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15/02/25
XIU XIU + KEE AVIL
ASTRO CLUB - FONTANAFREDDA (PN)
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Cats in Space - Time Machine
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14/01/2025
( 1175 letture )
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I Cats in Space sono una band britannica formatasi a Horsham, West Sussex, nel 2015. Tutto prende vita dal chitarrista Greg HartSteevi BaconDeep Purple-Status Quo-Blue Öyster Cult tra i tanti act supportati. Oggi il sestetto inglese può contare su un buon seguito di fan, sei dischi da studio, due live e il qui presente, Time Machine, come settimo sigillo creato in sala di registrazione. L’ambito in cui si muovono questi figli d’Albione è l’hard melodico, innescato da una vena rock creativa e brillante, afflati settantiani, sapori poppeggianti, con arrangiamenti diretti e un gusto nella composizione tutt’altro che marginale.
Copertina futuristica, poi si parte con l’opener e titletrack che fornisce subito un gran bel tiro che occhieggia agli States e a composizioni dorate: cori efficaci e un ritornello facilmente memorizzabile e armonie aguzze, 5 minuti e 46 di ottima musica che non nasconde quel sentiero di già sentito (Baba O' Riley dei The Who vi ricorda qualcosa?) ma che si scopre assai trascinante. My Father’s' Eyes è pura melodia a tinte forti, innescata da un up tempo semplice, con le guitar che cavalcano e le coralità che lievitano, rendendo il sound rotondo, levigato e convincente nella sua stesura. Crashing Down invece è una ballad pianistica drammatica con la voce di Damien Edwards in pieno spolvero e una resa ottimale, con un assolo della sei corde toccante, mentre la seguente Occam’s Razor (Not the End of the World) è affascinantissimo rock con arrangiamenti tastieristici e orchestrali assai rilucenti; il basso sostiene, i cori donano profondità e il ritornello risulta molto solare: una sorta di mini suite con richiami anni settanta, per una song molto allegra ed energica, con coralità femminili aggiunte. Con Forever & Ever si torna sui sentieri della ballatona, questa volta più intimista, per voce e piano e alcune spruzzate di synth onirico che innescano l’entrata della band al completo, con toni delicati e sensazioni da opera rock, mentre Ivory Anthem è un mini pezzo in cui il pianoforte detta la sua legge, regalando sensazioni da colonna sonora. La splendente This Velvet Rush appare un brano etereo con armonie e melodie di livello superiore che inchiodano l’ascoltatore alle casse, grazie ad una penna scrittoria di alto lignaggio e un gusto aureo. Yesterday’s Sensation ha un flavour che richiama il rock puro settantiano, sostenuto da percezioni che richiamano molto della formula vincente dei Supertramp, sparando fuori un brano molto goloso e acchiappante, confezionato benissimo. Immortal vive su coralità pompate, andatura hard e incastri dalla condotta brillante, con allegato un buon guitar solo melodico. When Love Collides è ballad pianistica di superiore raffinatezza che richiama alla mente i grandi nomi che spaccavano le classifiche tra la metà dei seventies e degli eighties, arrangiamenti e vocalità doppiate sono lo zoccolo duro su cui la melodia trova il giusto compimento: grande pezzo con un mega assolo della chitarra fluorescente e scatenato. No Regrets incarna una semiballad calda, nella quale il singer adotta un registro vocale più intimistico, regalando agli strumenti una base su cui fondare un brano assai godibile e dalla riuscita lucente, in cui si incastrano benissimo un rullante secco, un piano celeste, vocalità femminili e coralità leggere ma incisive, con un’aura da musical. Music è la celeberrima cover di un pezzo di storia a firma John Miles, cantante inglese che nel 76 spopolò in parecchie zone del pianeta, diventando una sorta di manifesto per l’esplosione della discomusic: bella la versione qui presente resa un po’ più muscolosa, infine How Does It Feel chiude i battenti dell’album con una traccia che reca i miasmi del rock degli anni settanta, con un piano battente, orchestrazioni filanti e intuizioni alla Elton John dei tempi d’oro, con una grande prova vocale del frontman.
Un disco lunghissimo, ben 71 minuti di durata, e se vogliamo fuori dal tempo, che anche l’ultima traccia, un ghost mix di This Velvet Rush raffigura come un prodotto diverso dalle tante uscite che affollano il panorama. Quando lo spirito puramente rock si impossessa dell’ispirazione dei musicisti il “rischio” di partorire un disco siffatto si impenna vertiginosamente, creando un caleidoscopio di emozioni, sensazioni e brividi che rendono questa release una gran bella realtà. Nonostante il minutaggio elevatissimo Time Machine non ha filler e riempitivi e non annoia certamente, le tante ballad presenti dimostrano la sensibilità e la maturità di una formazione che ha ancora tante frecce alla propria faretra da mostrare in futuro: disco assolutamente da ascoltare.
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3
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Album variegato, dove ci trovi un po di tutto....di ciò che andava tra i 70 e gli 80, in chiave moderna. Alcune cose le trovo un po sopra le righe, ma come detto, qui c\'è un po di tutto e va bene cosi. La cosa che manca per alzare l\'asticella è quel qualcosa di speciale di quando in quando che ti fa dire \"wow\". Un ottimo lavoro senza guizzi particolari. Nel complesso è un album da evere. |
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2
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Ovviamente neanche ci speravo in questa recensione, anche se sempre in ritardo. Con questo album i Gatti tornano ad un alto livello, con un disco decisamente lungo ma incredibilmente fruibile, con una serie di canzoni fantastiche e soprattutto senza filler (magari la presenza di Manzi avrebbe elevato ancora di più l\'album ma Edwards fa il suo). La mia preferita è Run for your life, pezzone dotato di un coro strepitoso. E alla faccia di chi scrive certe cose (se non si va a scavare per forza nell\' hard rock, in quelle carnevalate AOR o di rock retrò che si filano giusto quei quattro pescivendoli sparsi tra i fiordi scandinavi), ancora una volta questo album è la dimostrazione che certa musica non morirà mai, e meno male visto tante porcate moderne. |
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1
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Li ho persi dopo il bellissimo Day Trip To Narnia, i gatti nello spazio. A seguito della bella recensione del grande Frankiss, col quale mi trovo spesso in sintonia, recupererò. comunque mi spiace che alla voce non ci sia più manzi, che trovavo ideale per il loro sound, anche se con Edwards siamo già al terzo lavoro se non erro. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Time Machine 2. My Father’s Eyes 3. Crashing Down 4. Occam’s Razor (Not the End of the World) 5. Forever & Ever 6. Ivory Anthem 7. Run for Your Life 8. This Velvet Rush 9. Yesterday’s Sensation 10. Immortal 11. When Love Collides 12. No Regrets 13. Music 14. How Does It Feel 15. This Velvet Rush (Ghost Mix)
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Line Up
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Damien Edwards (Voce) Greg Hart (Chitarre) Dean Howard (Chitarre) Andy Stewart (Tastiere) Jeff Brown (Basso) Steevi Bacon (Batteria)
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RECENSIONI |
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