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17/10/24
1349 + KAMPFAR + AFSKY
SLAUGHTER CLUB, VIA ANGELO TAGLIABUE 4 - PADERNO DUGNANO (MI)
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Ritual - The Story of Mr. Bogd - Part 1
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22/09/2024
( 1012 letture )
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Diciassette anni di attesa. Tanto ci è voluto perché i Ritual tornassero con un nuovo album in studio, il quinto della loro carriera. Un’attesa infinita e che aveva ormai l’aspetto di un congedo definitivo, dopo che la band aveva pubblicato l’ennesimo gran disco, The Hemulic Voluntary Band, per vederlo cadere nel vuoto di un riconoscimento che ormai non sembrava dover mai arrivare. A destare l’attenzione dei fan, magari pochi, ma fedeli, era arrivato in realtà un EP nel 2020, che preannunciava appunto il ritorno in grande stile della band, addirittura con un doppio album. Lo scetticismo restava giustificato, ma le crescenti interazioni del gruppo sui social media portavano nuove conferme ed eccoci qua, con la prima parte dell’atteso ritorno, che diventa finalmente realtà, attraverso Karisma Records. Per chi fosse a digiuno di conoscenze sui Ritual, è giusto brevemente ricordare che il gruppo ha debuttato nel lontano 1995 con un disco autointitolato, fortemente incentrato sulle novelle della scrittrice Tove Jansson, i cui protagonisti sono i Moomin, piccoli troll benevoli, le cui vicende sono tradotte in tutto il mondo. Portatori di un prog rock con ampie derive settantiane e di un’atmosfera fiabesca incentrata su strumenti folk e acustici, i Ritual inframmezzavano a queste delle tracce decisamente più moderne e molto originali, difficilmente inquadrabili, che diverranno predominanti nei successivi Super Birth (1999) e Think Like a Mountain (2003), per poi tornare ampiamente alle atmosfere folk nel citato The Hemulic Voluntary Band (2007). Cosa aspettarci dunque da un gruppo che ha fatto del cambiamento e della non essere inquadrabile la propria bandiera, a distanza di diciassette anni?
Ebbene, con un intervallo del genere e con delle premesse come queste, era inevitabile attendersi un ulteriore evoluzione. I Ritual restano fedeli a se stessi e sono in qualche modo subito riconoscibili, anche e soprattutto grazie all’inconfondibile voce di Patrik Lundström, maestro cerimoniere e ottimo chitarrista, ma la loro musica continua a cambiare e andare avanti. Pur trovandoci di fronte solo a una prima parte, è evidente che a farla da padrone è un prog rock a chiare tinte settantiane, con King Crimson, Genesis, Yes, Jethro Tull e Gentle Giant a tornare alla mente, seppure in una chiave sempre molto personale, con venature folk in ampia evidenza e un ridotto utilizzo della distorsione. La storia di Chichikov Bogd, interamente scritta dal bassista Fredrik Lidqvist, contiene degli aspetti tipicamente a la Dickens e al contempo fiabeschi, dietro i quali si nascondono storie e personaggi molto reali. Quindi, spazio a gufi che si trasformano in umani, anziane signore che custodiscono gatti fatati, strane compagnie di musicanti girovaghi, teste femminili che galleggiano in un pozzo e profetizzano il futuro. Nel mezzo, il misterioso protagonista, ricco e a capo di un impero, che improvvisamente e senza una spiegazione e, sembrerebbe, senza un piano, decide di scappare col proprio maggiordomo nella sua carrozza, iniziando il viaggio raccontato nel disco. Colpisce ancora una volta la qualità strepitosa della scrittura della band, sempre di alto profilo tecnico, ma incentrata soprattutto sulla ricchezza degli arrangiamenti, dall’altissima proprietà evocativa e che utilizzano spesso strumenti folk, accompagnati da tastiera, organo e chitarre acustiche o elettriche, col risultato di creare uno spazio e un tempo lontani e al tempo stesso familiari. Sognanti e carichi di echi, i brani del disco non nascondono anche nuove sfumature richiamanti la musica classica e contribuendo quindi a tutto tondo al riferimento al prog settantiano. Impossibile trovare una sola traccia che non sia di altissimo livello nel disco, compresi gli strumentali Dreams in a Brougham e Through a Rural Landscape, entrambi capacissimi di evocare le atmosfere del titolo o le totalmente acustiche Forgotten Qualities, toccante come poche e la orientaleggiante e strepitosa The Three Heads of the Well, che chiude questa prima parte col botto. Prog all’ennesima potenza con A Hasty Departure, venata di archi classici e con un tempo ritmico intricatissimo, che creano il contrasto tra la città e il ricco palazzo del protagonista, con la sua dimensione “civile”, ingarbugliata e inestricabile e il paesaggio rurale e fiabesco che si apre con la fuga ed evocato magistralmente tramite il flauto nella coda del brano. Altre bombe prog sono Mr. Tilly and His Gang, sgangherata e parodistica, ai limiti del grottesco, mentre narra di un gruppo di suonatori da strada con la loro incredibile musica mai sentita prima, nei quali è forse possibile intravedere gli stessi Ritual. Stupendo l’incanto di The Inn of the Haunted Owl, vera e propria novella in musica che non avrebbe sfigurato sul primo album, un capolavoro fatto e finito, come The Feline Companion, tra piano ed esplosioni ritmiche accompagnate dal mellotron. Spettacolare l’approfondimento sul protagonista in Chichikov Bogd, trionfale brano che da un giro insistito si arricchisce di stratificazioni fino a esplodere nel refrain. A rompere l’idillio campestre, arriva Read All About It! che narra la scoperta della fuga di Chichikov Bogd e la contemporanea emersione delle malefatte compiute dalla sua impresa, che attraverso un ritmo paranoico e la sovrapposizione delle voci dei “ragazzi” che vendono il giornale agli angoli della strada, in formato operistico e francamente un po’ fastidioso e anti-climax, ci riporta alla follia della città e ai suoi contrasti.
Diciassette anni e un disco che, pur nella sua complessità e nella sua multi-stratificazione, con le sue allegorie e la sua narrazione da concept, non può soddisfare la curiosità e l’attesa di scoprire l’intera opera, al completo. Questa prima parte fa letteralmente gridare al miracolo, inutile girarci attorno: siamo di fronte a un disco prog rock di altissimo livello, per qualità di scrittura e ambiziosità degli arrangiamenti, comunque sempre messi al servizio delle canzoni. Diverso, come sono sempre stati diversi tutti i dischi dei Ritual, ma anch’esso riconducibile a una identità fortissima, incredibilmente intatta dopo tutto questo tempo e, ancora una volta, feconda di meravigliose composizioni, fuori dal tempo e per questo preziose, rarissime, imperdibili. In spasmodica attesa di una seconda parte, non resta che salutare il ritorno dei Ritual con un enorme "grazie", auspicando ancora una volta che tanta maestria e qualità non vadano di nuovo a far patrimonio per pochi fortunati. Se l’opera completa sarà di questo livello, saremmo di fronte un capolavoro moderno di prog rock, senza troppe e inutili cautele. Fatelo vostro, senza paura, qua il livello è talmente alto che è impossibile rimanere delusi.
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8
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I Ritual sono una garanzia, anche questo album ne è la riprova. Peccato l\'attesa lunghissima e peccato non abbiank l\'attenzione che si meriterebbero. Ps: bella recensione |
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7
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É un bel disco di progressive scandinavo, come da tradizione contaminato dal folk. Purtroppo non ho molto tempo per ascoltare la musica e quindi gli ho dedicato solo un paio di ascolti, preferendogli i Kaipa.
Consiglio a tutti coloro che hanno tempo e pazienza di immergersi nel mondo fatato di Ritual (e pure dei Kaipa, per me i migliori del prog nordico) e di approfondire anche i testi. |
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6
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@Luis: se ti capita di ascoltarlo, facci sapere cosa ne pensi! |
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5
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Ad un primo ascolto è assolutamente bellissimo |
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4
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Buongiorno a tutti. La media del voto lettori è sfalsata a causa della mia mancata capacità di giudizio. Ai lettori, alla band e all recensore voglio porgere le mie scuse. Luis |
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3
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Ops... grazie della segnalazione, errore di battitura, spero si capisse dal testo! |
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2
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Ottima recensione, ma l\'EP è del 2020....infatti sono ben quattro anni che aspetto l\'album! |
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1
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Uno dei miei gruppi preferiti! Non vedo l\'ora di ascoltarlo... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A Hasty Departure 2. The Inn of the Haunted Owl 3. Dreams in a Borugham 4. Chichikov Bogd 5. Mr. Tilly and His Gang 6. Through a Rural Landscape 7. The Feline Companion 8. Read All About it! 9. Forgotten Qualities 10. The Three Heads of the Well
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Line Up
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Patrik Lundström (Voce, Chitarra elettrica e acustica, Bouzouki) Jon Gamble (Tastiera, Cori) Fredrik Lindqvist (Basso, Bouzouki irlandese, Dulcimer, Flauti, Effetti, Cori) Johan Nordgren (Batteria, Percussioni, Nyckelharpa, Cori)
Musicisti Ospiti Lovisa Hallstedt (Violino su traccia 1) Mark Evitts (Violino e Viola su traccia 1) Emily Nelson Rogers (Violoncello su traccia 1) Fabian Lundström (Cori e voce solista su traccia 8)
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