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DVNE - Prima venne la Musica
23/05/2024 (854 letture)
Mitologia e religione, ecologia e società sono solo alcune delle tematiche preponderanti che animano le liriche fantascientifiche dei Dvne, band scozzese nata nel 2013 che – in poco più di dieci anni – tra sonorità complesse e atmosferiche e una narrativa epica a caratterizzare i concept album di cui si costituisce la loro giovane discografia, ha saputo ritagliarsi il proprio posto nella scena prog- e post-metal. In occasione dell’uscita di Voidkind, pubblicato in questo 2024, abbiamo contattato il fondatore Victor Vicart per conoscere meglio il disco e la band. Buona lettura!

McCallon: Buongiorno Victor, e benvenuto su Metallized! Come stai? Volevo congratularmi con voi come band per il vostro ultimo disco, Voidkind. Ti dispiacerebbe presentarvi brevemente, visto che questa è la vostra prima volta sulle nostre pagine?

Victor Vicart: Molto bene, grazie, e grazie per averci contattato! Siamo i Dvne, un quintetto prog/post metal di Edimburgo, in Scozia. Siamo attivi da dieci anni, e abbiamo pubblicato tre album e qualche EP finora. Voidkind è il nostro ultimo album e, come le altre nostre pubblicazioni, si tratta di un concept album.

McCallon: Voidkind comincia immediatamente con il growl di Summa Blasphemia: l’ho trovato un disco più oscuro, estremo e diretto rispetto a Etemen Ænka. È dovuto delle fonti d’ispirazione che vi hanno guidato? Ho letto a riguardo di Hyperion [romanzo di Dan Simmons del 1989, ndr], Dark Souls [videogioco d'azione a tema dark fantasy sviluppato da FromSoftware nel 2011, ndr], Berserk di Kentarō Miura

Victor: Prima è arrivata la musica, ed è risultata più oscura di [quella di] Etemen. Di conseguenza, volevamo che il concept seguisse la medesima direzione. Sapevamo di voer trattare la religione con questo disco, poiché troviamo il tema particolarmente interessante. Mentre stavamo scrivendo il disco, stavamo leggendo – come band – chi Hyperion, chi Bersker, e stavamo giocando a videogiochi della FromSoftware che hanno finito per ispirarci. Peraltro, il titolo Summa Blasphemia è ripreso da Blasphemous 2 [sviluppato da The Game Kitchen nel 2023, ndr], un gioco incentrato sull’Inquisizione spagnola.

McCallon: Parlando di punti di riferimento, quando avete iniziato vi chiamavate Dune, proprio come il celebre romanzo di Frank Herbert. Non avete mai scritto un brano direttamente ispirato alle avventure di Paul Atreides [il protagonista del romanzo, ndr], ma le tematiche del libro ricorrono certamente nel vostro repertorio. Se pensiamo al Ciclo di Dune, ci sono elementi o temi dei romanzi a riguardo dei quali non avete ancora scritto, ma che vi piacerebbe toccare in futuro?

Victor: Allora, io non credo che scriveremo mai nulla ispirato direttamente a Dune. Per quanto amiamo tutti quel romanzo e l’intero universo che gli sta attorno, preferiamo decisamente creare una nostra narrazione e affrontare le tematiche che ci interessano dal nostro punto di vista. Semplicemente, è molto più stimolante dal punto di vista creativo.

McCallon: Ok, chiaro. Prima dell’uscita del disco, ho letto che volevate, per questo disco, un suono più vicino a quello che ottenete quando suonate dal vivo. Pensate di esserci riusciti? E se sì, che cosa avete modificato, rispetto al passato, per raggiungere questo risultato?

Victor: Assolutamente sì. Questo approccio ha previsto un suono più limpido e pulito sulle parti di chitarra e sintetizzatori, pur inserendo più strati e differenziandole; l’importante, questa volta, è stato non sovraincidere molte parti, cosicché ogni suono su disco sarà riproducibile dal vivo. Il risultato è stato quello di ridurre significativamente la stratificazione del suono delle chitarre, ben distinguibile a destra e sinistra [nel mix]. Questo fatto ha dato maggior respiro a tutti gli altri strumenti, che risultano più distinti e ariosi.

McCallon: Tra l’altro, questo è il vostro primo disco con il tastierista Maxime Keller come membro ufficiale della formazione. In che modo la sua aggiunta ha modificato il vostro sound?

Victor: Sul nostro disco precedente, Etemen Ænka, avevamo già introdotto le parti di tastiera. Le avevo scritte io all’epoca, ma sapevamo di dover aggiungere un quinto membro alla formazione così da suonarle anche in concerto. Dopo aver ascoltato diversi tastieristi, abbiamo fatto il nostro incontro con Max mentre eravamo in tour con quest’altra band, i Deluge, e gli abbiamo chiesto di unirsi a noi. All’inizio pensavamo a lui come turnista, ma ci è piaciuta l’idea di coinvolgerlo nel processo di scrittura. Essendo anche un cantante, ha contribuito anche alle parti di voce. A livello di tastiere, non è che il nostro sound sia stato stravolto, dal momento che quelle parti sono state scritte da Max insieme a me, ma sicuramente ha fatto progredire quel tipo di sonorità. Avere due persone a confrontarsi sulle idee, difatti, è sempre meglio che decidere tutto da soli.

McCallon: Parlando del disco, ho letto una vostra dichiarazione in cui affermavate che Abode of the Perfect Soul potrebbe rappresentare l’epitome del vostro sound attuale. Pensando a quel pezzo o in generale alle soluzioni musicali adottate per questo disco, ci sono elementi del vostro sound che vorreste modificare o elaborare con nuove sperimentazioni, o pensate di aver raggiunto una sorta di equilibrio?

Victor: Ogni canzone sull’album, in qualche modo, ci pare diversa. Ciascuna ha la sua identità, una cosa che da tempo abbiamo cercato di raggiungere sui nostri dischi. Abode, però, è una di quelle canzoni che ha così tante sfaccettature da catturare perfettamente ciò che siamo come band. Quello che vogliamo fare in futuro è proseguire su questa strada, dando cioè una diversa impronta a ogni pezzo.

McCallon: Abbiamo parlato di fonti d’ispirazione dal punto di vista dei testi, abbiamo parlato dei suoni del nuovo album… volevo completare il cerchio e chiederti quali siano stati i vostri principali punti di riferimento musicali per questo disco, o, più in generale, per il vostro stile compositivo.

Victor: Qui andiamo su grandi classici! Opeth, Mastodon, Neurosis, Tool, Isis per citarne alcuni, ma ci sono anche band più attuali come i Cloudkicker e gli Oranssi Pazuzu… Ascoltiamo moltissimi artisti sia nei sottogeneri del metal, sia al di fuori di questi, e in qualche modo questa varietà ci ispira sempre per nuove canzoni.

McCallon: In ciascuno dei vostri dischi, cercate sempre di evitare gli aspetti più triviali, concentrandovi su tematiche di un certo peso. Volevo dunque chiederti se come band pensiate che un artista debba offrire all’ascoltatore non solo mero intrattenimento, ma anche materiale su cui riflettere o che possa fungere da fonte d’ispirazione.

Victor: Penso che sia una scelta che dipenda da artista ad artista, e ciò che questi voglia fare con la propria creazione. La nostra musica è sempre stata il posto giusto per storie e idee narrative. La migliore fantascienza ha sempre trattato tematiche profonde, e così ci è sembrato naturale seguire la stessa strada. A mio modo di vedere, più arte viene creata, e più quest’arte è varia, meglio è. Non ci è possibile dire se sia meglio una strada o un’altra, promuovere un certo tipo di arte piuttosto che un altro. Alla fine, si tratta semplicemente di esprimere sé stessi per davvero, o no?

McCallon: Eccoci all’ultima domanda! Voidkind è appena stato pubblicato, ma puoi già dirci qualcosa a riguardo del futuro dei Dvne?

Victor: Al momento siamo impegnati in un bel tour europeo, che finora è andato più che bene, ma non siamo neanche a metà! Quest’estate saremo in qualche festival, e continueremo a girare l’Europa in autunno. Da un punto di vista compositivo, non vogliamo cominciare subito a scrivere un nuovo album. Abbiamo completato Voidkind a dicembre, lavorando senza sosta per prepararci alla sua pubblicazione e successiva promozione. Ci piacerebbe prenderci del tempo prima del prossimo, così da trovare idee fresche e nuove.

McCallon: Grazie per il tuo tempo! Ti andrebbe di dire qualcosa ai nostri lettori, prima di salutarci?

Victor: Grazie per l’attenzione, e speriamo di vederci presto dalle vostre parti!



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