|
15/02/25
XIU XIU + KEE AVIL
ASTRO CLUB - FONTANAFREDDA (PN)
|
|
|
27/01/2025
( 1338 letture )
|
Sullo scadere del 2024, quasi in sordina, arriva una bomba termonucleare che risponde al nome di Sunraven. Arriviamo un po’ in ritardo e un po’ affaticati seguendo a zig-zag la tabella di marcia, ma non ci perdiamo quasi nulla. In questo caso è la musica con la “M” maiuscola a parlare per noi: tornano sul campo di battaglia, tra sangue e scudi infranti, i magnetici e magmatici Grand Magus a ben 5 anni di distanza dal tentennante e sottotono Wolf God (2019), che aveva seguito a ruota il micidiale uno/due di Sword Songs (2016) e Triumph And Power (2014), doppia perla di prelibato heavy metal. I Grand Magus sono come il buon vino: invecchiano benissimo e, al netto di qualche perdonabile scivolone, possono vantare una discografia totalmente unica e invidiabile, non solo costellata da grandi album, ma da piccoli-grandi capolavori. Il loro ritorno ai colori caldi e al suono grezzo e fiero coincide con il novello Sunraven, bellissimo regalo natalizio per tutti gli amanti delle sonorità tradizionali. Ma non c’è solo retro-mania nei 40 minuti dell’album, ma una vera colata lavica di metallo incandescente, declinato sotto al verbo dei numi tutelari di sempre, mai così presenti. Quasi a “vegliare” sul power-trio nord europeo, gli spettri leggendari di Manowar , Black Sabbath , Judas Priest , Dio e Sorcerer giocano un ruolo fondamentale per capire dove ci trasporti il fervore di Sunraven, album in studio numero dieci e perla “nascosta” del 2024.
L’album parte quasi in sordina con l’hard’n’heavy di Skybound, piacevole ma inferiore a tutte le altre composizioni del platter, con la sua atmosfera rarefatta e settantiana. Già dalla seguente The Wheel of Pain , aperta da un riff monocorde in palm-muting ci si immerge nel vecchio/nuovo concept dei Grand Magus, alfieri di tutto ciò che può essere classificato come epico e solenne. La canzone, marziale e cadenzata, diventa automaticamente un piccolo inno da battaglia, con la voce calda e rassicurante di JB che sprigiona consapevolezza e bontà. Le spade si scontrano e l’epica incalza sovrana anche nella strepitosa title-track, dove possiamo godere del basso di Fox e di una pregevole sezione solista. JB guida la truppa attraverso la nebbia e la foschia, con potenza e carisma. La produzione ruvida e solo parzialmente grezza eleva la potenza di Sunraven al quadrato, facendo suonare Wolf God come un lontano e sbiadito ricordo. I cromatismi del nuovo album, sebbene ancorati all’auto-citazionismo della band di Stoccolma, diventano mano a mano più sofisticati ed impavidi: la qualità di brani come Sunraven e Winter Storms è fuori discussione. E proprio Winter Storms -ampia e strutturata- è un solenne manifesto heavy metal tradizionale, con un tocco personale e un ritorno inebriante ai colori di inizio anni ’80. Il tocco magico dei Priest si fonde con l’epica rotonda e fiera dei Grand Magus, diventando automaticamente uno dei brani migliori del lotto, così come la sghemba e altrettanto dilatata The Black Lake , con il suo intro profondo e diretto, comandato dalla voce di JB e dalle influenze doom tradizionali, stemperate dal lungo assolo tinto di rock. Due brani che si fondono l’un l’altro omaggiando tempi andati e orizzonti di fuoco. Entrambi brillanti come The Wheel of Pain e Sunraven, ci collegano alla seconda parte della faccenda, battezzata dal clamore ritmico di Hour of the Wolf, che dopo un breve intro atmosferico ci sbeffeggia a suon di riff. Pugni alzati e drappi al vento: l’essenza stessa di Sunraven rientra in scena con piglio veloce e una sequela di riff taglienti da capogiro. Un altro centro facile per i GM, che sembrano andare in crescendo cercando di renderci felici a tutti i costi. Il rallentamento sul pre-chorus riprende le melodie chitarristiche, semplici e cristalline, che spezzano il ritmo con gusto. Il coro finale è da pelle d’oca esattamente come lo sono Grendel e To Heorot. La prima ci porta indietro ai tempi di Iron Will (2008), fondendo le anime della band in un’unica freccia letale. Heavy/doom diretto e pulsante, come sempre coadiuvato e potenziato da un bridge strumentale di livello e doppiato in coro da To Heorot, breve scheggia insanguinata che richiama in causa le trame chitarristiche dei Running Wild. Semplice e “ingenua” al punto giusto, To Heorot è un altro piccolo inno dedicato al potere dell’heavy metal, tra riff memorabili e indistruttibile fratellanza.
Ma proprio quando pensiamo che sia stato già tutto detto, Sunraven ci prende a sberle ancora una volta, e lo fa con uno dei numeri migliori dell’intera discografia dei Grand Magus , grazie alla strabiliante forza di The End Belongs to You, che si apre alla Warriors of the World per diventare una marcia sospesa nel tempo. Tra headbanging, riff al catrame e un JB a dir poco perfetto, The End Belongs to You è una declinazione del Magus - sound, un distillato di potenza noncurante che si muove tra gli alberi come il vento notturno. Con il suo assolo di batteria da distruzione totale e il clamoroso assolo da braccia alzate e pelle d’oca, l’ultima canzone dell’album chiude nel migliore dei modi il viaggio iniziato con Skybound. Secondo solo ai capisaldi degli svedesi, Sunraven è fuoco e acciaio: heavy resilienza all’ennesima potenza, che omaggia e onora cinque decadi di metallo pesante. Imperdibile.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
È una band che ascolto con piacere, però... Dunque, ho Hammer of the North in macchina: il primo brano è esaltante (presi singolarmente lo sono tutti), ma arrivato alla terza traccia mi sono già abbottato il cazzo. Sono canzoni ben costruite, ma secondo strutture fin troppo prevedibili e con stilemi fin troppo consolidati: dal punto di vista compositivo si tratta di una riproposizione di vecchie cose, per contro la band -in particolare il cantante- è ok. Che dire, mi piacciono solo a piccole dosi. Tuttavia ascolterò anche questo, magari cambio idea. |
|
|
|
|
|
|
5
|
un mezzo capolavoro. Miglior disco da Hammer of the North |
|
|
|
|
|
|
4
|
A mio parere una buona band...posseggo solo iron Will....ma però dopo quello hanno fatto dei dischi fotocopia....dovrebbero diversificarsi un attimo per ritornare ad ottimi livelli. |
|
|
|
|
|
|
3
|
Secondo me dopo due album scarsi sono tornati a fare un bel disco. Parere mio, ma due o tre canzoni sono davvero stupende. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Piattume. Gruppo che è stato grandioso fino a una decina di anni fa, poi si sono adagiati a fare sempre lo stesso compitino. Come il precedente, disco che passa tutto senza nessun guizzo, sempre stesse formulette ma senza più convinzione o grinta |
|
|
|
|
|
|
1
|
Il solito buon album dei Grand Magus, senza grandi picchi ma piacevole.
Voto 72. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Skybound 2. The Wheel of Pain 3. Sunraven 4. Winter Storms 5. The Black Lake 6. Hour of the Wolf 7. Grendel 8. To Heorot 9. The End Belongs to You
|
|
Line Up
|
JB (Voce, Chitarra) Fox (Basso) Ludwig (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|