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07/02/25
LITTLE TIL AND THE GANGBUSTERS
CIRCOLO MAGNOLIA, VIA CIRCONVALLAZIONE IDROSCALO 41 SEGRATE (MI)
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05/04/2016
( 1139 letture )
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Non è la prima volta che incrociamo il cammino condotto su tempi dispari degli VIII Strada. Alcuni anni fa ci siamo infatti occupati del loro debutto intitolato La Leggenda della Grande Porta, un lavoro che aveva suscitato il nostro interesse. Trascorso un bel po' di tempo, consumato suonando dal vivo -anche con Patrizio Fariselli degli Area- ed assestata la formazione con l'ingresso del chitarrista Davide Zigliani e del bassista Sergio Merlino -buone le loro prove- la band meneghina dedita ad un prog-rock non eccessivamente elaborato ed aperto a varie influenze esterne, confeziona ora il suo secondo album, intitolato Babylon.
Come tradizione irrinunciabile di ogni prodotto ricadente nell'area del progressive, anche Babylon si giova di un lavoro grafico molto riuscito firmato da Tiziano Vizzuso -il cantante- con disegni di Silvano Negrinelli, che è il responsabile dell'esecuzione delle parti di piano e tastiere, ma anche il principale compositore degli VIII Strada. Un album, quindi, profondamente appartenente alla band in ogni suo aspetto. Detto ciò, Babylon è un concept (altra consolidata tradizione prog), nel quale ogni brano vive però anche di vita autonoma. A prescindere da questo, la struttura portante del racconto riguarda un viaggio atemporale nella mente da disadattato, diverso ed escluso del trasognato protagonista, alle prese con le sue pulsioni interne e gli stimoli provenienti dall'esterno. Questo, però, è anche un racconto di coppia e delle dinamiche che ne regolano i rapporti e, soprattutto la progettualità ed il raggiungimento della consapevolezza di doverla cercare. Anche attraverso il conflitto. Il tutto, lo ripetiamo, in maniera disgiunta da lacci temporali e raccontato con testi rigorosamente in italiano. Prodotto dalla stessa band, Babylon suona in modo adeguato alle necessità, ossia in maniera chiara e con una dinamica adeguata al tipo di musica proposta, compatibilmente con i mezzi a disposizione. Mezzi presumibilmente non da major company, ma sufficienti a confezionare un buon risultato. Ad aprire le danze è Ombre Cinesi, nella quale il protagonista invita la sua compagna a rifuggire ogni compromesso per concentrarsi sulla loro possibile vita in comune. La tipica italianità del sound degli VIII Strada mostra subito la sua ricercatezza, ma anche la sua scorrevolezza, in grado di interessare un pubblico che copre un arco di passione che parte dal rock e termina col metal, passando per il prog (ovvio), il pop più ricercato, l'hard rock e la canzone d'autore, ma non solo. In tutto ciò, i tempi dispari tipici del progressive fanno da spina dorsale della musica, ma restando sempre un po' nascosti dietro l'architettura di una musica che tende più a far concentrare l'attenzione di chi ascolta sul complesso del brano, che sulle raffinatezze compositive. In ciò, ricordano un po' le ultime cose de Le Orme. Già a questo punto dell'opera è chiara la personalità del protagonista e la forza con la quale cerca di attrarre la compagna in una dimensione di vita più vera e, come da consuetudine migliore del progressive, la conseguente importanza dei testi è ancora una volta esaltata, al di là di un apparente ermetismo di alcuni passaggi. Anche le influenze jazz del piano di Silvano Negrinelli, oltre a fare da asse portante alle composizioni, si inseriscono perfettamente nel solco della tradizione di un certo progressive italiano che si affermò a metà anni 70. Terminati i quasi dieci minuti dedicati ad Ombre Cinesi, comincia Preludio a Eclipse, uno strumentale che fa da preludio (dite la verità: lo avevate intuito, eh?) ad Eclipse Anulaire. Il piacevole strumentale prog-rock nobilitato da aperture jazzy, è propedeutico ad un brano dall'avvio sospeso, atemporale, onirico, innervato da momenti più decisi in funzione delle parole cantate, delle quali segue il flusso nervoso. Il tutto al servizio di un testo che, ancora una volta, è una dichiarazione d'intenti e d'amore del protagonista per Romaine. L'evoluzione del brano sposta poi tutto su territori decisamente rock, costruendo alla fine un pezzo completo. Altri tre minuti strumentali con Deguello, una sorta di ballo mentale a due meno aggressivo di quanto il titolo suggerirebbe, che poi lascia spazio a 1403, Storia in Firenze. I due protagonisti narrano la storia di Teresina, "simbolo di passione e spiritualità" in chiave rock con ritmiche e passaggi vagamente heavy (alla fine è sempre questione di produzione e obiettivi), per quattro minuti abbondanti ottimi come singolo, anche in virtù del fatto che si tratta del pezzo più diretto e fedele nella struttura alla classica forma-canzone. Babylon riporta tutto in territori più progressive, non fosse altro che per la durata superiore ai dieci minuti che la pone nella categoria "suite". La voce narrante ripercorre la vita del narratore fin da bambino ed il percorso che lo ha portato al punto attuale, al rifiuto degli schemi ed alla necessità di dividerlo con una compagna che sente la vita nel suo stesso modo. Molto bello il finale teatrale col protagonista che afferma con esaltata forza il suo essere alieno alla società, dopo che la musica ha toccato praticamente tutte le sfumature della proposta targata VIII Strada:
Dì loro che il mio pensiero non è sempre deforme a volte è solo... uno stupefacente grandangolo. Si, si! Uno stupefacente grandangolo
La chiusura del brano offre anche la sponda per rimarcare l'interpretazione vocale di Tito Vizzuso, il quale non possiede un timbro che colpisce al primo ascolto, ma risulta adatto al mood della musica e dei testi del gruppo, talvolta resi in termini recitativi. Time of Stardust è un fugace omaggio strumentale agli anni 40/50, così come Slow, che invece si allarga in forma di vero e proprio pezzo, dato che i periodi musicali prima citati "hanno generato indimenticabili icone nel mondo del cinema e della danza". Ovviamente, il tutto è posto sotto la lente deformante del progressive, che ne fa musica perfettamente fruibile dagli appassionati. Si chiude infine con Ninna Nanna, nella quale, a quanto pare, i nostri sono riusciti a coronare il loro sogno ed hanno avuto un figlio. Il personaggio principale, osservando il figlio si perde nel miracolo della vita, lontano dal resto del mondo e dal suo circo, pur così vicino.
Gli VIII Strada sono un gruppo composto da ottimi strumentisti in tutti i reparti (compreso il non ancora citato batterista Riccardo Preda), capaci di scrivere, arrangiare e produrre ottimi pezzi e di mettere nel debito conto anche gli aspetti grafici della loro opera. In tal modo, arrivano a confezionare con Babylon un prodotto maturo, poetico, sfaccettato, che passa da momenti quasi heavy ad altri jazz, mantenendo sempre il progressive come faro della loro musica. Il tutto evitando accuratamente di avvilupparsi in soluzioni troppo cervellotiche, restando sempre comprensibili da tutti, al solo patto che si tratti di estimatori della buona musica. Anche la scelta di scrivere un concept che si presenta come opera unitaria, ma lascia esistenza autonoma ad ogni singolo pezzo, è da inquadrare in questa ottica. Babylon non è un capolavoro, ma è un disco fatto bene e curato in ogni suo aspetto da parte di musicisti affidabili e professionali. La poetica che ammanta il lavoro in questione, è solo valore aggiunto di un'opera che serve a confermare la presenza degli VIII Strada sulla scena quale band da seguire.
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Devo dire che il secondo lavoro di questo gruppo mi e' piaciuto molto sin dal primo ascolto , mai scontati , liriche di canto stupende e arrangiamenti che farebbero impallidire i "Super gruppi " super blasonati come Dream Theater e company. Che dire!!!! Fantastici |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ombre Cinesi 2. Preludio a Eclypse 3. Eclipse Anulaire 4. Deguello 5. 1403, Storia in Firenze 6. Babylon 7. Time of Stardust 8. Slow 9. Ninna Nanna
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Line Up
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Tito Vizzuso (Voce) Daniele Zigliani (Chitarre) Silvano Negrinelli (Pianoforte, tastiere) Sergio Merlino (Basso) Riccardo Preda (Batteria)
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RECENSIONI |
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