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10/10/24
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Kayo Dot - Choirs of the Eye
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14/09/2024
( 393 letture )
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I Kayo Dot nascono nel 2003 durante le registrazioni di quello che sarebbe stato il quarto full-lenght della band precedente del mastermind Toby Driver, i Maudlin Of The Well, dediti a un progressive metal di ampio respiro oscillante dal death alla psichedelia.
Tenutosi stretto diversi membri dei MOFW e il fidato collaboratore ai testi Jason Byron, Driver decise di cambiare rotta sonora e avvicinarsi a lidi più vicini al post metal, al black di stampo avanguardistico e alla musica da camera. Entrati nel roster dell’etichetta Tzadik Records di John Zorn venne così alla luce il primo disco dei Kayo Dot, Choirs Of The Eye, che divenne un successo nel panorama underground del progressive metal dell’epoca.
Andare a delineare lo stile dei Kayo Dot è pressoché impossibile. La forma canzone classica fatta di strofe e ritornelli è inesistente, i brani non presentano riff costruiti per ripetersi in maniera arbitraria, ma nonostante questo non sono nemmeno paragonabili a un’improvvisazione in senso stretto in quanto a detta dello stesso Toby Driver, autore di tutte le musiche, le composizioni sono scritte in maniera “ragionata” e non sono pensate per essere modificate in sede live. All’interno dei brani convivono blast-beat, wall of sound chitarristici, fiati che rimandano a composizioni da colonna sonora per film noir, intermezzi elettronici ambient. Lo stesso comparto vocale, appannaggio principale di Driver ma al quale collabora l’intera band, varia dal cantato, alle urla, al parlato, arrivando perfino a un vero e proprio scream di derivazione black, anche se la voce risulta spesso filtrata, saturata, oppure sovraincisa a creare un coro di grida. I testi, a opera di Byron, sono pensati a parte e poi inseriti nelle composizioni successivamente, e per questo non sempre vengono esposti per intero: esempio emblematico è nella prima parte della conclusiva The Antique, dove il rumore di una Polaroid che stampa la foto delle liriche va a significare il contenuto stesso delle parole che non hanno trovato posto nella composizione in musica.
Fino a qui, si potrebbe pensare quasi a un gruppo non-sense, o una di quelle “operazioni pacco” che si fingono esclusive per intellettuali o cultori del genere, per mascherare il fatto che in realtà rappresentano delle Supercazzole certificate, però nel caso dei Kayo Dot il concetto è un po’ più complesso di così: bisognerebbe entrare nella mente (abbastanza caotica e di difficile accessibilità) di Toby Driver e soci già dai tempi dei Maudlin Of The Well, il cui modo di fare musica non è mai stato legato al comporre musica “nuova” ma dal recuperare musica esistente in piani di realtà differenti (raggiunti attraverso tecniche di sogno lucido – e probabilmente con qualche “aiutino”).
Nonostante la stranezza della metodologia scelta per il raggiungimento dello scopo, in questo primo lavoro dei Kayo Dot in effetti non parrebbe fuori luogo che le composizioni derivino da sogni o allucinazioni: come in sogno ciò che accade non avvenga spesso in maniera sequenziale ma si salti avanti o indietro nel tempo e nello spazio, accostamenti di situazioni, dialoghi o persone siano caotiche o completamente irrealistiche ma comunque al sognatore tutto questo appaia normale e plausibile, la stessa cosa avviene con i cinque brani di Choirs Of The Eye. Ovviamente questo effetto si traduce in brani, come detto, in cui la forma canzone è un pallido ricordo, dove le melodie si sovrappongono, le ritmiche si accavallano e dove vige un caos organizzato. Non si tratta di musica facile, né fruibile distrattamente come sottofondo per trarne un qualche tipo di piacere: è molto alto il rischio di rimanere spiazzati, e in effetti di non capire subito se quello che sentiamo ci piace o meno.
La disamina track by track è superflua e abbastanza inutile nel caso specifico, in quanto si potrebbero individuare alcuni spunti comuni, ma sarebbe più corretto che ogni ascoltatore si faccia la sua idea e si avvicini a questo disco senza troppi preconcetti e senza “sapere troppo”. Il bello di Choirs Of The Eye sta proprio lì, nel far pensare, nello spingere l’ascoltatore a trarre conclusioni, nel rappresentare un modo non geniale o innovativo (certi termini così altisonanti meglio lasciarli da parte) ma almeno diverso di creare e suonare musica. Sommati questi fattori al coraggio di uscire sul mercato con un debut di questa portata, si può indicare questa uscita dei Kayo Dot come uno di quegli album da ascoltare almeno una volta nella vita.
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Gran disco, superiore certamente alla produzione dei maudlin che era a tratti geniale e a tratti confusionaria. Qua trovarono la quadra di tutto. Notevole anche il disco solista di Toby Driver uscito da lì a pochi anni. Peccato che le proposte successive non sian sempre state a pari livello... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Marathon 2. A Pitcher Of Summer 3. The Manifold Curiosity 4. Wayfarer 5. The Antique
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Line Up
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Toby Driver (Voce, Chitarra, Violoncello, Contrabbasso, Tuba, Sintetizzatore) Greg Massi (Chitarra elettrica, Voce) Nicholas Kyte (Basso, Voce) Terran Olson Fflauto, Clarinetto, Sassofono, Organo Hammond, Piano Rhodes, Pianoforte) Sam Gutterman (Batteria, Percussioni, Voce)
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RECENSIONI |
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