|
15/02/25
XIU XIU + KEE AVIL
ASTRO CLUB - FONTANAFREDDA (PN)
|
|
The Gates of Slumber - The Gates of Slumber
|
25/01/2025
( 500 letture )
|
Diventare famosi suonando doom è quasi un ossimoro. Come genere, non è mai stato in cima alle preferenze del pubblico e a stento ha conquistato una propria credibilità, soprattutto a partire dagli anni Novanta, anche grazie al lavoro di alcune etichette e a un rinnovato interesse verso le sonorità Settantiane. E’ stato in quel frangente che finalmente tante band hanno trovato una continuità e un pubblico, non vastissimo, ma fedele all’estremo, che ha consentito loro di uscire dall’underground. Niente megatour, intendiamoci, solo l’amore e il supporto incondizionato di tanti “nati troppo tardi”. Arrivati proprio sul finire di quella decade da Indianapolis -e come non sottolineare il fondare una band doom nella patria del circuito automobilistico ad alta velocità-, i Gates of Slumber sono una solida e rispettata band, sostanzialmente sempre falcidiata da una costante rotazione della formazione, che ha visto il solo Karl Simon rimanere alla guida del gruppo. Conosciuti molto più in Europa che negli States, i tre hanno comunque saputo ritagliarsi una loro fetta di credibilità e di pubblico, con ben cinque album all’attivo in quindici anni. Poi, una serie di eventi luttuosi e, in particolare, l’uscita del bassista Jason McCash nel 2013 e la sua morte per overdose l’anno successivo, portarono allo scioglimento della band. Karl Simon decise che non avrebbe più riformato il suo gruppo, ma l’insistenza dell’organizzazione del festival Hell Over Hammaburg ebbe la meglio sulla sua risoluzione e i Gates of Slumber tornarono nel 2019, per essere poi di nuovo fermati dal covid e ritrovare solo nel 2024 la via del nuovo album, non a caso intitolato The Gates of Slumber, a confermare un nuovo inizio e una ritrovata identità.
A distanza di tredici anni dall’ultima pubblicazione probabilmente in molti non aspettavano proprio a braccia aperte un loro ritorno, ma il gruppo di Indianapolis ha alle sue spalle una storia importante e se non si può dire che abbia mai rivoluzionato il genere o vi abbia lasciato un’impronta indelebile, altrettanto non si può negare loro una qualità media piuttosto elevata. The Gates of Slumber conferma appieno questa tendenza: sei brani per circa trentasei minuti di durata totale, nessun filler, doom classico suonato con perizia e qualità compositiva di livello medio-alto, senza particolari salti di qualità sopraffina, ma con tanta tanta sostanza. Le influenze evidenti di Saint Vitus, The Obsessed e altri campioni del genere si fanno sentire, ma questo resta quasi inevitabile e connesso al genere stesso. In compenso, l’atmosfera tetra, plumbea, oscura, gravida di immagini orrorifiche, con la Peste e i riferimenti al film “The Fog” di John Carpenter a far girare i testi, non concedono un millimetro alla noia. Concretezza e, verrebbe da dire, competenza regnano sovrane. Sin dall’opener Embrace the Lie, con un riff portante che sembra estratto a forza dai dischi solisti di Tony Iommi e una ottima prestazione vocale di Karl Simon, ancora più convincente quando libera la voce dal ringhio costante che tiene e rivela una estensione inaspettata, si respira l’aria del miglior doom. Le similitudini con Wino si sprecano, in ogni caso, e anche lo stile tutto sommato “raw” della loro musica, retta quasi esclusivamente dall’interplay tra i tre musicisti, da riff pesanti come macigni e dalle discrete melodie vocali, non può non ricordare un certo approccio tipico delle band del Maryland. Inutile scendere nel dettaglio dei singoli brani, vuoi per la qualità complessiva costante, vuoi perché la proposta è chiara e definita fin dal primo riff. Non resta che sottolineare semmai anche il grande lavoro di Simon alla solista, con raid ululanti, lunghi e prolungati e il pregevolissimo lavoro della ritmica, d’altra parte indispensabile in un costrutto così “semplice” e pulito. Terrificante la trasformazione del lupo mannaro nella movimentata Full Moon Fever, kitsch ma di sicuro effetto, come la desolante e doom fino al midollo The Plague che chiude il disco portando all’esasperazione la lentezza, per poi liberare una furiosa accelerazione con assolo e rullatone di batteria a condire. Ma non citare gli altri brani fa loro solo torto, perché davvero non c’è una nota fuori posto in questo disco.
Probabilmente non si diventa famosi suonando doom e i Gates of Slumber hanno avuto una carriera davvero travagliata, con eventi avversi e luttuosi che hanno funestato la line up fino a portare il band leader a decretarne lo scioglimento. Ma l’amore per certe sonorità non tramonta mai e se hai il doom nel sangue, prima o poi tornerà a reclamare la tua anima dannata. Complice l’insistenza di un festival europeo e la chiara sensazione di non aver detto tutto quello che si poteva dire, ecco che il gruppo torna finalmente con un buonissimo disco di doom classico, fatto da mani esperte e dotato di quella credibilità e di quella piacevolezza che solo certe band possiedono. Non inventa nulla, non sposta di un centimetro i confini del genere e si crogiola quasi nella sua ortodossia, ma se siete amanti del genere, mettetelo su e ascoltatelo a ripetizione: trentasei minuti ben spesi. Bentornati ai Gates of Slumber e speriamo di rivederci presto dal vivo.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1
|
Bello vedere i TGOS recensiti. Una band incredibile. Questo non mi ha convinto. L\'ho trovato moscio sia nel cantato che nella scrittura. Gusti personali. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Embrace the Lie 2. We Are Perdition 3. Full Moon Fever 4. At Dawn 5. The Fog 6. The Plague
|
|
Line Up
|
Karl Simon (Voce, Chitarra) Steve Janiak (Basso) Chuck Brown (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|