|
17/10/24
1349 + KAMPFAR + AFSKY
SLAUGHTER CLUB, VIA ANGELO TAGLIABUE 4 - PADERNO DUGNANO (MI)
|
|
The Vision Bleak - Weird Tales
|
28/09/2024
( 1418 letture )
|
Distesa su un piano rigido e costretta in uno spazio ristretto tento invano di urlare, di chiedere aiuto, ma nessuno può sentirmi e il respiro si fa sempre più affannoso; non devo sprecare altro fiato, altra aria, inizio a sentirmi soffocare. Con tutte le mie forze provo a spingere le pareti di questa trappola, le graffio finché le mie unghie non si consumano, ma le forze iniziano a venir meno, devo risparmiarle adesso, ormai è troppo tardi. È buio qui, terribilmente silenzioso, e inizio ad avvertire freddo, tanto freddo ed a tremare come una foglia al vento, ma qui non tira un alito di vento, mentre l’odore della terra ammuffita ormai pervade il mio olfatto. Sono terrorizzata, ho capito cosa sta succedendo, nessuno mi salverà da questa sepoltura prematura, mi credono già morta, è davvero questa la mia fine? Che ne sarà di me?
I The Vision Bleak propongono uno stile che affonda le sue radici nel goth degli anni '80, ma soprattutto nel gothic metal della metà degli anni '90, e in particolare nella parte più cupa ed aggressiva di questo genere, offrendo una narrazione dal sapore antico ed arcano ma attualizzandola e riproponendola con una produzione moderna. Con un songwriting di tutto rispetto, si mostrano altresì in grado di offrirne una loro versione riconoscibile e personale, il che li colloca sicuramente tra gli esponenti più importanti del genere, tra le band che riescono ancora a mantenere vivo ai giorni nostri tutte le peculiarità del genere.
Sottotitolata "An Opus of Darkness and Grandeur", si tratta in effetti di un'antologia di racconti in perfetto stile gotico, che presenta al suo interno tutti gli elementi cardine di questo genere musicale e letterario. Il concept album strutturalmente consta di una sola traccia della durata di quarantuno minuti e si snoda attraverso diverse fasi con una narrazione che si sviluppa spesso in maniera inaspettata, senza mai presentare al suo interno parti ripetitive. Anche la durata della composizione nel suo complesso è stata ben dimensionata, in modo da poterla apprezzare senza dover mai sperimentare stucchevoli espedienti atti a riempire inutilmente il tempo disponibile. Di fatto l’opera si articola in dodici capitoli che si susseguono senza soluzione di continuità, per cui per definizione va assaporata nel suo complesso senza scorporare nessuna delle singole parti che lo compongono, come è probabilmente nell’intento del suo principale autore Schwadorf, al secolo Markus Stock, anche noto per i suoi trascorsi come membro della folk band Empyrium. Ciononostante, è comunque possibile provare ad identificare al suo interno alcuni momenti chiave, come la strumentale Chapter VII: The Graveyard by Nyght in a Thunderstorm, in cui una lugubre melodia sinfonica, infarcita di rumori d’ambiente per niente rassicuranti, contribuisce con la sua oscura mestizia a creare quel pathos che spesso prende piede durante l’intera narrazione. Ma è proprio quando si è totalmente avvolti dall'oscurità che si ha un sussulto nel momento in cui tali atmosfere fosche vengono bruscamente interrotte da sezioni ritmiche di irrompente aggressività, in cui le harsh vocal e i cordofoni squarciano il quadro fino a quel momento costruito per esplodere con estrema violenza, in un contesto in cui si ha la sensazione che tutto può accadere da un momento all’altro. È ciò che avviene ad esempio in Chapter IV: Once I Was a Flower, forse uno dei capitoli più emozionanti, in cui dopo un’introduzione con raffinate melodie al piano e chitarra ci si cala in un mid-tempo dal classico incedere goth rock, al cui interno trovano compiuta collocazione le clean vocal intense e profonde di Tobias Schönemann, meglio noto con lo pseudonimo Konstanz. Ma soprattutto è ciò che si avverte nel contrasto verso il passaggio al capitolo successivo, Chapter V: The Premature Burial, in cui sezioni strumentali orrorifiche vengono letteralmente squarciate dallo scream/growl di Schwadorf e dall’aggressività delle chitarre e del drumming (ad opera di Konstanz), che raggiungerà poi il suo apice nel prosieguo, e in particolare in Chapter XI: Canticle, offrendo una prova assolutamente straordinaria.
Romanticismo e tragicità, raffinatezza e brutalità, tenebrosa teatralità, atmosfere sepolcrali alternate a sezioni robuste e corpose sono gli elementi e i contrasti che si susseguono continuamente al suo interno, miscelati e dosati con abilità per tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore e per sorprenderlo continuamente, fino a sfociare magistralmente nel down-tempo e nel gothic doom del capitolo conclusivo Chapter XII: To Drink from Lethe, impreziosito dall’elegante suono del violino di Aline Deinert.
Il duo tedesco giunge così al suo settimo full-length, dopo una lunga pausa di riflessione durata ben otto anni dal precedente, riaffermandosi come una delle band di maggior rilievo in un genere che evidentemente attraverso il corso degli anni riesce ancora a trovare forme di ispirazione ed espressione di alto livello come questa.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
e’ un disco che segue l’approccio degli ultimi lavori , molto cupo atmosferico.Li preferivo nei primi lavori più spontanei e divertenti.Voto 70 |
|
|
|
|
|
|
|
|
1
|
Acquisto d\'obbligo per uno dei migliori dischi dietal a tinte gotiche degli ultimi vent\'anni. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Weird Tales: Chapter I: Introduction Chapter II: In Rue d’Auseil Chapter III: In Gardens Red, Satanical Chapter IV: Once I Was a Flower Chapter V: The Premature Burial Chapter VI: Mother of Toads Chapter VII: The Graveyard by Nyght in a Thunderstorm Chapter VIII: The Undying One Chapter IX: Evil Dreams Run Deep Chapter X: The Witch with Eyes of Amber Chapter XI: Canticle Chapter XII: To Drink from Lethe
|
|
Line Up
|
Schwadorf (Voce, Chitarra, Basso, Tastiera) Konstanz (Voce, Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
|