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19/09/24
GIANCANE
ARCI BELLEZZA - MILANO
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31/08/2024
( 231 letture )
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Sapete che fine hanno fatto i DownTheSun o, quanto meno, ciò che ne è rimasto? cercate Gurney. La nuova band dell’ex bassista Lance Collier ha pubblicato lo scorso 10 febbraio un EP, The Creeper, materiale croccante per gli amanti del sludge/stoner metal. I DownTheSun hanno, purtroppo, avuto vita breve: nati nel 1999 a Kansas City si sono sciolti nel 2003 a causa dei litigi interni tra i due cantanti. Solamente un album, omonimo, un buon debutto uscito quando il nu-metal era già completamente esploso e che oggi potrebbe risultare anche invecchiato un po' male. C’è chi pensa che il nu metal sia stato un male artistico capace di portare alla proliferazione di band di dubbio valore artistico; esempi di band catastroficamente derivative è facile trovarli ma questo tipo di generalizzazione tendenzialmente non mi trova d’accordo: robaccia c’è sempre stata e il genere è pressoché morto, se non obsoleto. Esso è portato avanti solo dalle storiche band che ormai non fanno che rispolverare le loro hit in sede live e, in fondo, è ciò che il pubblico invoca e vuole sentire. I DownTheSun non hanno superato nemmeno il primo step, forse vittime della fragilità artistica o, ancora, dell’ego di alcuni componenti, nonostante le loro porte fossero ampiamente spalancate grazie a Shawn Crahan (percussionista degli Slipknot) che li prese sotto la propria ala protettiva, con cui riuscirono a portare il proprio singolo su MTV2 e ad aprire a per band quali Slayer, In Flames, Soulfly, Slipknot, Murderdolls, Stone Sour. Nel 2001, col produttore Garth Richardson (Melvins, Jesus Lizard), trascorsero sei settimane al The Warehouse Studio di Vancouver per registrare la loro prima creazione, nella quale tutte le linee di chitarra furono registrate da Neil Godfrey che, però, poco dopo lasciò la band per unirsi ai Motorgrater, sostituito da Bruce Swink, presente nei crediti senza aver registrato nulla e che abbandonerà la band poco dopo. DownTheSun è molto più che sufficiente, pur con degli evidenti limiti compositivi e avrebbe dovuto essere pubblicato alla fine di quello stesso 2001 ma, per vicissitudini discografiche con la prima label "defunta" London/Sire Records, sarà pubblicato soltanto a novembre 2002 per Roadrunner Records.
Fondamentalmente, la band ha tentato di fare ciò che American Head Charge, Dry Kill Logic, Coal Chamber, Chimaira e Mudvayne stavano già facendo da anni e anche parecchio bene. Medicated fu il singolo estratto, di cui è stato girato un video ufficiale, piuttosto indicativo della loro sonorità ed anche del livello artistico. Un ottimo campione standard per farvi un’idea abbastanza chiara della loro identità, che sembrava contenere una sorta di vena filosofica basata sui dualismi socio-universali: bene/male, verità/menzogna, bianco/nero, amici/nemici. Metal brutale che parte con delle mitragliate ritmiche e che esplode nel groove abrasivo e ossessivo. Ottimi gli incisi della catastrofica We All Die e di Lucas Toole, dedicata alla vicenda del serial killer Henry Lee Lucas ed al suo complice, Ottis Toole, responsabili di decine se non centinaia di omicidi negli Stati Uniti tra il 1960 e il 1985; un basso regge il mood dark e getta le basi per una voce sconsolata e sofferente che esplode con i riff di chitarra nell’efficace inciso creando un contrasto che, indubbiamente, funziona. Altri brani ottimi sono Enslaved, con piccoli spunti di elettronica di Church ed una bellissima linea di basso di Collier e Scapegoat che si avvicina un po' ai Fear Factory: due tracce assolutamente in linea con il brano d’apertura. Pitful avrebbe il potenziale strumentale per essere al livello delle altre, ma l’interpretazione “alla Billy Corgan” di Peltz fa purtroppo abbassare la qualità ed anche Pure American Filth possiede un’ottima ritmica martellante, ma non riesce mai a soddisfare le aspettative che crea divenendo inconcludente. Listen e Eye Confide sono delle slow-songs che mostrano quanto anche a livello melodico la band avesse idee proficue ed allettanti che rimandano vagamente ai Deftones nella prima ed ai Pantera nella seconda. Jars è l’ultima scarica di collera prima dell’inutile ed interminabile traccia conclusiva, Revelations, caotica e non-sense; vorrebbe essere provocatoria, riesce di certo ad essere inquietante e sporca ma non mostra mai la sua vera utilità sonora e la sua durata di 15 minuti la rende una delle ending-song peggiori che sia capitato di ascoltare.
Il tiro sonoro generale è rabbioso e sostenuto, di tanto in tanto si arricchisce di buone dinamiche e di un groove sporco, ma corposo; quando ciò succede tutto funziona. Sono alcune linee vocali a non riuscire ad esaltarsi, almeno non sempre, soprattutto quelle di Peltz mentre lo scream rabbioso di Satone è davvero eccellente. È un disco che, a primo impatto, può stuzzicare, ma a cui si devono concedere più ascolti per poterlo davvero apprezzare e, a quel punto, se ne scorgeranno ancor meglio i difetti; nessuna delle tracce riesce ad essere davvero travolgente ed indimenticabile. Insomma, non è una pietra miliare, ma è un buonissimo disco che avrebbe meritato qualche attenzione in più. Anche se, a dirla tutta, a poco sarebbe servito, perché sono stati i DownTheSun per primi a non crederci abbastanza oscurati, forse, dalla grandezza incontrollata dei 9 dell’Iowa. Se ve lo siete perso e siete nostalgici del nu-metal dovreste dargli una possibilità: potreste amarlo. Non ci sarebbe, d'altra parte, da stupirsi se non dovesse convincervi completamente, ma ne varrà comunque la pena.
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Ricordo di averlo ascoltato in un negozio di dischi vicino casa, spinto dalla curiosità del \"nome mascherato\" coinvolto... Se poi non l\'ho acquistato ci sarà stato un motivo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Medicated 2. We All Die 3. Enslaved 4. Lucas Toole 5. Zero 6. Pure American Filth 7. Pitiful 8. Scapegoat 9. Listen 10. Eye confide 11. Jars 12. Revelations
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Line Up
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Anthony "Satone" Stevens (Voce) Aaron Peltz (Voce) Bruce Swink (Chitarra) Danny Spain (percussioni) Nathan Church (sampling) Lance "Kuk" Collier (Basso) Princeton Patterson (Batteria)
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RECENSIONI |
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