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08/10/24
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Mushroomhead - A Wonderful Life
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24/06/2020
( 1789 letture )
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Sono trascorsi sei anni dall’ultima prova in studio (The Righteous & the Butterfly) e per i Mushroomhead ne è passata di acqua sotto i ponti: prima importanti defezioni (oltre a Waylon Reavis e Tommy Church se n’è andato Jeffrey Hatrix, storico vocalist nonché membro fondatore), poi la firma per la prestigiosa Napalm Records e l’ingresso di tre nuovi elementi quali Tom Shaffner alla chitarra, Steve Rauckhorst e Jackie LaPonza (touring vocalist dal 2014) come nuovi cantanti. Il nuovo album, prodotto dal batterista “Skinny” e da Matt Wallace (già al lavoro con la band in XIII), si intitola A Wonderful Life, un sarcastico riferimento premonitore ai tempi duri che stiamo vivendo, segnati da guerre, crisi economiche, endemici episodi di razzismo (il caso George Floyd) e perfino una pandemia globale causata dall’infido virus COVID-19.
A livello stilistico, in questa ottava release si ritrovano le sonorità che da sempre contraddistinguono la band di Cleveland: una solida base di alternative metal contaminata da strofe rap, riff nu metal ed elettronica di stampo industrial a cui si aggiungono ora robuste iniezioni di gothic metal date dall’ampio spazio riservato ai synth e dalla presenza di cori ricavati dal Requiem di Mozart. Subito esplicativa è l’opener A Requiem for Tomorrow che parte con una parentesi corale in latino ed esplode in una serie di beats e riff industrial/nu metal su cui entra la voce roca ed aggressiva di J Mann, cui fa da contraltare quella pulita e melodica del nuovo arrivato Rauckhorst. Il “duello” tra i due continua in Madness Within, dove è il rap ad emergere con prepotenza, e in Seen it All (primo singolo estratto), caratterizzata da una strumentale dalla spinta più controllata e ragionata che lascia campo aperto ai botta e risposta tra le harsh e le clean vocals, il tutto condito da un facile ed accattivante refrain che rimane subito impresso. Finalmente in The Heresy è protagonista la new entry “Ms. Jackie” che, dopo un breve intermezzo in Madness Within, incendia l’atmosfera soffusa e morbosa della traccia con una prestazione vocale eccellente sorretta da un delicato ed indovinato tappeto di synth. Curiosa What a Shame, con un intro di clavicembalo e un retrogusto di valzer, mentre Pulse è vincente per l’alchimia tra female ed harsh vocals ma non raggiunge i vertici di The Heresy per l’opaca prestazione di Rauckhorst. Dopo la buona Carry On -basso finalmente in evidenza, discreto fraseggio rappato ed ennesima performance positiva della voce femminile- il disco inanella una serie di canzoni che ammiccano ma non seducono per la riproposizione ormai sempre più prevedibile dell’alternanza tra J Mann e Rauckhorst, accompagnati da pedissequi intro/outro con le tastiere, inframmezzati da groove di batteria e riff di chitarra sì potenti ma piuttosto semplici e banali (in I Am the One a tratti sembra di percepire un’eco lontana dei “rivali” Slipknot dell’era All Hope Is Gone). Con più che qualche goccia di sudore sulla fronte arriviamo ai sette minuti di Where the End Begins, una sorta di gothic ballad sorretta dal riuscito intreccio delle due voci pulite affiancate dall’immancabile base dei synth che ricamano una dolce e calda atmosfera, permettendo così all’ascoltatore di arrivare sano e salvo all’ultima traccia Confutatis, dove il coro intona il quinto segmento della Sequentia del Requiem mozartiano.
A Wonderful Life è un disco ambizioso ed è tangibile la voglia del gruppo di rimarcare con forza il proprio ritorno dopo una lunga assenza: il sound, pur non discostandosi dalla proposta classica della band, è arricchito dagli inserti corali presi in prestito dalla musica classica, capaci di conferire alla matrice metal un’aurea di gravitas e magniloquenza e l’arrivo dei due nuovi vocalist ha permesso di ampliare e rinfrescare le soluzioni a disposizione. Un plauso merita sicuramente Ms Jackie, dotata di una voce melodica e versatile che le permette di imprimere il proprio sigillo ai brani sempre in modo personale, spaziando da tonalità soffuse ed eteree ad altre più energiche e dinamiche. Se dunque i punti di forza non mancano, sono altresì palesi diversi difetti che minano la qualità complessiva del prodotto: in primis la durata “monstre” di un’ora per tredici brani -settanta minuti con l’inclusione della quattro bonus track (la migliore è Another Ghost)- non facilita l’ascolto, in particolare si ravvisa un certo calo di ispirazione nella seconda metà del disco dove almeno quattro brani possono essere tranquillamente etichettati come filler. Altro difetto imperdonabile è il poco spazio concesso alla voce femminile (presente in tutti i pezzi migliori), specie se paragonato a quello accordato a Rauckhorst, spesso poco graffiante e monocorde. In definitiva, siamo di fronte ad un lavoro riuscito testimoniante il positivo comeback della band che, se saprà smussare le pecche evidenziate e migliorare l’amalgama tra i tre vocalist, riuscirà senz’altro ad accontentare i vecchi fan e a guadagnarne di nuovi.
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4
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Non li conoscevo ma è un album suggestivo. |
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3
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Grazie mille, che soddisfazione veder pubblicata la mia prima recensione! |
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2
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Benvenuto Indigo! Il disco non posso commentarlo perchè non l'ho ancora ascoltato |
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1
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Con questo suo primo contributo al sito accogliamo a braccia aperte il nostro nuovo redattore Jacopo Bizzotto! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A Requiem for Tomorrow 2. Madness Within 3. Seen It All 4. The Heresy 5. What a Shame 6. Pulse 7. Carry On 8. The Time Has Come 9. 11th Hour 10. I Am the One 11. The Flood 12. Where the End Begins 13. Confutatis
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Line Up
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Jason "J Mann" Popson (Voce) Jackie LaPonza (Voce) Steve Rauckhorst (Voce) Tommy "Tankx" Shaffner (Chitarre) Ryan "Dr. F" Farrell (Basso, Tastiere) Steve "Skinny" Felton (Batteria) Rick "St1tch" Thomas (Turntables, Samples, Percussioni e Tastiere) Robbie "Diablo" Godsey (Percussioni)
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RECENSIONI |
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