. Con One Life, One Soul si raggiunge l’apice del sentimento, con quella che forse è la ballad più struggente e sentita del gruppo svizzero. Nic la interpreta in modo personale, sentito e il pubblico canta con lui quasi tutto il testo. Chiuso questo set acustico con la nuova Maybe, si ritorna alle vesti elettriche e nel modo migliore possibile: è la volta dell’immancabile cover di Hush di Billy Joe Royal, anche se la versione da sempre eseguita dai Gotthard si rifà apertamente a quella dei Deep Purple. Ecco quindi che ci troviamo di fronte ad uno dei momenti più alti dell’intero concerto; un pezzo che fa scatenare il pubblico. Dal riff di Hush si passa a quello di Hey Joe per sfociare in un meravigliosa jam con soli di ogni membro della band: dagli assoli di chitarra di Leo e Freddy alle micidiali rullate di batteria di Hena, passando per i giri di basso di Marc e finendo con le tastiere dell’italianissimo Ernesto Ghizzi. Conclusa la favolosa jam si torna di nuovo ai fasti dei primi anni del gruppo di Leoni & Co. grazie all’esplosiva Mountain Mama direttamente dal bellissimo Dial Hard. Con la successiva Lift U Up il pubblico rimane sconvolto ritrovando i due chitarristi nel bel mezzo del locale a duettare indisturbati. Inutile dire che si è venuta a creare una calca non indifferente intorno ai due, ai quali, alla fine si è aggiunto anche Nic tra la gioia generale. La band tornata sul palco e finito il brano saluta il pubblico e si ritira nelle retrovie, qualche ragazza lancia un reggiseno al buon Leoni che, rimasto piacevolmente sorpreso, fa apprezzamenti sulle misure. Il bis non tarda ad arrivare con la prima, immancabile Anytime Anywhere e con la conclusiva Thank You che è dedicata a tutti i fan presenti in sala i quali, seppur non siano moltissimi, risultano essere quelli veri, fedeli, che non li hanno mai abbandonati.
MUSICISTI NELL’ANIMO Il concerto dei Gotthard si è così rivelato un’esperienza a dir poco fantastica, animata da musicisti fenomenali, che oltre ad essere estremamente validi ed offrire uno dei migliori show live in circolazione, risultano essere delle persone squisite che si divertono per e con i fan. Durante il concerto era tangibile il feeling instaurato tra band e pubblico, entrambi si divertivano come se fosse la prima volta. Non possiamo fare altro che inchinarci di fronte ad un gruppo come questo, che ha dimostrato di saper andare avanti nonostante le avversità, affermando di poter esistere ancora e suonando per se stessi, per chi non c’è più e per chi li ha sempre amati. Perché in fondo è proprio questo il caro, vecchio, rock ‘n’ roll.
SETLIST PLANETHARD 1. Play Harder 2. She’s All Over 3. Awake 4. This World 5. Inglorious Time 6. The One 7. Ride Away 8. Don’t Say Goodbye 9. Nevefailing Superstar 10. Kill Me (But First Kiss Me)
SETLIST GOTTHARD 1. Bang! 2. Get Up ‘N’ Move On 3. Sister Moon 4. Right On 5. Master Of Illusion 6. Domino Effect 7. Feel What I Feel 8. The Call 9. Heaven 10. Remember It’s Me 11. My Belief 12. What You Get 13. Starlight 14. The Train 15. C’Est La Vie 16. One Life One Soul 17. Maybe 18. Hush 19. Moutain Mama 20. Lift U Up
---Encore--- 21. Anytime Anywhere 22. Thank You
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Gran bel concerto deve essere stato, peccato solo che abbiano suonato (come ovvio che sia) cosi tanti pezzi da Bang! che trovo mediocre come lavoro..ma sulle ballad eseguite pure in acustico e nei pezzi old school sono sempre loro, una band grandissima con un singer "nella norma" ma dotata di gran carisma. One Life eseguita live deve essere da lacrime.. |
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