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07/12/25
BATTLE BEAST + DOMINUM + MAJESTICA
LIVE CLUB - TREZZO SULL\'ADDA (MI)
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OPETH + PAATOS - Alcatraz, Milano, 06/10/2025
14/10/2025 (924 letture)
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Serata di Ottobre insolitamente calda al nord, un sole quasi di fine estate accompagna il viaggio tra Torino e Milano e si giunge all’Alcatraz, teatro usualmente di concerti invernali, con una luna che sorge tra le luci della città in una serata più che mite. A sei anni dall’ultima volta, allora era il tour del divisivo In Cauda Venenum in un palazzetto non gremito di pubblico, seppur con un ottimo seguito, oggi invece siamo riuniti per l’epico e convincente concept album The Last Will And Testament, che vista la divisione in capitoli, avrebbe quasi meritato un concerto a parte. Ma noi, fan degli Opeth di lunga data, siamo più che felici di sentire i successoni del passato.
Da qualche anno a questa parte, rispetto al documentarmi su ogni band in apertura, ho deciso di intraprendere la scelta della scoperta del piacere delle prime volte. E così, senza alcun pregiudizio e senza aver udito neanche una nota sui servizi di streaming musicale, mi trovo davanti al quintetto svedese progressive rock dopo la piacevole attesa scandita dalle note dei dischi registrati pre concerto, per l’occasione l’ottimo Wasteland dei Riverside. I Paatos si presentano con un buonissimo progressive scandinavo, molto elegante, capitanati dalla voce della talentuosissima Petronella Nettermalm in un mix sapiente di chitarra, basso e batteria, coadiuvati dall’aggiunta gradevolissima di un tastierista turnista. La percezione è da subito quella di una band navigata, e infatti i nostri sono all’attivo da ben 26 anni, durante i quali hanno rilasciato sei dischi, l’ultimo proprio nel 2025 dal titolo Ligament. Tra le varie tracce portate in scena, spicca l’ultima dedicata alla figlia della cantante, scritta proprio nei giorni della nascita della piccola, in un rock molto atmosferico, tipico delle band scandinave, accompagnato dal ritmo di un tamburello suonato proprio dalla cantante stessa. La perfetta apertura che ci porta delicatamente verso le fredde terre svedesi, in un Alcatraz questa volta sì, gremito di pubblico fino al banchetto del merch. Segno che l’ultimo The Last Will And Testament ed il ritorno al growl di Mikael sono piaciuti, eccome se sono piaciuti…
OPETH
Ci pensano le possenti note di Paragraph 1, dal nuovissimo The Last Will And Testament ad animare l’ambiente e ad innalzare i decibel. Mikael Akerfelt entra in scena con il consueto cappello da cowboy nero con una carica notevole e con il solito growl potente e pulito allo stesso tempo, uno dei migliori del panorama metal in sede live. Parlando proprio della questione live, Mikael si è preso del tempo per divulgare la sua idea sull’argomento, con il suo invidiabilissimo inglese molto ben scandito, rimarcando che gli Opeth, come in realtà qualsiasi band che si rispetti, sono una band prettamente da concerto e che dà il meglio di sè sul palco, grazie al calore dei propri fan. Una splendida accoppiata, tra le più violente e amate della loro discografia, con Master’s Apprentices e The Leper Affinity, rispettivamente dagli splendidi Deliverance e Blackwater Park. La numerosa quantità di schermi alle spalle del gruppo e il notevole gioco di luci ricrea un ambiente perfetto per i successi death metal della band, in un clima tetro e volutamente buio (incubo dei fotografi presenti). Per la successiva Paragraph 7 Mikael ci ha tenuto a spiegare e raccontare, mettendo le mani avanti, che la voce registrata di Ian Anderson sarebbe stata l’unica cosa a tempo del brano, mentre loro, non avendo il click in cuffia, tendono ad andare leggermente più veloce del dovuto. Dovendo rispettare appunto il momento dell’entrata in scena della voce di Ian, ciò rappresenta una sfida aggiuntiva. Come potete immaginare, il quintetto ha rispettato al decimo di secondo il tempo della canzone e tutto è filato liscio, come fosse un brano in studio. I nostri ci tengono comunque a dare risalto a tutto il loro repertorio, compresi gli album del cosiddetto periodo progressive rock dal 2011 al 2019, e portano così in scena The Devil’s Orchard dal discusso Heritage, notevolmente migliore dal vivo che in cuffia. Il momento più intimo arriva poi con To Rid The Disease tratto da Damnation, occasione di sventolare accendini e torce dei telefoni. Si torna con prepotenza al death metal con The Night And The Silent Water dal secondo disco della band, il potentissimo Morningrise, notevolissima la lunga outro con il grande lavoro del giovane Waltteri Väyrynen alla batteria. A proposito di batteria, Mikael ci ha tenuto a raccontare un aneddoto nel quale la band pensava di essere arrivata al capolinea dopo l’abbandono di Martin Lopez, vista anche la complessità dei suoi brani da dover poi rendere dal vivo, ma proprio il giorno del suo abbandono la band si sarebbe dovuta esibire negli States. Fu così che apparve il miracoloso Gene Hoglan che, con una professionalità impressionante, si presenta in concerto dopo 3 ore di “prova” mentre la band era in bus tra una città e l’altra, esercitando i pezzi di Ghost Reveries durante il viaggio. Questo avvenimento ha letteralmente salvato la band, a detta di Mikael, prima dell’arrivo in pianta stabile di Martin Axenrot. Un bellissimo e molto apprezzato aneddoto. Si torna su The Last Will And Testament con Paragraph 3 prima della cadenzata e violenta Heir Apparent. Poi l’immancabile Ghost Of Perdition, eseguita ALLA PERFEZIONE accompagnata da vari circle pit e wall of death dal nutritissimo pubblico presente, per la gioia di Mikael che ha caldamente incoraggiato il tutto. Consueta falsa uscita di scena e poi l’amatissima Deliverance, la più lunga della serata, a chiudere un concerto perfetto di due ore e 5 minuti, di una band all’apice del successo dal vivo, in termini di incassi, e in eccellente stato di forma nonostante la carriera ormai trentennale. Un concerto che entra di diritto nella mia personale top 5, dietro ai mostri sacri e intoccabili Tool e Dream Theater, giocandosela con altre due talentuosissime band fatta di mostri da palcoscenico, Riverside e Symphony X, ma probabilmente collocandosi un gradino sopra ad entrambe. Se non avete ancora visto gli Opeth dal vivo, non so cosa stiate aspettando, è giunto il momento propizio. Il growl cristallino di Mikael Akerfelt vi attende.
SETLIST OPETH 1. §1 2. Master’s Apprentices 3. The Leper Affinity 4. §7 5. The Devil’s Orchard 6. To Rid The Disease 7. The Night And The Silent Water 8. §3 9. Heir Apparent 10. Ghost Of Perdition
---- ENCORE ----
11. Deliverance
Un ringraziamento speciale a Jacopo Casati di MC2 Live per l'accoglienza!
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8
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Vicarius più che prog death bisogna definirlo Psychedelic Death di cui gli Opeth sono i paladini hahaha! Che ci dici invece riguardo il gruppo spalla, la cantante Petronella e qualcosa si può definire donna o ci sono dubbi? Hahaha!! |
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7
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Avrei voluto lo scrivesse il tristemente noto redattore ma purtroppo alla fine della serata ricordavo tutta la tracklist quindi non era possibile scrivere \"e altri brani che non ricordo\".
Comunque concordo con i commenti di giubilo per il locale pieno il lunedì sera ad un concerto prog death, le belle cose che scaldano il cuore. C\'è ancora speranza |
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6
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Quello del 2003 é ormai consegnato all\'immortalità |
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5
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Bel report, complimenti all\'autore. Però speravo lo scrivesse lo stesso autore del report del concerto degli Opeth a Treviso del 2003 hahahaha! |
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4
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..Acustica pessima. Ero abbastanza avanti per quasi tutto il concerto. Ad un certo punto, verso la fine, sono arretrato per capire se fosse così solo nella mia posizione. Zona mixer (in teoria migliore), indietro, piattaforma bar, ovunque... Gli Opeth si meritano ben altro. Ero così curioso di sentire il nuovo batterista: purtroppo anche lui penalizzato fortemente coi suoni.. |
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3
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Seratona davvero molto ma molto valida: che bel concerto!
Opeth strepitosi, davvero tanta tantissima classe |
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2
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Alcatraz strapieno di Lunedì per uno spettacolo di arte pura. Grandiosi! |
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1
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presente grandissimo concerto vedere l\'alcatraz di lunedi pieno ti riempe il cuore |
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