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Doomraiser - Cold Grave Marble
15/12/2024
( 1402 letture )
Tra i massimi esponenti italiani del doom, i Doomraiser hanno ormai quasi raggiunto i venti anni di onorata carriera discografica e, per niente domi, arrivano alla pubblicazione del loro sesto album, Cold Grave Marble, a distanza di tre anni dal precedente -ottimo- The Dark Side of Old Europe. Partendo da questo presupposto è evidente come la band capitolina non possa ormai essere considerata una sorpresa, mentre il lasso di tempo intercorrente tra un disco e l’altro testimonia un lavoro fatto con cura, senza fretta, seguendo i tempi dell’ispirazione. Così, di album in album il gruppo ha tentato di non ripetersi, senza per questo rincorrere mode o improbabili contaminazioni, senza per questo rinunciare a stupire. Presi uno di seguito all’altro, infatti, i lavori del gruppo mostrano sì una precisa collocazione in ambito doom, ma godono ciascuno di sfumature e diverse ispirazioni, a partire naturalmente dalla coppia Erasing the Remembrance / Mountain of Madness, fino al ritorno a un doom più classico, con Reverse (Passaggio Inverso) e il citato The Dark Side of Old Europe. Il nuovo arrivato sembra quindi dover confermare la vena degli ultimi due o, al contrario, mostrare ulteriori evoluzioni o ritorni alle maggiori influenze psichedeliche degli altri due.

La copertina e il titolo ci dicono già quale è il tema che pervade tutto il disco: la Morte. La trionfatrice, il Nulla, la stazione conclusiva della nostra esperienza terrena. Esaminata sotto diversi punti di vista e comunque sempre protagonista assoluta, la Nera Signora pervade di sé ogni angolo di un album che, per forza di cose, non potrebbe risultare più oscuro, plumbeo e pesante. Doom metal nella sua accezione più pura e rimembrante i Candlemass, come anche altri Maestri del genere, ma con una vena peculiare che è quella tipica dei Doomraiser. Ovverosia, degli sviluppi non canonici, non scontati, particolari, che emergono dalle canzoni e ne rendono interessante l’ascolto, dove il classicismo del riffing e delle soluzioni poteva trarre in inganno a un ascolto distratto e superficiale. La vera vena di Cold Grave Marble è tutta qui: trovato un argomento che legasse tutto il disco, in realtà le singole tracce sono tutte piuttosto diverse e variegate tra di loro, con influenze anche disparate e particolari e una vena melodica piuttosto accentuata, che contrasta la pesantezza e l’oscurità soffocante delle tracce. Dieci brani per quasi cinquantacinque minuti, con sorpresa finale di una hidden track tutta da scoprire. Non è poco per un disco di doom classico e questo sarà uno degli aspetti caratterizzanti questa sesta prova.
Si fa notare, inoltre, una folta presenza di ospiti: dalla prestigiosa partecipazione di James Murphy (semplicemente troppi i nomi da fare), a quella di Flegias (Necrodeath, Cadaveria), Mario Di Donato (The Black, Requiem), Nequam (The Magik Way, Mortuary Drape), tra gli altri. Un aspetto questo che, lungi dal rappresentare uno snaturamento del sound tipico del gruppo, ne testimonia invece il rispetto acquisito e la capacità di integrare nella propria musica influenze disparate.
Come detto, colpisce la volontà del gruppo di caratterizzare individualmente ogni traccia del disco, dando a ciascuna una propria identità e soluzioni particolari, come nella quarta traccia Profondo Nero / Life in Black, nella quale troviamo uno spettacolare scambio di assoli col citato James Murphy e lo screaming di Flegias a fare da controcanto allo stentoreo Nicola Rossi o il perfetto ancorché canonico stacco di organo da parte de Il Diavolo Misterioso nella grandiosa Once Upon the Fireflies, aperta da un arpeggio e poi maestosa nel riffing monolitico e dalle belle linee vocali; ancora, le melodie stranianti a più voci e gli arpeggi della titletrack, col suo andamento peculiare e quasi alternative. Il tono cavernoso assunto sempre da Rossi in Without a Shadow, che cerca di contrastare la colata del riffing pesantissimo. Tra le altre, colpiscono ovviamente la opener e primo singolo Dark Omens, perfetto brano di classic doom metal con una piacevole linea melodica e la successiva Last Christimas I Gave You My Death la quale, al di là della boutade sul titolo, che parafrasa un tragicamente inevitabile classico natalizio, offre uno sviluppo molto particolare e tortuoso. Ma tra le altre, a spiccare nettamente, è proprio la bonus track The Great Void, che rimanda e non poco ai Cathedral e, classica finché si vuole, raggiunge un climax terrificante per intensità, con un break centrale desolante che è la gioia di chi ascolta questo genere. Aggiungiamo anche l’atmosfera horror di Fifty Shades of Death (altra citazione), introdotta dal più classico dei “parlati esoterici” dell’ospite Nequam e ancora accompagnata dall’organo de Il Diavolo Misterioso e le evidenti influenze alternative degli onnipresenti Alice in Chains in Continuum Pt. 2&3 (Ultima Luce). Chiude -prima della spassosa hidden track- Buio, praticamente un outro, unica traccia strumentale per piano e tastiera.

Scegliendo di non ripetersi, stavolta i Doomraiser sembrano aver voluto lavorare di cesello, arricchendo ciascun brano di una grande quantità di particolari, soluzioni ritmiche e solistiche, sviluppi peculiari e diversificando ogni traccia. Un intento meritevole, che conferma quanto il gruppo sia di qualità e spessore superiori e capace quindi di stagliarsi tra la pletora di band che affollano il genere. Cold Grave Marble è un album solido, potente, convincente, curato allo spasimo. Al tempo stesso, occorre precisare che sfruttando questo stesso intento, forse sarebbe stato possibile accrescere anche le tipologie di brano, sfuggendo un po’ ai tempi medi o lenti o inserendo tracce acustiche, strumenti peculiari o altro, che staccassero un pochino. Paradossalmente, infatti, risulta difficile inizialmente riconoscere i brani tra loro, proprio a causa della varietà interna di ciascuno di essi e per un’atmosfera complessiva e una qualità compositiva piuttosto omogenee. In soldoni, l’album risulta frammentato e un po’ pesante nella sua lunghezza e questa frammentazione risulta accentuata dall’iperstrutturazione di ciascuna canzone, forse fin troppo lavorata. Curatissime, prese singolarmente, un po’ ridondanti nel complesso.
Tolto questo aspetto, stiamo parlando dell’ennesimo centro per un gruppo che evidentemente ama il genere che suona e non riesce a fare a meno di rilasciare ottimi album, uno dietro l’altro. Impossibile davvero non apprezzarli o addirittura amarli, per questa continua testimonianza di passione per il doom classico, al quale continuano a portare nuova qualità.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
45.25 su 12 voti [ VOTA]
Doom Queen
Lunedì 20 Gennaio 2025, 15.32.38
1
Disco bellissimo di artisti italiani!
INFORMAZIONI
2024
Time to Kill Records
Doom
Tracklist
1. Dark Omens
2. Last Christmas I Gave You My Death
3. Once Upon the Fireflies
4. Profondo Nero/Life In Black
5. Cold Grave Marble (Winter Moon)
6. Without A Shadow
7. The Great Void (Bonus track)
8. Filthy Shades of Death
9. Continuum Pt. 2&3 (Ultima Luce)
10. Buio
Line Up
Nicola Rossi (Voce)
Giuseppe "El Grigio" Nantini (Chitarra)
Marco Montagna (Chitarra)
Andrea "BJ" Caminiti (Basso)
Daniele "Pinna" Amatori (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Mario "The Black" Di Donato (Parlato in latino su traccia 1)
Nequam (Voce narrante su traccia 8)
Flegias (Scream su traccia 4)
Veronica G. (Scream su traccia 6)
James Murphy (Chitarra solista su traccia 4)
Il Diavolo Misterioso (Organo, Archi su tracce 3,8)
 
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