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07/12/25
ECLIPSE + REACH + ANDY AND THE ROCKETS
LEGEND CLUB - MILANO
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Burning Witches - The Dark Tower
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25/06/2023
( 1261 letture )
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Formate nel 2015 da Romana Kalkuhl, chitarrista svizzera, col dichiarato intento di creare una all-female band dedita a un classico heavy metal, le Burning WItches hanno in questi anni rivendicato con orgoglio un proprio posto al sole nell’affollato panorama europeo, applicando un metodo che ricorda molto quello dei Judas Priest dei primi tempi: duro lavoro. E’ facile constatare infatti come la band abbia, dal proprio debutto nel 2017, pubblicato praticamente a getto continuo, arrivando nel 2023 al ragguardevole traguardo di cinque album e tre EP ufficiali. Un ritmo infernale, se si considera poi che il resto del tempo è stato passato in tour, grazie all’appoggio prima della Nuclear Blast e poi della Napalm Records, che le ha portate anche a un tour negli Stati Uniti, passaggio questo che storicamente per le band europee ha significato approdare al più grande mercato discografico mondiale. Ragguardevole, ulteriormente, se si considera che nel frattempo la band ha dovuto sostituire per tre volte la propria chitarrista solista (e la quarta, la statunitense Courtney Cox, arrivata ora in sostituzione di Larissa Ernst, a ridosso della pubblicazione di The Dark Tower è, per adesso, da considerarsi solo come membro dal vivo) e persino la propria frontwoman, col passaggio nel 2019 da Seraina Telli all’olandese Laura Guldemond. Di pari passo è cresciuta la fama social delle ragazze e forse anzi anche su di essa si è via via costruita un’immagine forte e conosciuta, che le ha accreditate nello scenario metal assieme all’indubbia crescita tecnica.
Eccoci dunque arrivati a commentare la quinta uscita da studio di queste ragazze terribili, capaci di giostrarsi quindi non solo nel patinato mondo dei social, ma di lavorare duro sulla propria credibilità da studio e dal vivo, a un ritmo incessante, con risultati piuttosto evidenti, se si comparano i video delle esibizioni dei primi tempi con quelli attuali. Eppure, questo ritmo incessante potrebbe mettere a dura prova una band, specialmente se nel tempo, a una evidente crescita tecnica e di sicurezza nei propri mezzi, non si è accompagnata una altrettanto forte crescita nella qualità e varietà del songwriting. The Dark Tower, insomma, va a costituire un banco di prova importante per la band, tenuta a confermare non solo le proprie ambizioni, ma anche una capacità d scrittura adeguata. Si fa notare anzitutto la lunghezza del disco: ben tredici i brani originali proposti (comprendendo due intro) e due cover a chiusura del disco, come nella tradizione della band, che ha sempre omaggiato le proprie radici e ispirazioni, legando il proprio destino a quell’heavy ottantiano dal quale non si sono è mai staccata. Si tratta di una prova non indifferente, che porta il minutaggio oltre l’ora di durata e che, come spesso avviene, finisce per essere un punto di debolezza più che di forza. Se da un lato appare infatti evidente che le Streghe abbiano affinato le proprie arti e che quindi il disco presenti un affiatamento di band matura, che macina riff e assoli di ottima fattura, saldamente ancorati alla tradizione metal, da un altro lato, qualcosa continua a mancare e non è certo l’aggressività, anzi. Fin dalla opener e singolo Unleash the Beast appare chiaro come il baricentro della band sia diventato un heavy affilatissimo, di pura scuola Judas Priest, con qualche richiamo agli Iron Maiden soprattutto nelle armonizzazioni degli assoli, che spinge praticamente ai limiti del power/thrash la proposta delle Burning Witches, con una aggressività notevole dei brani e della distorsione, sulla quale Laura Guldemond tira fuori una prestazione potentissima, scartavetrata diremmo, che punta su un tono graffiato, arrabbiato, carichissimo di tensione. Indubbiamente, anche in tal senso si può parlare di una crescita di confidenza da parte della cantante, che appare oggi ben più salda e potente, ma che alla lunga finisce per appiattire un po’ la suainterpretazione, che risulta quasi sempre uguale a se stessa, seppure non manchino gli acuti assassini ad aprire i refrain, in particolare. Un ottimo esempio è dato, in tal senso, proprio dalla titletrack e primo singolo, sulla quale la cantante danese offre al meglio tutto il proprio repertorio, tra acuti e aggressività tagliente. C’è da chiedersi come riuscirà a rendere tanta rabbia compressa dal vivo negli anni. Questo incremento di veemenza si ripercuote su tutto il disco, anche se non mancano aperture più classicamente heavy come nella scanzonata -e banale- Renegade, dove invece Evil Witch (bello l’assolo) e, soprattutto, World on Fire pestano decisamente più il piede. Unico punto di respiro nella prima parte del disco è la ballata Tomorrow, dall’andamento solenne e che non rinuncia comunque alla distorsione. Purtroppo, arrivati a questo punto la formula delle Burning Witches ha già esaurito tutto il proprio potenziale e seppure l’atmosfera horror della titletrack risulti senz’altro piacevole (almeno quanto scontato il riferimento alla Contessa Erzsébet Báthory), è indubbio che la scrittura risulti piuttosto ripetitiva e priva di sbocchi, come di reali capacità di sviluppo e profondità. Piacevoli i riff, ottimamente costruiti, così come gli assoli, ritmica presente e potente senza ricorrere all’effetto-elicottero del power metal, ma brani che iniziano e finiscono senza variazioni significative, senza sviluppi inattesi, senza alcuna sorpresa. E qui la lunghezza, così come la prolificità di uscite, presenta il conto e tutto il finale del disco, in assenza di variazioni, diventa noioso o addirittura involuto, come nel caso di Heart of Ice, nella quale emergono peraltro dei richiami ai Maiden di Somewhere of Time, così come nel galoppo di Arrow of Time, che si regge tutta sul refrain. Significativo in tal senso come il brano più ambizioso dell’album, Into the Unknown, abbondantemente sopra i sei minuti, non riesca a trovare soluzioni melodiche, ritmiche o solistiche che escano dal consueto tracciato e finisca per rappresentare un’occasione persa. Non aiutano neppure le due cover piazzate in fondo, che allungano inutilmente un disco prolisso e povero di idee, seppur ineccepibile nella forma.
Alla prova dei fatti e nonostante alcuni evidenti segni di ulteriore crescita da parte delle Burning Witches, il quinto album non rappresenta quel salto di qualità che sarebbe stato auspicabile. Anzi, mostra dei limiti di songwriting che appaiono a questo punto difficilmente superabili e altrettanto difficile risulta capire il perché della lunghezza di un disco che ripete stancamente se stesso e avrebbe dovuto fare a questo punto a meno della stampella delle cover, inutili ai fini del risultato complessivo. L’aggressività della prima parte diventa insomma l’unica novità apportata e da sola significa ben poco, anche se è inevitabile notarla, come si nota una maturità complessiva che ha sicuramente tratto profitto del costante esercizio dal vivo. Augurando alle ragazze di trovare una via di evoluzione che le smarchi dagli ormai ingombranti tributi al passato e doni loro personalità e una propria via al metal, non resta quindi che classificare The Dark Tower tra i tanti onesti album di puro heavy metal screziato di power/thrash che piacciono molto nella Mitteleuropa e che sul palco probabilmente rendono molto di più che in studio.
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3
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Negli anni 80 con una concorrenza come Lee Aaron, Warlock, Betsy Bitch, Blacklace, le BW sarebbero andate a vendere i cartoni |
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2
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Abbandonate dopo i primi due album, buoni ma un pó ripetitivi e che alla lunga stancano. Inoltre la prima cantante era migliore. |
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1
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Negli anni 80 l’avrei preso a scatola chiusa solo per la copertina, una delle più belle (nel genere) degli ultimi tempi. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Rise of Darkness 2. Unleashed the Beast 3. Renegade 4. Evil WItch 5. World on Fire 6. Tomorrow 7. House of Blood 8. The Dark Tower 9. Heart of Ice 10. Arrow of Time 11. Doomed or Die 12. Into the Unknown 13. The Lost Souls 14. Shot in the Dark 15. I Wanna Be Somebody
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Line Up
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Laura Guldemond (Voce) Romana Kalkuhl (Chitarra, Cori) Larissa Ernst (Chitarra, Cori) Jeanine Grob (Basso) Lala Frischknecht (Batteria)
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RECENSIONI |
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