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Anciients - Beyond the Reach of the Sun
19/10/2024
( 970 letture )
Con la pubblicazione del loro primo album, Heart of Oak, i canadesi Anciients erano stati capaci di attirare numerose attenzioni e diverse benevolenze, tanto da essere scelti da Lamb of God, Sepultura, High on Fire, Goatwhore e Boris per aprire i propri concerti. Purtroppo, qualcosa nel gruppo si ruppe da lì a poco e con la pubblicazione del secondo album, Voice of the Void, di fatto Kenny Cook e Mike Hannay si ritrovarono da soli. Contestualmente, Cook e la moglie stavano avendo il loro primo figlio e, sia per problemi di salute di lei, che per la decisione di far crescere il bambino in una piccola realtà, lontana dal caos cittadino, gli Anciients furono messi momentaneamente in soffitta. Certo, il periodo del covid e la necessità per Cook di inventarsi unico cantante e scrittore della musica e dei testi, non hanno aiutato a rendere più veloce la transizione verso una nuova uscita discografica. Ecco, quindi, spiegati gli otto anni intercorsi, che hanno permesso al gruppo di ritrovarsi e di arrivare al proprio terzo album, quando forse di loro si erano davvero perse le tracce. In sostanza, una carriera da rilanciare da zero e una credibilità da ricostruire, pur con alle spalle due album che hanno lasciato un segno. Ecco quindi che Beyond the Reach of the Sun si carica di una grande responsabilità, in realtà assolta splendidamente.

Raccontare il caleidoscopio sonoro degli Anciients è davvero difficile. Partiamo dal concept del disco: in sostanza, si narra la vicenda di una Terra del futuro, attaccata da una specie aliena così potente da essere capace di oscurare il sole, sprofondando il mondo nel gelo e nelle tenebre. Solo la capacità di resistere e la riscoperta di “verità dimenticate” potrà permettere una lotta e, forse, una vittoria, se non almeno la sopravvivenza della vita sul pianeta. Il tutto appare molto metaforico, a dire il vero, ma andiamo avanti. Musicalmente, il disco è di una ricchezza stordente e, se è vero che il gruppo era noto per le proprie influenze principali, che rispondono al nome di Mastodon e Opeth, è pur vero che il tempo trascorso non è passato invano. Se, infatti, i due nomi citati restano molto esplicativi del “prog metal estremo” suonato dal gruppo, è altrettanto vero che le influenze profuse dal gruppo nella propria musica sono infinite: heavy classico, sludge, death, black, psichedelia e perfino alternative metal, fanno capolino di continuo nelle contorte e immaginifiche canzoni del gruppo, portando alla memoria un altro misconosciuto portento musicale, gli splendidi Monsterworks e, infine, anche i Voivod. Altrettanto capaci di risultare del tutto personali nel mischiare e fondere praticamente qualunque genere musicale, gli Anciients e Kenny Cook in particolare, aggiungono ulteriori sfumature, inserendo sia parti vocali in pulito, anche a più voci, che un profondo growl alla maniera di Mikael Åkerfeldt. I brani risultano così particolarmente intricati, con sviluppi spesso inattesi e continui cambi di registro, i quali certificano non solo le ottime doti strumentali della band, ma anche una inesausta volontà di mescolare le carte dei generi, rimanendo comunque centrale il prog metal, come ancora e baricentro musicale. Il loro è un viaggio cosmico entusiasmante che, se può e deve essere in parte tacciato di un eccesso di cerebralità a danno della componente puramente emotiva ed evocativa, in questo terzo lavoro, trova un equilibrio decisamente più soddisfacente, in tal senso.
Sarà il concept, sarà la maturazione dei musicisti e di Cook, sarà la volontà di dimostrare che gli Anciients sono tutt’altro che morti, ma Beyond the Reach of the Sun è un disco che lascia stupefatti e del quale non si riesce a stufarsi. Anche se la sovrabbondanza di idee e derive strumentali, i continui cambi vocali e gli sviluppi non lineari confondono continuamente l’ascoltatore, facendogli perdere ogni punto di riferimento, al punto che diventa difficilissimo capire a che punto del disco si trova e quale canzone sta ascoltando, stavolta il gruppo riesce nell’intento di non risultare slegato e quasi mai questa folle architettura suona fine a se stessa. Non è difficile trovare anche dei bellissimi frammenti di melodia di alto valore e brani che colpiscono non solo per lo sfoggio tecnico, come le bellissime Is It Your God, Melt the Crown e Beyond Our Minds, emozionanti e trionfanti per loro capacità evocativa e questo anche grazie all’utilizzo dei sintetizzatori, che in mezzo al tripudio chitarristico continuo del disco aiutano a forgiare quel suono di “minaccia cosmica” che riprende il concept e lo amplifica, con un brano strumentale come Candescence che suona robotico e futuribile, ma con un gusto retrò irresistibile, come fosse dei Rush.
Forbidden Sanctuary apre il disco in maniera esaltante, con un arpeggio fatato e un crescendo continuo che lasciano senza fiato e ci narrano di un gruppo di qualità semplicemente superiore. L’evoluzione del brano è stordente per ricchezza e qualità di soluzioni, molto bella la linea melodica in pulito e l’arrivo del growl non fa che aumentare l’intensità di una traccia che ci proietta nel disco e convince fin da subito del livello assoluto raggiunto, tra scale mediorientali e sintetizzatori. Assolutamente non da meno Despoiled con i suoi intrecci di arpeggi e riffing in continua evoluzione, che mantengono l’atmosfera cibernetica e cosmica e con un più insistito uso del growl a sottolineare la tensione del brano, con uno spietato Hannay a martellare come un ossesso. Più melodica e insinuante Is It Your God, senza perdere mai di intensità, con una bellissima linea melodica e un andamento sinuoso, che libera poi una splendida sezione solistica, con ancora sintetizzatori e organo a creare atmosfera. Ma è davvero difficile trovare una traccia che sia meno che enorme e si fa torto a Cloak of the Vast and Black con la sua introduzione alla Andy Laroque e la strofa che ricorda invece i Voivod o alla magnifica Celestial Tyrant -un pezzo da urlo, diciamocelo, prog metal evoluto al suo meglio- non citandole, mentre The Torch, una delle più brevi e dirette, contiene una delle sezioni solistiche più belle di tutto il disco. Come Forbidden Sanctuary aveva meravigliato in apertura, così In the Absence of Wisdom fa in chiusura, sfiorando a più riprese la parola “capolavoro”, a partire dalla struggente introduzione strumentale, per arrivare al grandioso connubio di ritmiche prog metal e linee melodiche alternative metal, per arrivare alla stupenda evoluzione in crescendo, sublimata da un nuovo strepitoso assolo.

La straripante ricchezza tecnica e stilistica di Beyond the Reach of the Sun ne è al tempo stesso grandezza e limite. E’ difficile, infatti, non perdersi tra le trame dipanate dagli Anciients e non mancherà chi considera l’album logorroico e perfino inconcludente, nel suo trionfo musicale. Eppure, col loro terzo disco i canadesi hanno saputo andare oltre e fare tesoro delle critiche ricevute con i precedenti, riuscendo a intessere i propri brani con una predominante vena melodica e, tramite il concept, a trovare anche un filo conduttore di matrice spaziale/cosmica che dona un alone di freddezza e al contempo di epica magnificenza. Il risultato è un disco che necessita sì di tanti ascolti per essere dipanato, ma che fin da subito accoglie e mostra il proprio valore. Kenny Cook e soci hanno tirato fuori un Signor disco, forse mancante ancora dei crismi del capolavoro tout court, ma che si staglia all’orizzonte ad altezze nelle quali solo i Grandi volano con sicurezza. Da notare come l’album goda anche di ben tre bonus track, le quali, se alzano il minutaggio attorno ai proibitivi settantacinque minuti, non sono affatto degli scarti da sottovalutare.
Disco di grandissimo valore, un ritorno di quelli che lasciano davvero il segno e che candidano gli Anciients a essere una delle band di maggior interesse a largo spettro di questi anni. Fatelo vostro.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
89 su 2 voti [ VOTA]
mauri
Giovedì 31 Ottobre 2024, 8.55.49
5
veramente un gran lavoro complimenti
Merlowizard
Lunedì 21 Ottobre 2024, 11.01.09
4
Artwork di copertina voto 100. Ottimo album.
Duke
Domenica 20 Ottobre 2024, 17.01.33
3
...bravi ed eclettici....
Ivan75
Domenica 20 Ottobre 2024, 15.13.01
2
Sono bravi, grande perizia tecnica, mirabili nel destreggiarsi tra le diverse sonorità che caratterizzano la loro musica ma, tolto qualche passaggio, il disco non mi ha impressionato in modo eclatante. L\'ho ascoltato due volte, tuttavia, a parte l\'inizio e la fine, nel mezzo non mi ha comunicato molto. Ho ascoltato e riascoltato il pezzo d\'apertura e non mi sovviene cosa mi ricorda quel tema. Magari qualcuno con una memoria migliore della mia...
Graziano
Domenica 20 Ottobre 2024, 15.10.02
1
Mano al portafoglio e via! Maledizione....
INFORMAZIONI
2024
Season of Mist
Prog Metal
Tracklist
1. Forbidden Sanctuary
2. Despoiled
3. Is It Your God
4. Melt the Crown
5. Cloak of the Vast and Black
6. Celestial Tyrant
7. Beyond Our Minds
8. The Torch
9. Candescence
10. In the Absence of Wisdom
11. Raise the Sun (Re-recording)
12. Built to Die (Re-recording)
13. Some Other Time (Bonus Track)
Line Up
Kenny Cook (Voce, Chitarra)
Brock McInnes (Chitarra)
Rory O’Brien (Basso)
Mike Hannay (Batteria)

Musicisti Ospiti
Justin Hagberg (Tastiera su tracce 1, 3, 4, 9, 10)
Jess Gander (Sintetizzatori su tracce 5, 9)
 
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