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07/12/25
BATTLE BEAST + DOMINUM + MAJESTICA
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GOD IS AN ASTRONAUT + JO QUAIL - Largo Venue, Roma, 16/10/2025
23/10/2025 (335 letture)
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Tutto esaurito per i God Is An Astronaut in questa data ottobrina al Largo Venue. Tanta infatti era la mancanza che il pubblico romano sentiva per un concerto di qualità che l’ultima calata italica del gruppo irlandese si è trasformata in un (non troppo) inaspettato successo. Arrivato al locale con congruo anticipo sulla tabella di marcia, che prevede in apertura l’esibizione della violoncellista inglese Jo Quail alle 20 e quella del gruppo principale alle 21, nell’attesa mi reco al banchetto del merchandise, per l’occasione situato appena fuori dall’ingresso nell’ampio cortile del locale. Il tempo di acquistare una maglietta -niente cd né vinili dei God Is An Astronaut purtroppo; c’erano però quelli di Jo Quail- e di lasciare lo zaino al guardaroba e l’ora d’inizio si avvicina.
JO QUAIL Il locale non si è ancora riempito ma c’è già abbastanza gente quando la violoncellista fa il suo ingresso sul palco, contenta e al tempo stesso emozionata di esibirsi. Propone quindi una sequela di brani, pochi ma consistenti, alcuni tratti dal suo ultimo album (i primi), e successivamente qualche pezzo meno recente, in particolare l’ultimo, descritto come rimaneggiato ed evolutosi durante il periodo della pandemia. Mutevolezza è la parola d’ordine della proposta di Jo Quail: la formula non è poi così dissimile dal crescendo-core che contraddistingue il post rock –e questa probabilmente è l’affinità che ha portato la collaborazione con i GIAA su Ghost Tapes prima e su Embers poi. Il violoncello elettrico è l’unico strumento, coadiuvato da un’effettistica di tutto rispetto, tra riverberi maestosi e modulazioni cangianti, e mostra le sue mille sfaccettature nella costruzione dei brani. La Quail, essendo sola, fa un uso estensivo del looper, rendendolo di fatto un secondo strumento e moltiplicando le potenzialità del violoncello, che diventa quindi percussione (Forge), ambiente e melodia (Embrace), facendo di ogni brano un piccolo viaggio introspettivo. I 45 minuti circa di spettacolo, inframmezzati dagli scambi dell’artista con il pubblico, volano via piacevolmente. Decisamente promossa.
GOD IS AN ASTRONAUT Un veloce cambio di palco ed entrano in scena gli headliner della serata, questa volta in formazione a tre, senza Jamie Dean, uscito nuovamente dal gruppo sul finire del 2022. Sulla sinistra troviamo il buon Neils col suo fido Fender Precision, che oltre al basso si dedica ai synth, suonati per mezzo di una sorta di theremin con un archetto. Al centro il fido Lloyd Hanney col suo drumkit piuttosto essenziale, e a destra l’altro fratello Kinsella, il chitarrista -e a volte cantante- Torsten, col suo tappeto di pedali. La scaletta comprensibilmente copre parte dell’ultimo lavoro in studio Embers, molto ben accolto da critica e pubblico, e comincia alla grande con Falling Leaves. L’impatto sonoro è devastante -merito del muro di chitarra/basso ma anche della batteria del silenzioso Hanney- e manda in visibilio i presenti. Non si fanno attendere ovviamente i brani storici, come la triste e pachidermica Epitaph, dedicata a un cuginetto dei fratelli Kinsella, tristemente scomparso all’età di 7 anni, e la title-track del capolavoro All Is Violent, All Is Bright, di cui quest’anno ricorre il ventesimo anniversario. Il volume nelle prime file è davvero alto e purtroppo non permette di apprezzare appieno le molteplici sfaccettature dei God Is An Astronaut, i cui suoni nei momenti più concitati si impastano inesorabilmente. A metà del locale circa la situazione sonora migliora e tra pezzi nuovi (Apparition) e storici (Suicide By Star) ci si avvicina quasi alla fine dello spettacolo. Per gli ultimi quattro brani viene chiamata sul palco Jo Quail, che presta il suo violoncello alle soluzioni sonore degli irlandesi. Di nuovo è la volta di un brano di un certo peso, ovvero Fragile, e prima di esso Torsten si prende un momento per ricordare il padre scomparso nel 2023, al quale l’ultimo album Embers è dedicato. Per l’occasione il brano è introdotto da Jo Quail, in quello che è forse il picco della serata. Segue poi la bella doppietta Oscillation/Embers, in cui i GIAA dialogano elegantemente con il violoncello. La conclusione è affidata al ritorno alle origini From Dust To The Beyond, in un tripudio di feedback che lascia tutti i presenti con la voglia di averne ancora. Che dire, sicuramente una bella serata, speriamo che i nostri tornino presto, magari -perché no- insieme a Jo Quail.
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