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20/04/25
ELEINE + TBA
LEGEND CLUB - MILANO
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20/12/2021
( 2081 letture )
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Un anno dopo la pubblicazione di Viridian, esordio con l’etichetta Napalm Records, i Temperance, uno dei più importanti gruppi italiani di metal melodico-sinfonico, tornano in quest’ultima parte del 2021 con la loro sesta opera, Diamanti. A causa della pandemia l’album è stato realizzato in modo non propriamente convenzionale, ogni strumento è stato infatti registrato separatamente e, a basi musicali complete, i tre vocalist sono poi riusciti a registrare insieme le parti cantate. A tal proposito è importante sottolineare tale caratteristica peculiare della band, la presenza cioè di tre ottimi cantanti solisti che si spartiscono quasi in egual misura il compito, e lo fanno senza forzature e dimostrando un affiatamento non comune. Dal 2018 la formazione non è più cambiata, con il chitarrista e mastermind Marco Pastorino, il tastierista Michele Guaitoli e la frontman Alessia Scolletti ad occuparsi del canto, e con l’impeccabile base ritmica di Luca Negro (basso) e di Alfonso Mocerino (batteria). Il mixing e la masterizzazione è ancora una volta appannaggio di Jacob Hansen (Volbeat, Epica, Amaranthe), e la copertina nuovamente realizzata da Yann Souetre (Ayreon).
C’è subito da dire che il meglio viene sfoggiato nei primi tre brani, eccellenti e a tratti meravigliosi esempi di power metal sinfonico allo stato dell’arte. Con il roboante incipit e una maestosa melodia, Pure Life Unfolds mostra una band in grande spolvero e i tre cantanti alternarsi con maestria e naturalezza. Breaking the Rules of Heavy Metal cambia registro, il titolo prelude a qualcosa di diverso ed in effetti è così: Michele e Alessia cantano con uno stile a metà fra il teatrale e il rap che si sposa molta bene con la chitarra e il pezzo si sviluppa seguendo un andamento un po’ inusuale che potrebbe non piacere agli estimatori del power nudo e crudo ma che si rivela essere parecchio interessante. Con la terza traccia, che dà il titolo all’album, si rientra pienamente nel seminato e, anche se estremamente lineare e catchy, stiamo parlando di una hit che semplicemente spacca; il motivo introdotto da Guaitoli alla voce e al piano è pulito, limpido, superbo e il ritornello cantato in coro in italiano assolutamente incantevole. L’orecchiabilità è quasi "sanremese", ma nonostante ciò, la canzone funziona alla perfezione e si fissa nella mente sin dal primo ascolto donando una piacevolissima sensazione sonora. Realizzare qualcosa di così fruibile e allo stesso tempo di così qualitativo non è da tutti, in particolar modo in un genere di musica nel quale si tende spesso a complicare più che a semplificare. Dopo tanta magnificenza la situazione si normalizza abbastanza e Diamanti diviene un buon album di power sinfonico con diversi spunti di interesse ma anche con qualche passaggio non particolarmente esaltante. Fra gli episodi degni di menzione vi sono senza dubbio Litany of Northern Lights, brano folk in stile Nightwish caratterizzato dall’eccellente prova vocale di Alessia Scolletti, l’esplosivo up-tempo Codebreaker e la sinfonica The Night Before the End che contiene tutto ciò che ci si aspetta da un pezzo di oltre sette minuti firmato Temperance: epicità, cori, assoli, orchestrazioni e passaggi di pianoforte. Concludono infine la tracklist la piacevole Fairy Tales for the Stars, la selvaggia e divertente Let’s Get Started e la coinvolgente Follow Me, vero e proprio anthem che sembra fatto apposta per chiudere i concerti e che rappresenta una sorta di invito a seguire le proprie aspirazioni e tentare di realizzarle il più possibile.
Diamanti è certamente un album ben confezionato e del resto da questo punto di vista i Temperance sono ormai una certezza. Se il trittico iniziale è assolutamente da urlo lo stesso non si può dire del resto, anche se nella tracklist non vi sono veri e propri passi falsi, piuttosto qualche passaggio odora un po’ troppo di power sinfonico pomposo e di maniera, soprattutto nella parte centrale; probabilmente avrebbe giovato anche un minutaggio più limitato del platter, anche stavolta infatti siamo prossimi all’ora (76 minuti nella versione in streaming nella quale la title track viene riproposta in ben quattro lingue diverse), nel mondo discografico ormai una costante che purtroppo non fa altro che contribuire a livellare verso il basso, eccetto rarissimi casi, i valori complessivi. In definitiva comunque non v’è dubbio che la band debba venire annoverata fra le eccellenze del metal italiano e che continuando la propria carriera su questa falsariga non possa che affinare ulteriormente una proposta che già oggi è di tutto rispetto. Chiaro che le influenze ci sono eccome (Amaranthe fra tutti), tuttavia sarebbe un grosso errore non riconoscere la bravura e la maturità artistica raggiunte dal combo tricolore.
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Beh, album discreto e non mi sbilancerei di più, Diamanti soprattutto il suo ritornello in italiano è una grossa pecca, sembra sia stata scritta come sigla di One Piece. Guaitoli sa il fatto suo ma onestamente i Kamelot avevano solo l\'imbarazzo della scelta dove andare a pescare in Europa, io avrei scelto il greco Vasilis Georgiou dei Black Fate, gruppo prog/symphonic/epic ispirato dai poemi e dalla mitologia dell\'antica Grecia volendo restare coerenti con il loro stile e volendo scegliere un cantante con le stesse caratteristiche e un timbro vocale a Roy Khan. |
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@Timothy si certamente non ha mai goduto di grande attenzione da parte del grande pubblico, anche nel metal, soprattutto per quanto concerne i generi più seguiti e melodici come il power e symphonic, questo può diventare un ostacolo per la carriera. @Eren Jaeger okay meno male che eri ironico, perchè ho ascoltato qualcosa di questo Giorgio e l\'istinto è stato quello di piantarmi dei ferri da uncinetto nelle orecchie...mamma mia....... |
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Poi per carità, se uno vuole sminuire gli altri anche il commento che ho scritto io potrebbe farti sminuire dagli altri (del tipo \"quando la volpe non arriva all\'uva dice che è acerba\") ma sicuramente come l\'ha scritto la persona in questione ti esponi alle prese in giro. |
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Eren, purtroppo certi sbagliano la comunicazione: nel caso specifico nei Kamelot non ci è entrato, quindi puoi dire quello che vuoi contano i fatti. Se avesse detto (faccio un esempio) \"purtroppo non sono riuscito a diventare il cantante dei Kamelot ma mi sono comunque tolto le mie soddisfazioni altrove e sono contento così\" già sarebbe stato percepito diversamente. |
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Faramir, credo che tra i cantanti italiani in patria sia quello meno \"esposto\" diciamo così (l\'esposizione mediatica conta tanto, ovviamente quella fatta bene), anche per questo viene percepito come meno valido: in realtà è tra i top in Italia, a prescindere dai gusti. |
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@Faramir il mio era un commento ironico, conosco musicalmente Guaitoli e so quanto sia apprezzato probabilmente più nel nord Europa che da noi. Il tizio a cui mi riferivo è noto più che altro per le sue esternazioni esageratamente autocelebrative da mitomane piuttosto che per la qualità della sua produzione discografica e soprattutto per le sue doti canore. Si inventò di sana pianta il mito che sarebbe dovuto essere uno dei pochissimi candidati a sostituire Roy Khan nei Kamelot, i quali probabilmente non lo hanno mai nemmeno sentito nominare. Quanti anni sono passati, 13-14? Eppure anche in una recente intervista su Truemetal ritira sempre fuori questa storia, pure con modi da gradasso megalomane, sminuendo Tommy Karevik affermando \"i Kamelot hanno preferito ingaggiare uno che faceva il pompiere anzichè un professore di arte, lettere, storia, filosofia quale il sottoscritto che avrebbe aggiunto spessore culturale ai concept e liriche\". Per questi suoi sproloqui si è guadagnato negli anni la reputazione che merita  |
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@Eren Jaeger chi??? @Timothy verissimo, anzi direi che sia stato il valore aggiunto che ha aiutato i Visions of Atlantis a fare un bel salto di qualità...secondo me qua in Italia Guaitoli è ancora troppo bistrattato mentre all\'estero, in Germania in particolar modo, viene meritatamente più apprezzato. |
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Guaitoli sta facendo bene anche con i Visions of Atlantis. |
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Faramir eh no!!! Con tutto il rispetto per Michele Guaitoli, ma per onesto dovere di cronaca il cantante italiano che fu a un soffio dal sostituire Roy Kahn nei Kamelot fu l\'unico e impareggiabile Antonio Giorgio! Poi Kaverik gli soffiò ingiustamente il posto! |
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Beh che Michele Guaitoli sia un cantante di altissimo livello è risaputo, nel 2011 fu il candidato italiano a sostituire Roy Kahn nei Kamelot dopo Lione, più che sottovalutato direi meno conosciuto dato che gli Overtures e i Temperance non hanno sfornato capolavori ma \"solo\" buoni o buonissimi album. Con il qui presente Diamanti hanno provato a fare qualcosa di più appetibile perlomeno per attirare un pubblico più ampio, anche se si sono leggermente \"paraculati\" con la title-track, il chorus viene cantato anche in tedesco quando vanno in tour in Germania, Austria o nella Svizzera tedesca. |
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Buonissimo album, non a caso nel loro ultimo live album uscito da poco vengono proposte molte canzoni qui presenti. Li ho visti dal vivo a Bologna la scorsa settimana, era la prima data a cui assistevo con la nuova formazione, bella serata anche se devo dire che preferivo Alessia Scolletti come voce femminile, Michele Guaitoli invece è sempre eccezionale, un grandissimo cantante e sceso dal palco anche un tipo molto simpatico, disponibile e con i piedi per terra. Da sempre troppo sottovalutato, avrebbe meritato più considerazione dai fan italiani del metal sinfonico. |
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Può piacere o no questo genere (francamente preferisco altri generi) ma questo lavoro è inattaccabile a livello compositivo, tecnico e di produzione. Credo sia anche inutile discutere sul fatto che possano essere orecchiabili le linee vocali (orecchiabili ma non banali!), in questo genere è così e ognuno se ne faccia una ragione.
@VICTORY onestamente, io mi farei due domande sul perchè di tanta gratuita cattiveria nei confronti del lavoro altrui
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onestamente, era da tanto che non sentivo cosi tanta merda
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Per me la title track è l'unica nota stonata. Io questo disco lo sto ascoltando a ripetizione |
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sono un po' sorpreso dalla recensione non pienamente positiva e anche da alcuni commenti. Per me uno dei gruppi migliori sulla scena nel loro genere. Vorrei fare una piiiiiccola "punta al caffo" al buon Valjean: dove scrive "cantano con uno stile a metà fra il teatrale e il rap" lo trovo un po' fuorviante. Nel senso che uno che ha sentito il pezzo capisce cosa intendi (anche io ho capito infatti a cosa alludevi) ma uno che non l'ha sentito temo si immagini qualcosa di totalmente diverso e fuori luogo.  |
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Ragazzi... "Diamanti" brano per Sanremo o per i Pokemon?!? Davvero?!? Non dite baggianate... è la colonna sonora perfetta dei Cavalieri dello Zodiaco! 🤣 |
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Mah...non so ma ormai mi pare tutto fatto con lo stampino, bravi tecnicamente bei suoni, ma alla ad esempio la canzone diamanti mi pare più buona per Sanremo che per altro...ma perdonatemi sono vecchio...chi è che lo diceva? Largo ai giovani! |
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Ma solo a me il ritornello della Titletrack sembra preso da una sigla dei Pokemon? |
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Decisamente un passo avanti rispetto a Viridian. Onestamente i singoli mi avevano colpito poco: nessuno mi sembrava avere grande valore, posso salvare solo Pure Life Unfolds, mentre Breaking the Rules of Heavy Metal credo che di bello abbia solo la maglia che ne hanno fatto e Diamanti non la sopporto, ha un ritornello degno di una canzone di Giorgio Vanni, (con tutto il rispetto che ho per questo artista); ma devo dire che nel resto dell'album si nascondono pezzi di un certo valore, Let’s Get Started e Litany of the Northern Lights sono per me le (perdonate il gioco di parole) punte di diamante dell'album, seguite da Black Is My Heart, You Only Live Once e I the Loneliness. Codebreaker è la "Mission Impossible" di questo album, una traccia un po' peculiare, non particolarmente in linea con le altre, ma assolutamente apprezzabile. Fairy Tales for the Stars e Follow Me sono pezzi carini, non particolarmente memorabili ma più che sufficienti.
Arrivati alla sesta release, ed alla terza dall'ottimo The Earth Embrace Us All, sembra ormai chiaro che i picchi raggiunti con la "prima formazione" sono ormai un mito lontano, è chiara la deviazione di direzione della band in tal senso: addio ai brani più sperimentali e benvenuto ai brani più catchy. Scelta stilistica legittima, ma che un po' mi fa soffrire. In conclusione mi trovo d'accordo con il voto del recensore, l'album è assolutamente gradevole e non vedo l'ora di vederli in concerto! |
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Confermo la mia idea che avevo avuto dopo pochi ascolti, ovvero che hanno creato uno standard loro veramente alto.
Avevo paura (considerando che Viridian è uscito un anno fa) che stessero pubblicando canzoni/dischi con troppa velocità ma in realtà Marco è stato bravissimo a non ripetersi troppo, tra spunti presi da altre band (Litany of the Northern Lights sarebbe potuta stare in Dark Passion Play senza problemi) e melodie perfette per il genere proposto.
Per quanto mi riguarda, non sempre trovo il senso di avere due voci maschili, pur diverse, perchè credo che funzionerebbero anche senza Michele, bravissimo ma che trovo con poca personalità nel timbro (a differenza di Marco che è riconoscibilissimo e parecchio versatile).
Devo dire comunque che le tre voci sono sempre gradevoli e Alessia, pur non facendomi impazzire nella pronuncia (cosa normale di tutti e 3, senza dargli troppo peso) e nello sforzarsi per raggiungere certe note, canta bene e ci sta alla grande all'interno nei brani.
Strumentalmente forse è la parte in cui noto maggiori migliorie, soprattutto se paragoniamo gli ultimi dischi con i primi.
Senza considerare la produzione, visto che essere sotto una "major" è ovviamente un punto a favore anche da questo punto vista, proprio gli assoli e gli arrangiamenti pregni di tastiere, pseudo cornamuse (come nella canzone citata prima) e una batteria fulminante mi sono piaciuti molto.
Per ora devo dire che la titletrack è veramente una chicca, semplice ma dannatamente efficace anche per via della lingua italiana usata.
Devo dire che sono tra le poche band italiane in ambito metal che difficilmente sbagliano qualcosa, pur producendo molto e in poco tempo.
Pastorino rimane una garanzia. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Pure Life Unfolds 2. Breaking the Rules of Heavy Metal 3. Diamanti 4. Black Is My Heart 5. Litany of the Northern Lights 6. You Only Live Once 7. I the Loneliness 8. Codebreaker 9. The Night Before the End 10. Fairy Tales for the Stars 11. Let’s Get Started 12. Follow Me
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Line Up
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Alessia Scolletti (Voce) Marco Pastorino (Chitarra, Voce) Michele Guaitoli (Tastiera, Voce) Luca Negro (Basso) Alfonso Mocerino (Batteria)
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