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05/12/24
EMBRACE OF SOULS + DERDIAN + BERIEDIR
DRUSO, VIA ANTONIO LOCATELLI 17 - RANICA (BG)
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Falling in Reverse - Fashionably Late
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23/11/2024
( 476 letture )
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Nel 2024 nessun’altra recensione ha saputo mandare in tilt l’utenza come Popular Monster, il primo album di inediti dei Falling In Reverse dopo sette lunghi anni. L’one-man show di Ronnie Radke, un megalomane sfrontato eccessivo arrogante dinamitardo atto di forza in chiave rap metalcore, non è purtroppo stato digerito dall’orda di vecchi sacerdoti della fede e noiosi integralisti, accorsi per urlare il loro sdegno dinanzi al bulimico talento dell’ex-singer degli Escape the Fate. Il “Mostro” -pericoloso ibrido tra il cantante, la rockstar, il performer e il rapper- in quegli undici brani ha messo al centro del ring la miglior versione del suo personaggio, ovvero un autentico heel del music business (un po’ kayfabe, molto vita reale) che spara a zero su più fronti, innesca un mare di polemiche sui social network, litiga con molti colleghi artisti e si nutre dell’odio degli acerrimi detrattori. In pratica è il Dirty Dom Mysterio (gimmick post-Clash at the Castle 2022) della scena metal, uno da fischiare/odiare a causa degli atteggiamenti provocatori ma allo stesso tempo un artista in grado di sfruttare la notorietà e tutte le risorse che ne derivano per individualizzare appieno la sua visione artistica.
Scritto e prodotto con una mentalità più vicina a lidi hip-hop che metal, Popular Monster si è confermato il lavoro che i fan attendevano: un disco bomba pieno di singoli killer, videoclip cinematografici, suoni iper-pompati e infine un Radke in formato maxi a controllare il gioco nei vari livelli rap, country, metalcore e pop. Commerciale fino al midollo? Ovvio, ma i parametri di giudizio vanno appunto correlati ad un ambito mainstream e in tal senso il quinto disco della band, il più completo e di fatto il più controverso, raggiunge lo scopo preventivato funzionando ottimamente in termini di “share virale” e godibilità d’ascolto.
Risulta invece di ben altro avviso l’ormai datato secondo album del 2013, quel Fashionably Late ritenuto all’unanimità il peggiore della carriera. Anticipato da dichiarazioni ben poco lungimiranti (you guys don't understand how many light years my next album is from the last one), il sequel di The Drug in Me Is You porta alle estreme conseguenze la voglia di Ronnie di impiegare qualunque influenza sonora all’epoca gli frullasse per la testa e, manco a dirlo, l’esito finale paga dazio a degli alti e bassi paurosi che rispecchiano un’attitudine vocale e una capacità di scrittura ancora troppo discontinue. In mezzo a deliri elettronici (intromissioni dubstep, effettistica da retrogaming) mal equilibrati con il substrato metalcore, a ritornelli dal fastidioso retrogusto pop punk/scene e alle prime -acerbe- strofe rappate, Crazy-R trascina i compagni d’avventura in un pastrocchio generante una baraonda tale da far mettere le mani nei capelli all’ascoltatore, incolpevole di fronte all’assenza di ordine e logica interna al disco.
L’avvio dell’orgogliosa Champion, affermazione di vittoria calcata dal growl e riff melodeath, sembrerebbe dare adito a buoni presupposti ma l’entrata a gamba tesa di un flow rap ancora “inesperto” (lontano, ad esempio, dalla perizia tecnica di Watch the World Burn o No Fear) spacca in due il brano provocando una cesura netta e stridente. Come unghie sulla lavagna risuona poi la sciagurata Bad Girls Club, terribile miscuglio di pop, irritanti sintetizzatori e liriche pseudo glam rock capace di far peggio di Good Girls Bad Guys (dall’esordio del 2011) grazie anche agli inutili coretti delle cheerleader. Le sgasate metalcore e le incarognite harsh vocals di Rolling Stone tentano un riallineamento dei binari ma, in modo speculare all’opener, il frenetico Ronnie gioca di nuovo la carta ex-abrupto del rap, aggravata al termine da un opinabile breakdown dubstep. L’infantile pop-rock di Fashionably Late (dal testo semplicemente imbarazzante) è un altro buco nell’acqua al pari di Alone, singolo già all’uscita contestatissimo per il volgare uso dell’autotune, la bassezza argomentativa e la scadente impalcatura electro-rap metalcore; in sintesi, una brutta copia degli Hollywood Undead e addirittura un infausto presagio di certe derive trap odierne.
I cinque minuti di Born to Lead invece filano senza particolari danni (notare la libertà della chitarra solista oltre all’intricato breakdown) e la più “misurata” It’s Over When It’s Over, a sorpresa adeguata negli switch tra la condotta vocale in pulito e le sezioni rap, ottiene -sottovoce, mi raccomando- un insperato giudizio positivo. A vanificare prontamente questa scintilla ecco l’inspiegabile Game Over, un bizzarro electro-pop con i suoni del Nintendo in cui RR lascia intuire che la sua vita non sia tanto distante da quella di un videogioco alla Super Mario…. Dandogli ragione quantomeno si può avanzare e imbattersi in Self-Destruct Personality: no, Trent Reznor non c’entra nulla in quanto il mash-up di riff metalcore e chorus melodici alla Atreyu, symphonic rap e il “doppiaggio” delle medesime linee in growl sono esclusiva farina del sacco del bad boy di Las Vegas. L’incessante rimbalzo tra generi continua a non prevedere fermate e dunque la girandola ruota anche nel pop-punk da scene phase di Fuck the Rest, nell’emo rock piano-voce-archi della coscienziosa Keep Holding On e nel vibe country dell’anonima Drifter, erroneamente ubicata al posto della traccia ad essa limitrofa.
Immaturo come il suo cantante, Fashionably Late presta il fianco ad una valanga di critiche e oggi più che mai non ci sono elementi per riabilitarlo: pacchiano, disorganico e sproporzionato, il capitolo 2 dei Falling in Reverse sbatte contro le ambizioni esagerate di un leader che ha voluto strafare combinando in realtà un gran casino e facendo venire l’emicrania un po’ a tutti. Asimmetrico, tratteggiato da una penna ancora troppo adolescenziale (quante volte bisogna attaccare gli hater su Twitter?!) e scivolato su numerose bucce di banana, il disco ha comunque gettato i semi che porteranno al rebranding del 2018 e ai fuochi d’artificio di Popular Monster, un upgrade che ha ingigantito la smodata creatività del turpe Ronnie Radke, pronto ad infestare ancora a lungo gli incubi dei tradizionalisti in qualità di Freddy Krueger del mainstream metal.
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10
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boh, non trovo un senso nel voler offendere i lettori del forum che non sono d\'accordo con la tua recensione di \"popular monster\". |
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9
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Motivate l\'esistenza di questi \"personaggi\" dicendo che bisogna essere di più ampie vedute?Bene,essere di ampie vedute significa ricordare che l\'uomo nella sua storia,da ché ha scoperto la musica, è stato in grado di scrivere capolavori che ancora oggi sanno emozionare e accendere i nostri cuori.
Voi dovreste contribuire a difenderla la musica da queste imbarazzanti e plasticose operazioni, invece di dargli visibilità.
La mia domanda è una:in questa \"cosa\" sopra recensita,il cuore dov\'è? |
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Ma un disco, per essere tra i \"rispolverato\", non doveva avere almeno 20 anni? Va beh...
Comunque,capisco il volersi aprire ad un pubblico più ampio, dimostrare di essere di \"ampie vedute/mente aperta\", generare letture ecc. ma proporre recensioni di gruppi (?) imbarazzanti - per di più con album osceni, infarciti di mancanza di talento, auto-tune ecc.- che incarnano l\'esatto opposto di quella che dovrebbe essere la filosofia rock/metal, basata su reali capacità, presenza di qualcosa da comunicare, non mi sembra una mossa molto furba; poi vedete voi... |
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Io non capisco perché ci si debba preoccupare se sono presenti, o meno, le recensioni di taluni dischi?!! I gestori di ciascuna webzine pubblicano ciò che vogliono, così come i lettori leggono ciò che vogliono… Detto ciò, la suddivisione in Aree, secondo me, costituisce un arma a doppio taglio, con vantaggi e svantaggi, ma da quel che vedo è un vezzo comune a molte webzine. |
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Buongiorno: come sapete, siamo organizzati al nostro interno per Aree, ciascuna delle quali segue generi diversi. Quindi la composizione dei Rispolverati riflette queste differenze, con i vari generi rappresentati più o meno proporzionalmente. Ovvio che un genere come l\'hard rock che ha una storia diciamo di 55 anni, avrà più uscite da coprire del djent, per fare un esempio e quindi tendenzialmente ci saranno più \"buchi\" da coprire. D\'altra parte, la rubrica dei Rispolverati è fissa, ogni sabato e non è destinata a finire. Quindi, quello che manca arriverà. Se avessimo già recensito tutto (e ormai il database supera abbondantemente le ventimila recensioni), di cosa scriveremmo? E d\'altra parte, se gestissimo solo i gruppi di nicchia di un certo genere, come sono l\'80% dei nomi citati da BrutAlex, non avrebbe senso avere una rubrica fissa da cinque recensioni a settimana. Detto questo, l\'educazione non è mai un optional e visto che tutto questo vi arriva a gratis, senza banner e senza pop up che si aprono di continuo, almeno un pochino di rispetto sarebbe gradito. Grazie. |
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Penso sia lo stesso criterio usato con la old school e le vaccate che combina buona parte di essa da circa 30 anni. Stiamo lì. |
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@BrutAlex un pò di ragione ce l\'hai.... |
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Ma con che criterio date la priorità ai dischi da recuperare? Nel database delle recensioni mancano The will to kill dei Malevolent Creation, manca Harnessing ruin degli Immolation, mancano i primi due masterpiece dei Psycroptic e Cabinet dei Spawn of possession, manca praticamente tutta la discografia degli Skinless, Centurian, Gorerotted e altri pezzi da 90, poi andate a pubblicare un disco di questi rottinculo che non piacciono nemmeno a chi segue il metalcore e le cose moderne? Mah, non vi capisco... |
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Incredibile, questo è ancora peggio dell\'ultimo... |
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Eccoli qua! Per dire esattamente quello che penso di questa band dovrei usare tutto il mio basso vocabolario ma non voglio inquinare ulteriormente il web con torpiloquio... Diciamo cosí: i gusti son gusti, é vero, ma c\'é in giro gente alla quale piace mangiare la cacca |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Champion 2. Bad Girls Club 3. Rolling Stone 4. Fashionably Late 5. Alone 6. Born to Lead 7. It’s Over When It’s Over 8. Game Over 9. Self-Destruct Personality 10. Fuck the Rest 11. Keep Holding On 12. Drifter
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Line Up
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Ronnie Radke (Voce) Jack Casey Vincent (Chitarra, Cori) Derek Jones (Chitarra, Cori) Ronald Luis Ficarro (Basso, Cori) Ryan Eric Seaman (Batteria)
Musicisti Ospiti: Rusty Cooley (Chitarra su traccia 6)
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