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ALCEST + BRUIT ≤ - Les Docks, Losanna (CH), 21/10/2025
30/10/2025 (299 letture)
La serata è fredda e piovosa. Fa buio già da un po’, malgrado non siano ancora le 20. Devo ancora abituarmi all’oscurità autunnale, ma poco male, le condizioni atmosferiche esterne forniscono il perfetto contraltare a ciò che mi accingo a vivere: due ore abbondanti di musica luminosa, eterea, a tratti solare. Sembra insomma che gli Alcest non potessero scegliere una meteo migliore per il loro passaggio in terre elvetiche, l’unico, nel corso della tournée a supporto del loro ultimo album, il magnifico Les Chants de l’Aurore.

BRUIT ≤
Prima di assistere all’esibizione di Neige e compagni, spazio però al gruppo di supporto. Anche loro provenienti dalla Francia, i BRUIT ≤ si presentano come “experimental/post-rock/modern classical quartet”, un’etichetta alquanto intrigante. La curiosità sale alla vista del palco, dove si impilano chitarre, bassi, sintetizzatori, una batteria, una tastiera, un violino e un violoncello. E quando l’act prende inizio, davanti ad un pubblico già parecchio nutrito, mi rendo conto che la descrizione è in fondo abbastanza precisa. Il gruppo di Tolosa propone una musica strumentale ed estremamente dilatata; la chitarra, il violino e il violoncello, carichi di echi, reverbero e feedback, stendono una pasta avvolgente, a tratti lancinante, sulla quale martella la vigorosa sezione ritmica. Talvolta, il concerto prende una forma quasi cameristica, con i musicisti seduti uno di fronte all’altro; in altri momenti, i Nostri sono per terra, ad azionare le abbondanti pedaliere che occupano la parte anteriore del palco. C’è infatti parecchio shoegaze nella proposta del combo, così come echi noise, post rock e classica contemporanea, ma, a differenza degli Alcest, i BRUIT ≤ sembrano slegati dalla forma canzone, tanto che risulta difficile differenziare una song dall’altra. La loro esibizione si avvicina più a una performance artistica, anche grazie ai video proiettati sull’enorme telone alle loro spalle. Non sono un grande fan di questo formato, che mi sembra purtroppo sempre più diffuso, ma devo ammettere che il risultato questa volta è veramente riuscito. I montaggi, molto curati, evocano la crisi climatica, le derive della tecnologia e del capitalismo, sempre in maniera sincronizzata con la musica. Insomma, un’ottima aggiunta ad un concerto affascinante e a tratti impressionante, ma non facilissimo da seguire. Ciò che non impedisce al pubblico, dopo i 45 minuti canonici, di applaudire copiosamente.

ALCEST
La sala si riempie ancor più mentre i tecnici preparano il palco per gli headliner. Tappeti beige, fiori secchi, ghirlande luminose e pareti di carta di riso fanno progressivamente la loro comparsa, mentre sul fondo vengono piazzate due statue a forma di gru e un grosso disco luminoso, chiari riferimenti alla copertina de Les Chants de l’Aurore. Non c’è che dire, la scenografia è raffinata e rilassante, ciò che si confermerà nel corso dell’esibizione, quando i suddetti elementi, ed il sole in particolare, vengono illuminati da luci dai gradevoli toni pastello.

Se la forma non delude, possiamo fortunatamente dire altrettanto della sostanza. Alle 21:45 precise (siamo pur sempre in Svizzera), Neige e compagni attaccano con Komorebi, traccia iniziale dell’ultimo disco. Questo è logicamente molto presente nella scaletta dei Nostri, che infatti propongono seduta stante i due brani successivi, ovvero L’Envol e Améthyste. La loro prova strumentale è ottima, ed anche la resa sonora si dimostra all’altezza. Si trattava del mio maggior dubbio, visto il carattere frastagliato e dilatato della musica degli Alcest, ma le trame strumentali tessute dai musicisti risultano chiare, almeno per chi ne conosce il repertorio. Unico neo, la voce viene un po’ relegata in secondo piano, tranne quando Neige sfodera il suo scream strozzato, ciò che accade in verità abbastanza spesso. Diverso spazio è anche dedicato anche al penultimo Spiritual Instinct (2019), del quale vengono proposti tre estratti. Risultano particolarmente riusciti Protection e Sapphire, probabilmente per via del loro carattere leggermente più roccioso, forse più adatto all’acustica di una sala da concerto.

Al di-là di tutto, la musica dei francesi è e resta un’esperienza introspettiva, nella quale immergersi e farsi avviluppare. La lunga durata dei brani, spezzati da momenti acustici e ripartenze che leniscono il confine tra un pezzo e l’altro, aumenta questa gradevolissima sensazione di apnea. Sul fronte puramente fisico, la performance si rivela, senza sorprese, piuttosto statica; i musicisti abbandonano di rado la loro posizione, e si lasciano tutt’al più andare ad un ondulamento trasognato. Anche Neige risulta tutto sommato avaro di parole, limitandosi a ringraziare, in maniera comunque sentita e a diverse riprese, il pubblico per il suo coinvolgimento. Gli spettatori sono infatti entusiasti e, ad ogni momento di silenzio, seppelliscono i musicisti sotto una valanga di applausi e acclamazioni. Un po’ come ciò che accade sul palco, il clima nella fossa è sereno: non c’è traccia di pogo, ma il pubblico si lascia andare a sonore scapocciate, mentre qualcuno improvvisa qualche passo di danza. Il concerto prosegue con un piccolo viaggio nel passato con Ecailles de Lune, pt 2, proveniente dall’omonimo album del 2010, seguita da un altro estratto da Les Chants de l’Aurore, ovvero Flamme Jumelle. Per mia grande soddisfazione, gli Alcest procedono con due estratti da Kodama (2016), ovvero la title-track e, dopo aver lasciato il palco ed esservi logicamente ritornati sotto il clamore degli applausi, Eclosion. Questo sentitissimo encore è completato da un altro brano relativamente datato, il leggero Autre Temps (2012), che chiude l'esibizione nel migliore dei modi.

Non posso dunque che ritenermi pienamente soddisfatto dall'esperienza. Sebbene avessi sperato di sentire almeno un brano dall'esordio Souvenirs d'un Autre Monde, in assoluto il mio disco preferito degli Alcest, questi non si sono risparmiati, suonando quasi un'ora e mezza senza interruzione. Un concerto sognante, rasserenante, e che ha permesso al pubblico di fare il pieno di luce (e di decibel) prima di tornare ad affrontare il freddo della sera.

SETLIST ALCEST
1. Komorebi
2. L'Envol
3. Améthyste
4. Protection
5. Sapphire
6. Ecailles de Lune, pt 2
7. Le Miroir
8. Flamme Jumelle
9. Kodama
--Encore--
10. Eclosion
11. Autre Temps



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ALCEST + BRUIT ≤
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