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30/01/25
BERNTH, CHARLES BERTHOUD E OLA ENGLUND
SANTERIA TOSCANA 31, VIALE TOSCANA 31 - MILANO
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Violentor - Burn in Metal
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14/12/2024
( 1183 letture )
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Arriva appena in tempo per celebrare il Santo Natale il nuovo album dei cattivissimi Violentor, tornati in pista con un nuovo bassista (Roy Elguera dei peruviani Anal Vomit) e una nuova etichetta. Immutata invece la proposta musicale, giunta a maturazione (sarebbe più appropriato dire "macerazione") sull'ultimo Manifesto di Odio. Pubblicato un paio di anni fa, il disco proponeva un suono particolarmente marcio, fatto di un riffing ridotto ai minimi termini, primitivo e ripetitivo, sul quale si ergeva il cantato greve del leader Alessio Medici, accreditato come Dog. Una specie di sermone, recitato, altra novità, quasi completamente in italiano.
Come il titolo suggerisce, il nuovo Burn in Metal abbandona in gran parte la lingua di Dante, cantonata ad un episodio particolare, ci torneremo più tardi, e alle "solite" bestemmie -segnaliamo a tal proposito la più che esplicita Storm of Blasphemies. A livello sonoro, invece, le coordinate restano del tutto simili al recente passato. Il sesto album dei toscani propone un suono becero e impattante, calcato sulla lezione dei vari Venom, Hellhammer e Bulldozer. Un calderone nel quale thrash, speed e punk di uniscono in un impasto ribollente e primordiale. Come già detto, il riffing è semplice e direttissimo, quasi del tutto privo di orpelli. Il trio stende un imponente tappeto sonoro, denso e urticante, supportato dal drumming martellante di Michał Golbik, e sul quale il frontman declama i suoi testi offensivi e verbosi, conditi da diversi Uh! che non suonano casuali, viste le influenze sopra citate. Il risultato è, bisogna riconoscerlo, a tratti davvero travolgente -si vedano ad esempio Stevanin e Voievod. Ancor più che l'impatto diretto, i brani si distinguono per un andamento volutamente monocorde, dove la ripetizione ossessiva di semplici schemi crea un effetto ipnotico e straniante. Questa trovata aumenta la carica di disagio del disco, ammantato da un'atmosfera nerissima e opprimente, come d'altronde era il caso anche sul precedente. Da questo punto di vista, i brani non si differenziano più di quel tanto gli uni dagli altri, anche perché la voce di Medici, piuttosto presente, è messa nettamente in avanti nel mix finale e tende quasi a coprire la purulenta strumentale. Ne risulta una specie di uniformizzazione, presente quasi per natura, che amplifica ulteriormente il malessere sprigionato dalle canzoni. Uniche eccezione, la conclusiva Night of the Werewolves, leggermente più snella e diretta delle precedenti, e soprattutto Cicci. Unico brano totalmente in italiano, questo si presenta come una goliardica canzonetta popolare, ma cela un testo parecchio disturbante -sicuramente più delle varie bestemmie e blasfemie. La canzone narra del Mostro di Scandicci e delle sevizie inflitte alle sue vittime; una misoginia latente che ritroviamo anche nella già citata Stevanin, dedicata Gianfranco Stevanin, un altro killer italiano.
In definitiva, Burn in Metal è un disco grezzo e sgradevole, caratteristiche, possiamo dirlo, sicuramente volute dai suoi esecutori. Rispetto a tante uscite discografiche che attingono a linguaggi simili, il sesto lavoro dei Violentor riesce infatti a creare sensazioni negative reali, palpabili, che non lasciano indifferenti. Al di-là delle affermazioni altisonanti (“Siamo la band italiana più odiata. Uccidiamo i poser, sputiamo sulla croce, pisciamo sulle vostre tombe”, dixit la nota stampa) e del contenuto lirico, va riconosciuta al Terzetto la capacità di convocare un'urgenza e una violenza di rara intensità. A ciò si aggiungono un pugno di canzoni che, grazie alle caratteristiche descritte più in alto, risultano a loro modo potenti ed efficaci. Peccato solo, a nostro avviso, che Medici abbia quasi del tutto abbandonato l'italiano: se il contenuto dei testi non cambia, il fatto di restituirli nella nostra lingua aumentava di non poco il loro impatto. Per il resto, Burn in Metal convincerà senza dubbio i fan del gruppo, così come i suoi hater.
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2
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Alla fine gira e rigira il vero thrash metal è nato negli anni 80 e finito nei primissimi anni 90....alla fine solo band come Exodus, Megadeth, overkill e poche altre tengono vivo il thrash metal....i 2000 non sanno nemmeno da che parte cominciare per comporre un disco decente nel genere....i revival non servono a nulla ...l\' ho sempre affermato che non ci sanno fare. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Return of the Assassins 2. Storm of Blasphemies 3. Born in Metal 4. Pitch Black 5. Voievod 6. Cicci 7. Stevanin 8. Failed Dystopian Agenda 9. Night of the Werewolves
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Line Up
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Dog (Voce, Chitarra) Noizer Elguera (Basso) Michał (Batteria)
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RECENSIONI |
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