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07/12/25
BATTLE BEAST + DOMINUM + MAJESTICA
LIVE CLUB - TREZZO SULL\'ADDA (MI)
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Heroes del Silencio - El Espiritu del Vino
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25/02/2024
( 2839 letture )
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Italia, primi anni Novanta; sono anni di agitazioni, si respira vento di cambiamento nel Bel Paese, a partire dalle cose fondamentali come la politica, finanche le cose più leggere e piacevoli come la musica. Sono infatti gli anni di Tangentopoli e del crollo della Prima Repubblica, gli anni delle stragi di Stato, gli anni in cui le persone si sono stancate di stare a guardare, anni in cui tutto vuole mutare, anni in cui anche la musica rock assiste ad un fenomeno mai successo prima in Italia, ovvero il ritrovarsi sotto i riflettori dei media e essere oggetto di interesse delle radio e della TV. Difatti, contrariamente al passato, queste ultime cominciano a trasmettere musica diversa dall’imperante nazionalpopolare imposto dal celebre festival della città dei fiori, ed a far girare video che vadano oltre i volti noti della canzoncina pop italiana. È così che da questa combinazione di fattori, emergono dall’underground nazionale tutta una serie di band rock di assoluto valore, partendo dai Marlene Kuntz, gli Afterhours, i Subsonica, i Timoria, ma soprattutto i fiorentini Litfiba, veri e propri apripista della suddetta corrente. Proprio grazie al grande successo commerciale della band di Pelù e Renzulli, comincia a diffondersi in Italia il nome di un’altra band, sempre di origini latine e non anglofone, ma proveniente dall’assolata penisola iberica, ovvero i saragozziani Héroes Del Silencio, che grazie ad alla voce del cantante Enrique Bunbury, che ricorda quella del nostrano Piero, si guadagnano l’epiteto di Litfiba spagnoli.
Naturalmente le cose spesso non sono come sembrano, per cui grande deve essere stata la sorpresa di chi, avvicinandosi al combo iberico per pura assonanza riportata dal passaparola, si trova di fronte ad una band completamente diversa dai fiorentini. Per quanto esistano delle assonanze di fondo, esempio il tono baritonale e profondo dell’androgino Bunbury, la voce dei due non è poi così simile, quantomeno nella capacità di colorare i pezzi in una maniera unica e particolare, cosa che il Piero nazionale ha poi purtroppo perso nel tempo, e certo non lo è lo stile musicale portato avanti, decisamente più hard rock oriented rispetto alla band di Renzulli, che si è rock, ma che fino a Pirata ha sempre preferito sonorità elettrowave. Decisamente più preparati a livello tecnico dei fiorentini e con eccletticismo compositivo molto più profondo, i quattro di Saragozza hanno appena dato alle stampe nel 1993 il loro terzo disco, El Espìritu Del Vino, il loro lavoro più ambizioso e sfaccettato, quello che nella loro mente li deve portare al livello successivo, ovvero alla consacrazione mondiale (per chi non lo sapesse, gli Héroes Del Silencio sono in quegli anni già molto famosi sia in Spagna e nei paesi Sudamericani, che in Europa, come ad esempio Germania).
Hanno fatto le cose in grande questa volta gli spagnoli, in quanto El Espìritu Del Vino risulta alla prova dei fatti un lavoro lungo, articolato, complesso e sicuramente mutevole negli approcci e nel risultato sonoro; stiamo infatti parlando di un album con ben sedici canzoni, di cui soltanto tre sono intermezzi strumentali, per 72 minuti complessivi di durata, tempistiche che oggi, nell’ epoca del mordi e fuggi, risultano essere assolutamente impensabili. La stessa Nuestros Nombres, ottima opener del disco, è manifesto di quanto sopra descritto, in quanto si prende circa un minuto intero prima di introdurre il canto profondo e sensuale di Enrique Bunbury, il quale si eleva subito a guida della band, impostando le coordinate dell’ottimo pezzo hard rock, dove anche un super ispirato Juan Valdivia riesce a valorizzare al meglio il tutto, grazie a pregevoli partiture di chitarra. Di sicuro apporto e mai scontati anche Joaquin Cardiel e Pedro Andreu, che completano le trame musicali dell’opener con ritmiche e fill di ottimo gusto, mai invadenti e sicuramente importanti. Immediato cambio di rotta sulla successiva Tesoro, dove in nostri impacchettano una canzone dai toni molto soffusi e con ottimi arrangiamenti tastieristici, i quali si rivelano essere il tappeto sonoro perfetto per permettere all‘eclettico Bunbury di rapire gli ascoltatori per la breve durata del brano. Si riparte subito con l’acceleratore premuto nella zeppeliniana Los Placeres De La Pobreza, ottima killer song dove tutta la band mette le proprie capacità tecniche, con particolare nota al solito Enrique Bunbury, il quale con la sua magnifica voce (e gli ottimi arrangiamenti vocali) si dimostra essere il netto valore aggiunto di quella che già sarebbe una grande band. Da segnalare l’ottimo il ritornello e l’ottimo break strumentale con Valdivia in grande spolvero. Fin qui tutto procede al meglio, ma è proprio a questo punto che gli Héroes Del Silencio decidono di fare veramente sul serio, piazzando il primo capolavoro del disco con il quarto pezzo, La Herida, una splendida ballata dal forte retrogusto gitano. Introdotta da un bellissimo arpeggio di chitarra acustica, sul quale si stratificano poi tutti gli altri strumenti incorniciati in ultimo da un’emozionante armonica a bocca, La Herida è una canzone dall’ andamento evocativo e dalle metriche tristi e malinconiche, che sanno molto di desperados e vicoli sporchi, e che porta alla mente atmosfere (appunto) gitane. Come è facile immaginare per chiunque ha un minino di confidenza con la band di Saragozza, è nuovamente il poliedrico Bunbury a farla da padrone, gigioneggiando in maniera sofferente e malinconica per tutta la durata del pezzo, sia nella parte acustica iniziale, che nella parte elettrica posta in coda alla canzone, dando nuovamente prova di tutto il suo talento. Abbiamo parlato di mutevolezza sonora in questo El Espìritu Del Vino e La Sirena Varada ne è un ottimo manifesto: il pezzo è infatti quanto di più lontano dalla canzone che lo precede, con un approccio decisamente “leggero” dal punto di vista sonoro, ma non nelle liriche e dalle tinte molto più radiofoniche che tanto richiamano i lavori precedenti. Questo non vuol dire che il pezzo non abbia valore, anzi, il brano è ottimamente suonato e arrangiato, solo (forse) posto male in scaletta, soprattutto quando il pezzo che lo segue è un’altra canzone che si piazza nella Top Five del disco, ovvero l’ipnotica La Apariencia No Es Sincera. Ancorata e costruita su un ipnotico giro di basso, ma soprattutto sorretta da una fitta rete di stratificazioni vocali (difficilmente la voce principale si ascolta su traccia singola), La Apariencia No Es Sincera è un brano denso e sfaccettato che si apre a strati dopo ogni ascolto, e che ogni volta regala emozioni uniche e speciali; tutta la band gira al massimo, con un’ispirazione ed una intersecazione sublime nelle scelte di arrangiamento, riuscendo a mettere in evidenza l’apporto di tutti musicisti, in primis il basso di Cardiel e la batteria di Andreu ed ovviamente anche le prestazioni Valdivia e Bunbury. Piccolo intermezzo strumentale di chitarra acustica, Z, lascia il posto alla più solare e commerciale Cupable ottima rock song dall’andamento piacevole, che ci ricorda che gli Héroes Del Silencio, grazie al loro eccletticismo compositivo, sanno fare bene anche le canzoni easy listening, o quantomeno che lo sembrino…è infatti semplice farsi ingannare da pezzi come Cupable che hanno una struttura lineare e rispondono ai canoni della canzone “leggera”. Basta però un ascolto leggermente più approfondito per capire in realtà che gli arrangiamenti messi a terra, sono tutt’altro che banali e che ancora una volta siamo davanti ad una band unica nel suo genere. Arrivati alla mezz’ora del disco ci troviamo alle prese con El Camino Del Exceso, canzone dall’andamento cadenzato e ritmato che nella testa dei nostri deve riassumere il mood generale dell’album (vedi riferimenti al titolo del platter nelle strofe), e che infatti è un ottimo merge di quanto il gruppo ha mostrato finora, soprattutto nelle parti elettriche; bello e ficcante il riff iniziale, che si ripete poi su tutta la canzone, ottime le strofe dalla metrica facilmente assimilabile, ma non scontata, decisamente ben fatto e coinvolgente il ritornello, che sicuramente ha avuto ottima presa in sede live. Un lento incedere di suoni orientaleggianti, accompagnati da una rotonda melodia di basso, integrati da un arpeggio in tempi dispari che apre ad arrangiamenti di sitar, il tutto avvolto dalla calda voce sussurrante di Enrique Bunbury, accompagnata in ultimo dal suono di una 12 corde acustica; parte così il pezzo migliore dell’album, ovvero Flor De Loto, canzone dall’ atmosfera incredibile che nel suo svolgersi alterna momenti acustici di pura poesia, a momenti elettrici che ne valorizzano ancora di più la disarmante bellezza, creando una bolla di emozioni decisamente rara da provare in un disco di natura rock. Onestamente è difficile, e riduttivo, tentare di trasportare in parole le sensazioni che il pezzo trasmette, si suggerisce semplicemente l’ascolto per poterne godere a pieno! Dopo una breve intro di passaggio El Refugio Interior, i quattro spagnoli ripartono a piena velocità con la potente Sangre Hirviendo, canzone di ottima fattura e dalla tipica struttura hard rock, fortemente valorizzata, oltre che da strofe e ritornelli azzeccati, da un break strumentale decisamente ispirato che offre a Valdivia la possibilità di mettere bene in mostra i “muscoli”. Buona ma molto più scolastica la successiva Tumbas De Sal, che svolge bene il suo compito, ma che onestamente poco regge a paragone di quanto sentito finora. Siamo ormai in chiusura dell’ album e dopo l’ultimo intermezzo vocale a cappella dal nome di Bendecida 2, gli Héroes Del Silencio decidono di regalarci gli ultimi due pezzi da novanta di un disco decisamente unico; stiamo parlando nell’ ordine di Bendecida, ballad deliziosamente arrangiata e magistralmente interpretata e cantata da Bunbury, e dedicata (sembra) all’allora fiamma del singer ispanico, ovvero l’italianissima Benedetta Mazzini, figlia d’arte della grande Mina, e di La Alacena, canzone dal sapore malinconico e strutturata solo su pianoforte, tappeti di tastiere ed inserti di chitarra acustica che accompagnano una prestazione vocale da brividi del mai troppo lodato Enrique Bunbury, vero mattatore del disco, che con i sui colori e la sua interpretazione riesce a rendere unico ogni brano del disco.
Passeranno altri due anni ed i nostri daranno alle stampe il loro ultimo lavoro, quell’Avalancha che sposterà ancora più l’ago della bilancia verso lidi hard rock dal sapore internazionale, ma che nonostante l’ottima fattura, non raggiungerà i livelli qualitativi (e di successo commerciale) raggiunti da El Espìritu Del Vino, aprendo di fatto ad una forte crisi in seno al gruppo. Questo porterà Enrique Bunbury a chiamarsi fuori per dedicarsi ad una lunga e prosperosa carriera solista che, malauguratamente per noi, molto si discosta da quanto fatto con gli Héroes Del Silencio, in quanto lo porterà ad intraprendere scelte che vanno lambire i lidi del cantautorato latino di genere, esasperando ancor di più il suo spirito gitano. Passeranno dieci anni prima che il nome dei nostri torni in circolazione, quando nel 2007 si riformeranno per un ultimo tour di saluto ai fans che, detto fra noi, non farà altro che acuire la nostalgia per la fine di questa grandissima band che nell’ arco di pochi anni ci ha lasciato in eredità una manciata di album dalla bellezza sopraffina.
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Il commento n.° 24 non si può proprio leggere, dai. |
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Vivendo da quasi 10 anni in Spagna sono ovviamente diventato un estimatore degli Heroes e persino della carriera solista di Bunbury, un po\' intermittente, ma non priva di picchi di qualita\'.
Belle recensioni, sono sostanzialmente d\'accordo, anche se ora mi aspetto quella del loro album capolavoro, ovvero il secondo. Che oltretutto contiene una canzone (Entre dos Tierras) che qualsiasi italiano sopra i 35 conosce perfettamente, dato che a inizio anni 90 si esibirono al Festivalbar. |
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Band enorme e disco bellissimo. A volte bisognerebbe che certa gente trovasse il coraggio di farla finita di dire stupidaggini per attirare l’attenzione. Canzoni come La Herida o Flor de Loto sono patrimonio dell’umanità. |
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I dhamn piaccia oppure no sono stati l' unica band che ha prodotto aor ben fatto e suonato al pari dei colleghi americani....altro che band da copertina da cioè come ho letto....quante band come loro hanno avuto un briciolo di visibilità come loro???...nemmeno i tanto mitizzati vanadium...altro che storie... Negli anni 90 le cose funzionavano diversamente...non facili come al GG d'oggi. |
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Gli Heroes del Silencio era un bel progetto e se con burinata si intende che erano tamarri beh... erano un gruppo Rock. Tuttavia per apprezzarli al meglio deve piacere il Castigliano ciò che noi chiamiamo Spagnolo per comodità altrimenti mi rendo conto che é dura...
@Vitadatrasher, Io li ho conosciuti da bambino totalmente a casa perché un loro pezzo era la opening dell\'edizione Italiana di Street Fighter II V... é anche un po una questione di affetto e di sicuro li preferisco ai Maneskin |
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I dhamm erano un progetto per le copertine di Cioè |
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Rega, basta con le droghe e i funghi allucinogeni, questo disco è una meraviglia, questa band è magica. 4 dischi capolavoro, di quei capolavori che segnano un\'epoca. Il loro scioglimento è stato uno dei peggiori delitti della storia del rock |
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@Diego75 e tu pensa che a me il primo disco dei Dhamm mi piace... erano fuori tempo massimo eh però godibili. |
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Con tutto rispetto per i Dhamm, los Heroes del Silencio eran de un otro nivel. |
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Una burinata targata spagna anni 90....a questo punto preferivo il primo disco dei dham quelli della canzone Irene. |
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@Galilee, ma cosa c\'entra? Pensa che Chuck Billy nomina i Beatles tra le influenze dei Testament... é una assurdità e ovviamente non ce li sento nei loro dischi... per lo ha fatto... |
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@Ian grazie per la segnalazione, il docu su Netflix è davvero bello |
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Una buona band ma il voto troppo alto |
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X Area. Nessuno è partito in quarta Area. Conosco bene entrambe le band e c\'entrano na sega stilisticamente. Poi se gli Insidia s\'ispiravano agli Heroes facevano bene. Ovvio che ci saranno sicuramente alcuni punti in comune, ma senza la guida degli autori sfido a trovarli. Appena ho tempo poi me li riascolto. Un giorno ti faccio sentire il CD della mia ultima band così mi dirai se ci senti Michael Jackson...😂 |
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Disco meraviglioso, qualche anno fa riuscii a trovare il vinile originale dell\'epoca, prima che la EMI lo ristampasse... per me merita 95 |
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Area, scusa se ti sono sembrato arrogante, non era mia intenzione. Ho solo detto che gli Insidia li ricordavo molto più pesanti. Poi non li conosco bene quindi magari hanno dei punti di contatto con gli Heroes. Comunque, aggiungo, Heroes una delle band della vita. |
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Grande Gruppo della mia gioventù.. Anche Io preferisco Senderos per il fatto di essere più semplice e diretto, però pure questo, se ascoltato con la mente libera, dà grandi soddisfazioni. |
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@Galilee & Epic: Ho notato che siete subito partiti in quarta come spesso capita qua dentro... loro stessi (gli In.si.dia) in una vecchia intervista dei 90 dissero che ascoltavano e si ispiravano anche agli Heroes prendendo alcuni elementi.... in effetti su \"Istinto e Rabbia\" c\'era l\'inizio di un pezzo che era acustico e cantato un po diversamente se non erro era \"Satanka\" |
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Il seguente fu prodotto da Bob Ezrin. Anche lì mica pizza e fichi. |
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Mi avete fatto venir voglia di riascoltare i \"Litfiba spagnoli \" , come a ragione o torto venivano definiti nei primi \'90 gli Heroes . Io all\'epoca avevo amato di più il precedente Senderos de Traicion, più diretto e coinvolgente , e che conteneva l\'inno generazionale Entre dos tierras, ma sono dettagli . La cosa che li ha anche elevati come prestigio è stata la produzione di un nome grosso come Phil Manzanera , degno compare di Brian Ferry nei Roxy Music |
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Si ispireranno a loro,ma questo è hard rock latino, gli insidia fanno thrash. Comunque prendete lo stesso i loro primi 2 album. Sono grandiosi. |
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Sinceramente Area gli Insidia li sento diversissimi, sono molto più duri degli Heroes |
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Forse é anche più bello di Senderos a cui però sono più legato. Fatevi un regalo e procuratevelo!
Comunque un gruppo Metal Italiano ispirato dagli Heroes del Silencio per loro stessa ammissione furono gli In.si.dia |
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Meraviglioso. Lo ascolto ancora spesso a distanza di anni e mi emoziona ed esalta.bellissimo, 95 solo perché qualche canzone non è all’altezza.comunque grande gruppo |
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Album bellissimo.da ascoltare sempre |
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@AfterDark Heroes Silencio y Rock and Roll |
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@Ian ti ricordi come si chiama il docu-film?? Almeno lo vado a cercare…  |
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Su Netflix c\'è un bel docu-film sulla loro storia. |
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Molto bello e curato come album in mano alla EMI. A partire dalla produzione fino al libretto del Cd. |
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\"Brindo en silencio...\" questa frase mi rimase stampata in testa dal 1993 quando comprai questo disco... bello veramente... |
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Che gran disco. Ascoltato all\'infinito. Il mio preferito della band. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Nuestros Nombres 2. Tesoro 3. Los Placeres de la Pobreza 4. La Herida 5. La Sirena Varada 6. La Apariencia No Es Sincera 7. Z 8. Culpable 9. El Camino del Exceso 10. Flor de Loto 11. El Refugio Interior 12. Sangre Hirviendo 13. Tumbas de Sal 14. Bendecida 2 15. Bendecida 16. La Alacena
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Line Up
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Enrique Bunbury (Voce, Armonica) Juan Valdivia (Chitarra) Joaquin Cardiel (Basso) Pedro Andreu (Batteria)
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RECENSIONI |
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