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Karnivool - Asimmetry
22/04/2023
( 1435 letture )
Il terzo album, solitamente e canonicamente, è la tappa della conferma, della consacrazione, della maturità. Certo è che per i Karnivool l’impresa di mantenere la qualità al medesimo livello dei primi due lavori è ardua, molto difficile, praticamente impossibile. Non vi voglio rubare altro tempo oppure altre righe di testo, se vi state chiedendo e mi state chiedendo se Asymmetry sia il miglior disco degli australiani, beh non posso mentirvi, la risposta è negativa. Ma se invece vi chiedete quanto valga la pena di soffermarvi su questi 67 minuti di musica progressiva, non vi mentirò nemmeno qui dicendo che ne vale assolutamente la pena, per una moltitudine di motivi che sto per elencarvi.

Innanzitutto, questo è un disco distorto, disturbante e a tratti molto oscuro. A partire dalla copertina, irrequieta, con i lineamenti di quelli che paiono essere due volti i cui corpi si intrecciano e che ricordano i quadri di Egon Schiele. Per continuare con i suoni e la scelta di incidere questa voce flebile, lontana, come un canto che arriva da un’altra dimensione, schiacciata e sopraffatta dai colpi potenti del basso e della batteria, con una chitarra distorta e graffiante a delineare i tratti di questa inquietudine. Il titolo stesso, Asymmetry, non contribuisce a dare un senso di calma e ordine ma anzi, è volto a mantenere questo senso di entropia che permea tutto l’album. Passiamo poi alla durata, non maggiore di Sound Awake ma inferiore di circa 5 minuti, anche se durante l’ascolto si avverte la sensazione opposta. Forse perchè è presente qualche intermezzo strumentale di troppo e il filo temporale è volutamente frammentario e spezzato da brani dalla corta durata (Amusia, per fare un esempio, dura meno di un minuto).

Aum è l’intro, così come Change fu l’outro di Themata, poi Nachash e A.M.War ci proiettano in quel clima di assoluta follia, delirio strumentale e psichedelia prog tanto caro ai The Mars Volta di De-loused In The Comatorium. Magistrale il lavoro martellante alla batteria di Steve Judd, vero e proprio elemento spiazzante e alienante di queste 2 tracce magistrali. Con un’improvvisa e brusca interruzione i nostri ci presentano il singolo che ha anticipato l’uscita del loro terzo album, We Are, più radiofonico e avvezzo ai suoni ai quali il quintetto australiano ci aveva già abituato con Kotè oppure All I Know per citarne alcune. Assolutamente inusuale e inedita la linea vocale di Jon Stockman nella successiva The Refusal, graffiante, ribelle, di rifiuto appunto, da contraltare al più pacato e sempre bilanciato Ian Kenny. Che dire poi del basso grezzo, greve e possente di Jon Stockman che riempie le orecchie in Aeons, al livello del miglior Justin Chancellor, con una performance vocale del frontman di grande classe soprattutto sui riuscitissimi ritornelli, tra testi pregni di morte e parole funeree.

Chemical fires will signal we're dead
Chemical fires will signal we're dead, gone…


Un altro intermezzo, ripetitivo, sincopato e distorto, ennesimo brano disturbante della discografia dei Karnivool che qui dà addirittura il titolo all’album, non un intermezzo da prendere alla leggera quindi, seguito poi da un brano più cantabile e standard, Eidolon. Il primissimo calo di intensità, anche se scritto così è ingeneroso, si avverte con la lunga Sky Machine, meno concreta e incisiva delle precedenti, forse un pochino diluita, seguita dall’ultimo intermezzo del disco: Amusia. Bello il continuum che ci porta senza interruzione all’undicesima traccia The Last Few, proprio perchè letteralmente ci troviamo alle “ultime poche” canzoni. Continuum che proseguirà anche con Float. Quelle poche parole che troviamo come titoli dei brani, in mezzo ad altre che sembrano non avere senso oppure essere uscite da un alfabeto inventato da J.R.R. Tolkien, danno effettivamente un’idea dell’ascolto. La dodicesima canzone è appunto un leggero fluttuare come suggerito dal titolo, una docile cantilena che potrebbe anche essere definita una ballad, condita da cori tanto ecclesiastici quanto dissonanti sul finale. Purtroppo, quanto scritto per Sky Machine, vale in parte anche per la penultima Alpha Omega, tanto pomposa e carica di aspettative filosofiche nel titolo, quanto diluita e fiacca nella prima metà, idealmente Alpha, mentre trova un interessante sfogo strumentale nella seconda parte Omega. Il connotato filosofico permane nella conclusiva Om, celebre sillaba sacra dell’induismo, sinonimo proprio di Aum che ha sancito l’incipit del disco. Un frammento di simmetria, di ordine, di rifiuto dell’entropia verso cui tutto inesorabilmente tende, nell’universo ricreato dai Karnivool.

Ma è solo una parvenza, perchè Asymmetry è volutamente intricato, complesso, confuso e a volte ritorto su sè stesso. Nessun disco della band australiana è di facile lettura o di incondizionato amore istantaneo ma, al contrario, molto spesso richiede decine di ascolti per carpirne l’essenza. Qui i Karnivool sono rimasti sì volutamente ermetici, probabilmente troppo, eccessivamente, tanto che alcuni frammenti di contenuto che dovevano pervenire all’ascoltatore sono rimasti inesorabilmente incastrati nell’indecifrabile mente dell’ideatore dei testi. Questo non deve fermarvi al primo tentativo di ascolto, vi farà tornare su questi quattordici brani per infinite volte, cercando una briciola che cade dal tavolo del banchetto dei sapienti. E quando assaporerete anche solo quella briciola, non tornerete più indietro, perchè il mondo dei Karnivool è troppo aulico, variopinto e solenne per tornare sulla nostra triste e desolata Terra.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
79.5 su 2 voti [ VOTA]
Transcendence
Mercoledì 5 Novembre 2025, 8.08.28
5
@Vicarious: Quarto album in studio In Verses annunciato per il 6 febbraio 2026, fino ad allora erano stati pubblicati due singoli nel 2021 e nel 2025. Il bello è che in un\'intervista di 12 anni fa, appunto, Goddard disse chiaramente \"We try to speed it up and make the frequency of album releases a lot faster\"...
Vicarious
Mercoledì 5 Novembre 2025, 1.51.06
4
@Undertow anche secondo me c\'è un abisso compositivo tra il qui recensito e i primi due capolavori, ma tornandoci su a cadenza annuale, apprezzo comunque i brani ottimamente incisi. In attesa finalmente del nuovo album a distanza di 13 anni...
Undertow
Martedì 14 Ottobre 2025, 7.14.22
3
Pur riconoscendo che è un prodotto interessate e che, con questo, i Kanivool si sono veramente messi in gioco, affrancandosi da tutto quel che era stato fatto prima, il risultato finale non mi ha per niente entusiasmato. Alla lunga stanca e molti pezzi sono privi di concretezza. Belle Aeons, Sky Machine e Eidolon. Il resto anche no. 65.
Macca
Giovedì 24 Ottobre 2024, 12.10.23
2
Più variegato e difficile rispetto a Sound Awake, una commistione di generi a volte non semplice da decifrare: richiede numerosi ascolti per essere assimilato ed apprezzato, pochi gli episodi che rimangono in testa immediatamente (es. Aeons). Band al di sopra della media, peccato siano più di 10 anni che non sfornano un full length. Voto 80
duke
Venerdì 28 Aprile 2023, 12.01.37
1
....disco particolare....ma che merita....
INFORMAZIONI
2013
Sony Music
Prog Metal
Tracklist
1. Aum
2. Nachash
3. A.M.War
4. We Are
5. The Refusal
6. Aeons
7. Asymmetry
8. Eidolon
9. Sky Machine
10. Amusia
11. The Last Few
12. Float
13. Alpha Omega
14. Om
Line Up
Ian Kenny (Voce)
Andrew Goddard (Chitarra)
Mark Hosking (Chitarra)
Jon Stockman (Basso, Voce)
Steve Judd (Batteria, Percussioni)
 
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