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08/10/24
SIBERIAN MEAT GRINDER + GUESTS
FREAKOUT CLUB - BOLOGNA
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26/01/2017
( 3042 letture )
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Per alcuni, forse per tanti, i Gotthard hanno smesso di esistere il 5 ottobre 2010, con la morte del cantante, compositore e immagine Steve Lee in un tragico incidente di moto nel deserto del Nevada. Un evento che ha inevitabilmente creato uno spartiacque, un prima e un dopo, al quale era impossibile essere preparati e che probabilmente fatica ancora ad essere accettato. La decisione di andare avanti senza un elemento fondamentale come era stato Lee, ha comunque dimostrato come la band fosse molto forte e che il legame tra i musicisti andava oltre il semplice professionismo musicale. L’arrivo di Nic Maeder ha inevitabilmente spostato un poco la proposta degli svizzeri, dando luogo ad una seconda parte di carriera e così, dopo l’interlocutorio Firebirth del 2012 e il più riuscito Bang! del 2014, era lecito attendersi un disco che rilanciasse la band in tutto e per tutto, consolidando il nuovo corso e dando lustro a questi ottimi musicisti. All’ascolto di Silver la risposta sull’effettiva riuscita di questo rilancio resta non completa. Il primo pensiero è che i Gotthard abbiano tentato lo stesso percorso intrapreso da Europe e Winger, con un sostanziale indurimento delle distorsioni e del riffing; un percorso questo già evidenziato dal precedente album e che in Silver trova un ulteriore conferma e un ulteriore passo avanti, sotto molti punti di vista. Eppure, ancora qualcosa deve forse essere messo a punto.
Il disco si compone di ben tredici tracce, che senza perdere per un secondo il contatto con l’hard rock ottantiano da sempre patrimonio dei Gotthard, sembrano voler giocare su più fronti. Come detto, si percepisce un irrobustimento delle ritmiche, l’hammond si conferma ospite quasi fisso, seppur relegato dal mixaggio dietro le chitarre, i cori diventano ancora più fondamentali nei refrain, il blues si insinua ulteriormente nelle composizioni a tutto vantaggio dell’ugola graffiata di Maeder e la sensazione che l’atmosfera dell’album sia appena meno spensierata del solito diventa piuttosto lampante. L’apertura affidata a Silver River è un primo importante tassello, che evidenzia quanto l’amalgama della band sia cresciuto in questi anni. La bella voce di Maeder, con quel timbro tra Bon Jovi e Kip Winger, è perfettamente calata nell’atmosfera del brano, cementato dal riffing potente, dall’organo e da un refrain ultramelodico in salsa western. Ottimo anche l’assolo, per un brano che non potrebbe aprire meglio l’album, seguito dal gemello Electrified in evidente ispirazione Winger post reunion: anche qua gran groove, refrain contagioso, assoli travolgenti e la sensazione che stavolta il discone sia davvero alla portata. Il singolo Stay With Me, con la sua struttura da semiballad con chitarre acustiche, esalta le qualità di Maeder, ma è forse nel complesso meno interessante delle precedenti, nonostante un arrangiamento ricchissimo e davvero ben orchestrato. Beautiful risulta sontuosa e altrettanto ricca nell’arrangiamento, con un refrain enorme e forse appena troppo insistito. Ben altro spessore con la seguente Everything Inside, probabilmente uno dei riff più potenti messi assieme dai Gotthard e una linea melodica quasi perfetta, anche se un po’ abusata. Ancora meglio la successiva Reason for This che dopo aver clonato a Kiss from a Rose di Seal il riffing di base, mostra una linea melodica vagamente Beatles e uno sviluppo davvero travolgente, che la candida tra le migliori canzoni del lotto. Not Fooling Anyone è un brano acustico, ancora influenzato dai Beatles: il risultato è piacevole e ben sviluppato e, pur senza toccare vette inusitate, costituisce un riuscito intermezzo. Miss Me dovrebbe essere la prima ballad vera e propria, ma sinceramente stavolta l’arrangiamento della band non sembra perfettamente centrato e l’atmosfera western messa in piedi non riesce a tirare su una melodia anonima e ripetitiva, fiacca e che poco ha a che spartire con la canzone. Anche Tequila Symphony No. 5 lascia un po’ di amaro in bocca per l’inserimento della celebre sequenza della 5° Sinfonia di Beethoven che francamente appare fuori luogo e appesantisce un brano che altrimenti sarebbe risultato assolutamente piacevole, senza aggiungere niente a parte un po’ di fastidio. Why si apre con giro acustico che potrebbe ricordare altri brani, ma fortunatamente questa volta i Gotthard tirano fuori uno sviluppo spettacolare e magniloquente, che fa di questa canzone una delle più belle del disco, confermando come nella prima parte dell’album, che questa tendenza fatta di riff potenti, armonie riuscite e flavour antico dato dall’hammond è quella che funziona di più per i Gotthard attuali. Only Love Is Real è nuovamente una ballad, ma stavolta l’atmosfera è più intensa e quasi da colonna sonora tanta è l’enfasi dell’arrangiamento, sebbene forse manchi un successivo sviluppo a dare corpo a quanto creato prima. Dopo tanti sali e scendi, sia dinamici che qualitativi, non è affatto un male che gli ultimi due brani recuperino un po’ in termini di aggressività e My oh My è esattamente quello che ci voleva: hard rock sudato e potente, grondante ritmica e refrain cartavetrato che rimanda ai migliori Bon Jovi, ma con una distorsione che nei dischi del buon Jon non si è mai sentita. Chiude Blame on Me, furioso e veloce hard rock ritmato, con fisarmonica e gran tiro della sezione ritmica, davvero scatenata in tutto il disco.
I Gotthard del 2017 sono una band alla ricerca di una nuova consacrazione, che porti al definitivo riconoscimento della line up attuale e riporti al successo questo glorioso monicker. Silver è l’album deputato a questo rilancio e non si può davvero dire che la band non abbia messo in campo il meglio che aveva a disposizione. Maeder conferma di essere un ottimo cantante, assolutamente in crescita, con una voce perfetta per questa band e per questa musica. Dal canto loro, a livello compositivo i cinque tentano qualche mossa per dare una nuova dimensione al sound della band e superare il sound tipico degli album con Steve Lee, senza perdere la propria identità e le proprie radici. La produzione segue queste indicazioni con un suono potente, enorme, pronto ad erompere dalle casse, grazie anche ad arrangiamenti particolarmente ricchi, nei quali organo e cori giocano un ruolo fondamentale, spostando appena l’asse musicale della band verso un suono al contempo vintage nella sostanza e moderno nei suoni. Nel complesso, si può dire che per più di metà delle tracce qua contenute siamo di fronte al miglior disco dei Gotthard con Maeder in formazione, però al tempo stesso non sarebbe giusto negare che non tutto gira alla perfezione e che qualche brano non risulta all’altezza del resto, così come qualche scelta stilistica si rivela non proprio centrata e piacevole. Questi dettagli, in particolare nella seconda parte del disco, un po’ troppo disomogenea sia a livello stilistico che qualitativo, abbassano l’entusiasmo nei confronti di un disco che nelle restanti tracce sembrava davvero molto meritevole. Difficile dire se questo sarà sufficiente a rendere giustizia a questi musicisti, capaci di rialzarsi da una tragedia enorme e di sfornare comunque ottima musica. Quello che è certo è che i Gotthard sono tutt’altro che finiti e forse è il caso di rendersene conto e tornare a salutarli con il calore che meritano.
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10
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questo album a mio avviso parte bene con le prime 4 tracce davvero azzeccate!!!!.... poi tende a perdersi un po a centro disco con esperimenti un po forzati e alcuni filler palesi...verso fine platter c'e un miglioramento ma senza stupire...complessivamente diciamo che e' un disco interessante !!!!!! |
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9
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Completamente d'accordo con la recensione, i Gotthard continuano ad essere una band da seguire ed ascoltare, una delle migliori band hard rock oggi giorno e Madder un ottimo vocalist. |
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8
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... fortunatamente i fatti continuano a dare ragione alla band che nonostante queste critiche continua ad incrementare, dati alla mano, il proprio successo, consolidando la propria posizione! Certamente Steve Lee rimane uno dei più grandi cantanti della storia, un frontman "disumano" è un fantastico songwriter e i migliori album dei Gotthard sono usciti con lui, ma sinceramente dopo aver in questi anni analizzato minuziosamente la loro intera discografia, posso affermare che personalmente ritengo ci siano almeno tre dei nove album fatti con Steve inferiori agli ultimi tre col bravissimo Nic Maeder. |
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7
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Ottima recensione! Riallacciandomi alla parte finale della stessa, volevo dire che per me che gli ho scoperti in tempi relativamente recenti (poco prima dell'uscita di "Need To Belive"), sinceramente dispiace che questa band debba sempre trovarsi a fare i conti con la disgrazia capitata al loro cantante originario. Non è il caso specifico dei commenti qui (per ora) ma in ogni articolo/intervista/recensione che leggo in giro dall'uscita di "Firebirth" c'è sempre qualcuno che commenta in maniera offensiva, accusandoli di essere compositori mediocri e che tutto il valore della band risiedeva nelle capacità del compianto Lee. Tutto questo avviene prevalentemente in Italia ma, seppur in misura minore anche all'estero... va bene rispettare le opinioni di tutti, ma Questo aspetto comincia a risultare un po' ridicolo. Capisco che molti di questi detrattori in passato seguivano la band ed erano estremamente affezionati a Steve, ma il rispetto per i musicisti dei Gotthard deve esserci... |
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6
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Personalmente questo disco mi sta prendendo tantissimo! Ci sono canzoni immediate ed altre che ti "arrivano dopo". Scorre molto meglio dei due predecessori ed è molto ben bilanciato! |
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5
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Concetto chiarissimo |
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4
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Scusatemi si era impallato il pc e non mi caricava il commento e alla fine per sbaglio si è caricato più volte. |
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3
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Ho trovato questo album veramente PESSIMO, i titoli e le canzoni stesse sono estremamente scontati. Un album fin troppo allegro fatto per accontentare tutti ma dei gotthard dei primi anni o di lipservice e domino effect non è rimasto assolutamente niente. Delusione TOTALE. |
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2
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warrior63 ci sarò anche io! I Gotthard sono sempre una certezza!!!!! |
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1
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Curioso di vederli con i Pretty maids |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Silver River 2. Electrified 3. Stay With Me 4. Beautiful 5. Everything Inside 6. Reason for This 7. Not Fooling Anyone 8. Miss Me 9. Tequila Symphony No. 5 10. Why 11. Only Love Is Real 12. My oh My 13. Blame on Me
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Line Up
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Nic Maeder (Voce) Leo Leoni (Chitarra, tastiera, organo, cori) Freddy Scherer (Chitarra) Marc Lynn (Basso) Hena Habegger (Batteria)
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