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Lee Aaron - Call of the Wild
04/01/2025
( 516 letture )
Registrato agli Studio Phase One di Toronto, ecco Call of the Wild, il terzo platter di Lee Aaron. La singer canadese mette insieme 41 minuti di musica, prodotta da Paul Gross con lo zampino del mitologico Bob Ezrin e appone la sua firma su ben 7 delle 11 song presenti, con due cover inserite nella tracklist dell’album. Buon lavoro, sia in fase di composizione ed esecuzione, anche da parte del chitarrista John Albani, all’epoca compagno della cantante, per un disco che produce tre singoli come Rock Me All Over, Runnin' From the Fire e Barely Holdin' On, regalando alla performer del paese della foglia d’acero buone soddisfazioni. Buone, non eccezionali, sia chiaro. Il qui presente 11 tracce, in verità è il secondo disco con il monicker Lee Aaron perché il debutto dell’1982 era stato gettato sul mercato con il nome di The Lee Aaron Project. Lo scatto di copertina mette in risalto tutta la bellezza e la grinta della frontwoman e fa seguito alla sleeve molto guerresca del rinomatissimo Metal Queen, il tutto legato a doppio filo con una miscela musicale che unisce alabardate metalliche a tante scudisciate hard rock. Utile sottolineare un aspetto che non si può fare a meno di notare, sia in questo che nel precedente lavoro da studio, ci sono formule che si ripetono: pezzo d’apertura boombastico, poi una canzone più soft, un altro inno metal, una ballata e qualche altro anthem metallico, in una sorta di ricerca della perfetta alchimia tra i due generi e la possibilità di strizzare l’occhio, per piacere anche al di fuori del solco tracciato, in quel mercato che stava regalando, negli States, fama, popolarità e soldi a palate ad alcuni act capelloni.

Rock Me All Over apre le danze e lo fa con un up tempo pestato, dotato di un’interpretazione vocale pregevole e marcata, per un brano sinuoso che cerca l’entusiasmo delle folle in un’arena gremita; una potenziale hit che avrebbe avuto possibilità di splendere e spaccare ma che, invece, non sfonderà. Runnin' From the Fire è un bel brano patinato con un chorus accattivante, catchy e lascivo, mentre Champion è un’altra bella staffilata con una chitarra cavalcante e un cantato da preda braccata, adornata con incisivi interventi delle key e un ritornello che tocca le corde evocative ed epiche di chi ascolta. Barely Holdin' On, cover dei Silver Condor, gode di una gran bella resa, con la voce che pesca a piene mani nella vaschetta della determinazione e della raucedine rock; ottimo il solo guitar di Albani. Burnin' Love, altra cover -questa volta degli Spider-, ha un approccio striato di melodie, quasi AOR, su una base decisa e una vocalità maiuscola, cosiccome Line of Fire che cerca armonie facilmente memorizzabili, con tanti effetti sul ritornello e tastiere diffuse in tutta la durata del timing, mentre Beat 'Em Up è puro hard americano, tanto in voga a quei tempi, con coralità, ritmiche e un 4/4 facile facile, in cui l’ugola della singer sale in cattedra. Se Paradise si rivela un bel brano con cori armonizzati, melodie ricercate e atmosfere con anima poppeggiante, da qui in poi si va verso la fine del CD: Evil Game sprizza energia e intensità hard and heavy con cuciture delle key, basso muscoloso e un solo guitar anfetaminico; Danger Zone invece è un ritaglio tipico della cantante canadese, con tanta esuberanza vocale e un inciso ripetuto all’infinito, tra vocalizzi e saette della sei corde, mentre Hot to Be Rocked chiude il sipario con un rock anthemico che, nelle intenzioni della female singer, avrebbe dovuto diventare una sorta di canto di vittoria generazionale, senza però riuscire nell’intento.

Diciamo che analizzando in profondità i brani, trapela la netta sensazione della ricerca del classico singolo spacca classifiche, peculiarità che nei primi tre dischi di Lee Aaron non si rinviene: ci sono tante buone canzoni, tentativi di inni memorizzabili per sfruttare l’ottimo momento che viveva l’hard da classifica, ma della hit super mondiale che spalanca le porte al grandissimo pubblico, non vi è traccia. Solo con Bodyrock, dell’89, la nostra si avvicinerà all’obiettivo tanto ricercato senza però centrare pienamente il risultato. Call of the Wild è certamente un buon album, con picchi decisamente interessanti e una produzione in bilico tra l’underground e un sound non troppo leccato, al fine di mantenere la solida base hard/heavy della cantante. L'album raggiunge la posizione numero 86 nelle chart del paese d’origine, rimane in classifica per dodici settimane, ma non porta i frutti aurei auspicati; un'edizione rimasterizzata è stata ristampata nel 2002 tramite Unidisc Music. Il qui presente lavoro insieme, ovviamente, a Metal Queen, rappresenta la corteccia portante della carriera metallica della frontwoman canadese, ma il momento in cui ci si attendeva un’esplosione planetaria non avverrà mai, rendendo Lee Aaron un’ottima singer, interprete e simbolo di un certo female rock che, volenti o nolenti, ha segnato un’epoca che va ricordata e celebrata con una release come questa.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
88.25 su 4 voti [ VOTA]
Diego75
Giovedì 9 Gennaio 2025, 22.12.41
5
La classica mossa commerciale anni 80 americana bella ragazza ama nulla più....già l\' esordio era nulla di eccezionale....questo poi scopiazava palesemente la miriade di hair metal bands di serie B dell\' epoca.
Porcone
Martedì 7 Gennaio 2025, 2.34.25
4
Mamma come me la farei sta purcedda.magari con il suo album in sottofondo.!
Galilee
Lunedì 6 Gennaio 2025, 15.05.54
3
Ce l\'ho. Dischetto piacevole e grintoso.
Duke
Sabato 4 Gennaio 2025, 18.03.59
2
...gran disco ...della metal queen...per eccellenza...
Fabio
Sabato 4 Gennaio 2025, 13.01.38
1
Sempre piaciuto questo album, si sente che è un prodotto dell\'85 nei suoni, quindi anno d\'oro, importantissimo per lo sviluppo hard n Heavy. Menzione particolare per la cover dei Silver Condor Barely Holdin\' On, se vi capita ascoltate anche l\'originale perché il cantante Joe Cerisano ( ha partecipato anche a Imaginos dei B.O. C. ) aveva una voce incredibile, una semi ballad tra le migliori in assoluto per me
INFORMAZIONI
1985
Attic Records
Hard Rock
Tracklist
1. Rock Me All Over
2. Runnin' from the Fire
3. Champion
4. Barely Holdin' On
5. Burnin' Love
6. Line of Fire
7. Beat 'em Up
8. Paradise
9. Evil Game
10. Danger Zone
11. Hot to Be Rocked
Line Up
Lee Aaron (Voce)
John Albani (Chitarra, Cori)
Simon Brierley (Chitarra)
Spider Sinnaeve (Basso)
Jerry Mercer (Batteria)

Musicisti Ospiti
Bob Ezrin (Tastiera, Percussioni, Produttore esecutivo)
Chris Brockway (Cori)
Walter Zwolinski (Cori)
Dick Wagner (Cori)
 
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