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17/10/24
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SLAUGHTER CLUB, VIA ANGELO TAGLIABUE 4 - PADERNO DUGNANO (MI)
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Simone Simons - Vermillion
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30/09/2024
( 1074 letture )
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Simone Johanna Maria Simons è un’artista attiva da oltre un ventennio e nota per essere la voce principale della symphonic e gothic metal band Epica, nonché per aver attivamente partecipato negli anni come ospite a vari lavori di band di spicco come Kamelot, Angra, Leaves’ Eyes e a progetti ambiziosi come Ania, Avalon e soprattutto Ayreon. Proprio dal sodalizio pluriennale e dall’intesa con Arjen Lucassen nasce questo primo attesissimo lavoro da solista, dal titolo Vermillion che rappresenta bene l’estetica, il fascino e lo spirito della trentanovenne singer olandese, giunta a una maturità e a una consapevolezza artistica che fanno del connubio tra talento vocale, capace di spaziare da un’impostazione lirica, ariosa e morbida da soprano fino a uno stile moderno e a tratti tagliente, mescolato a una femminilità e a una bellezza magnetica che trovano in un corpo sinuoso, ma soprattutto in uno sguardo ora glaciale ora dolce espresso dagli occhi celesti, contrasto a una pelle chiarissima e ai capelli rosso vermiglio. Il disco è figlio del songwriting di Lucassen, tanto da ricordare i lavori delle sue creature Ayreon e Star One più che quanto proposto dagli Epica, in un connubio tra metal impregnato da atmosfere elettroniche, momenti sinfonici e a tratti darkeggianti. I tanti richiami a quanto proposto da Lucassen nelle decine di lavori uscite sotto l’ombrello dei principali progetti del polistrumentista olandese finiscono per garantire una produzione professionalissima e formalmente impeccabile, sia pure finendo per diluire l’originalità della proposta, troppo spesso intrappolata in melodie vocali che hanno un che di già sentito o in trame in cui l’elettronica alternata ai riff potenti intrecciati da Lucassen finiscono per richiamare troppo da vicino quanto sentito nei tanti dischi di Ayreon. Intendiamoci, non c’è un singolo brano tra i dieci compresi in Vermillion che risulti scadente, ma nemmeno uno che gridi al capolavoro o che raggiunga quantomeno un livello di eccellenza a cui spesso l’accoppiata Lucassen – Simons ci avevano egregiamente abituati in vari episodi di Ayreon. Elettronica futuristica intrecciata ad elementi arabeggianti come l’opener Aeterna o la successiva In Love We Rust riportano a Kamelot, Epica e fortemente Star One, con Simone interprete sicura, morbida e sinuosa, mentre l’aggressività si alza in Cradle to the Grave, sia a livello di muro elettrico che nelle trame vocali rese aggressive e taglienti grazie all’alternanza con l’ospite Alissa White-Glutz, frontwoman degli Arch Enemy. La struttura del duetto con contrasto tra trame clean e sinfoniche ad opera della Simons e momenti ai limiti del growl si ripetono anche in The Core, che vede il compagno negli Epica, Mark Jensen, contribuire con innesti ficcanti anche se in un canovaccio che non porta a elementi di particolare innovazione rispetto a quanto proposto negli anni con la band madre, e nella più sperimentale R.E.D. , con sprazzi tra darkwave e industrial che non colpiscono tuttavia fino in fondo. Buone la melodiche e atmosferiche Fight the Fight, Vermillion Dreams e Dark Night of the Soul, cuore dell’album in cui il talento etereo di Simone ben si manifesta assieme alle influenze chiare dalle connazionali Anneke van Giersbergen e Sharon den Adel che con The Gathering e Whithin Temptation forgiarono la carriera e il percorso intrapreso dalla Simons a partire dall’ormai lontano 2003. Elementi più elettrici, potenti e a tratti oscuri si riscontrano in Weight of the World, con inserti di lyrics in tedesco e ritmiche in cui spiccano le qualità di Rob van der Loo al basso (anch’egli negli Epica) e il drumming di Koen Herfst (Vandenberg). Un lavoro complessivamente che non va oltre il discreto, un po’ per la sostanziale mancanza di elementi innovativi rispetto a quanto ascoltato fino ad ora nella carriera della singer olandese, un po’ per le aspettative altissime verso quanto il connubio tra la Simons e la penna di Lucassen avrebbero verosimilmente potuto e dovuto apportare. Vermillion resta un tassello ad ogni modo importante per la carriera di Simone Simons e un must per i fan più incalliti dei due personaggi in questione. Occasione solo parzialmente sfruttata.
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13
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Da fan di Lucassen in tutte le sue forme, questo disco non mi ha incuriosito quasi per nulla.
Simone è davvero splendida, anche dal vivo (vista l\'anno scorso in Olanda).
A livello musicale è un\'ottima cantante ed interprete anche se, solo prendendo il battaglione femminile di Lucassen, ne preferisco altre.
Non seguo più gli Epica perchè non mi fanno impazzire ed alla voce della bella Simone, per me, manca sempre quel \"non so che\".
Ero curioso di vedere se questa recensione poteva farmi cambiare idea ed accompagnarmi per mano all\'acquisto, ma, tra recensione e commenti, non ho cambiato le decisioni. |
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12
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Non seguo più gli epica ma Simone è indiscutibilmente un\'ottima cantante, anche se neanche a me piace da solista. |
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11
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Lei molto molto sopravvalutata
genere ipersaturo che ormai a me personalmente ha scocciato
Lucassen adempie egregiamente al suo ruolo, distribuendo talenta su tutte le canzoni, che , aimé non mi convincono proprio |
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10
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symphonic giusto lontanamente e per fortuna |
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9
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Discreto album di Symphonic Metal con molta elettronica |
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8
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Al netto dei richiami agli Rammstein suona troppo come una collezione di scarti degli Ayreon e ancor di più degli Star One. Simone ha sbagliato ad affidarsi a una personalità così dominante come quella di Lucassen, avrebbe dovuto rivolgersi a qualcun altro e scrivere più cose di proprio pugno. Vari brani che si lasciano ascoltare bene ma nessuno colpisce, tranne l\'opener. Siamo fra il 6 e il 7 |
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7
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Al netto delle imprecisioni che ho segnalato, mi trovo d\'accordo con questa recensione. O meglio: in realtà gli elementi innovativi rispetto alla carriera di Simons ci sono e si trovano proprio in quegli elementi elettronici industrial che pescano molto dal suo amore per i Rammstein. Però tutto è stato concretizzato in canzoni sì carine, tolta la per me bruttissima R.E.D., ma mai memorabili. Sicuramente promuovo quest\'album, gli do la sufficienza piena, ma non è affatto imprescindibile. In Love We Rust, The Core, Fight or Flight, Dystopia, Weight of My World e Dark Night of the Soul sono tutti brani piacevolissimi da ascoltare, che funzionano, ma che reggono male alla prova del tempo e agli ascolti ripetuti; o quanto meno a me hanno stufato velocemente, a qualcun altro magari no. Gli elementi per fare qualcosa di interessante c\'erano. con questa elettronica così presente, ma si sono concretizzate in canzoncine. Fa eccezione Aeterna, che ha più spessore e più fascino. |
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6
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Non ho capito il criterio dietro al box a lato, visto che di symphonic qui ce n\'è pochissimo: credits alla mano, ci sono letteralmente solo un singolo violinista (tracce 1 e 4) e due violoncellisti (uno nelle tracce 2, 3 e 6, l\'altro nella traccia 10; quest\'ultimo è uno degli Apocalyptica). Stop. Anche non utilizzando il termine \"symphonic\" in modo rigido, e quindi non legandolo alla presenza di un\'orchestra sinfonica (reale o virtuale che sia), quest\'album non è neanche orchestrale in senso cameristico. Quanto ai sintetizzatori, sono quasi sempre orientati non verso suoni orchestrali, bensì verso suoni elettronici di chiara matrice industrial, con rimandi ai Rammstein, ai Nine Inch Nails e a Celldweller. Quindi questo è un album principalmente industrial metal/rock; il symphonic è solo un\'influenza, forse anche meno importante rispetto al progressive rock/metal alla Ayreon e al gothic/dark. A dirla tutta, non è neanche corretto definire gli Epica una band \"symphonic e gothic\": il gothic è solo un\'influenza fra tante, in un sound molto ricco e dagli spunti diversificati, e che oltretutto si è andata molto a ridurre rispetto agli esordi; giusto i primi album possono davvero essere definitivi symphonic gothic. |
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5
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Il primo singolo Aeterna mi aveva fatto ben sperare ma ascoltando il disco son rimasto un po\' deluso...d\'accordo con il 70.
Copio e incollo l\'ultima riga di JC.
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4
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Tipica uscita Nuclear Blast dai contenuti sonori tendenzialmente indigesti e dal taglio tossicamente moderno.Elettronica,metal,una bella voce femminile e il vuoto cosmico di contenuti dallo spessore prossimo al Non Pervenuto.Per me è un 45. |
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3
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La musica degli Ayreon senza concept, senza super cast, in tono minore.
Con la meravigliosa Simone.
C\'é abbastanza per fare un discreto disco (70), non peró per emergere nella massa infinita delle uscite annuali.
Comunque da Arjen e Simone non puó uscire niente di brutto, bravi sempre. |
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2
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Disco noiosetto si ma nel complesso discreto, il voto 7 ci sta. In realta’ Lucassen lo scorso anno ha sfornato un bel progetto virando sull’hard rock seventies. Ma nel complesso produrre cosi’ tanto porta a un inevitabile logoramento / appiattimento della qualita’ |
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1
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Disco deludente e noioso, mi sarei aspettato qualcosa di più da Lucassen che incappa nel secondo flop dopo Transitus, inizio a preoccuparmi.
Mentre lei ragazzi, lei!!! Di una bellezza incredibile, le posso perdonare tutto, anche questo disco mediocre.
Voto 10000000000 top (a Simone). Voto 70 al dischetto |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Aeterna 2. In Love We Rust 3. Cradle to the Grave 4. Fight of Flight 5. The Weight of My World 6. Vermillion Dreams 7. The Core 8. Dystopia 9. R.E.D. 10. Dark Night of the Soul
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Line Up
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Simone Simons (Voce) Arjen Lucassen (Chitarra, Basso, Tastiere, Orchestrazioni) Rob van der Loo (Basso) Koen Herfst (Batteria)
Musicisti Ospiti: Mark Jansen (Voce nelle tracce 7, 9) Alissa White-Gluz (Voce nella traccia 3)
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