|
15/02/25
XIU XIU + KEE AVIL
ASTRO CLUB - FONTANAFREDDA (PN)
|
|
Turbonegro - Apocalypse Dudes
|
01/02/2025
( 571 letture )
|
Dire Turbonegro equivale fondamentalmente a dire Apocalypse Dudes. Certo, di grandi dischi, i norvegesi ne hanno fatto più di uno, ad iniziare dal precedente, formidabile Ass Cobra. Eppure, è proprio con Apocalypse Dudes che il gruppo raggiunge la quadratura del cerchio, matura la sua proposta definitiva, tanto a livello sonoro che visivo. Qui troviamo la musica e lo stile che li contraddistinguono agli occhi dei più, che verranno tramandati ai posteri, e ai quali, per l’appunto, si pensa automaticamente ogniqualvolta si nomina la band di Oslo. Un ennesimo cambio di rotta (o aggiustamento, dipende dai punti di vista) che coincide con l’ingresso in formazione del batterista Chris Summers e, soprattutto, del chitarrista Euroboy (all’anagrafe Knut Schreiner), il quale alza notevolmente il livello tecnico del Sestetto, rivelandosi fondamentale nel definire le nuove coordinate sonore dei Nostri.
Queste sono presto dette. Dopo gli sperimentalismi dei primi due lavori, dopo il punk carnale e scorretto del precitato Ass Cobra, i Turbonegro aprono senza ritegno le paratie al glam rock e al proto-punk degli anni Settanta. Già insinuatesi nei solchi del predecessore, queste influenze esplodono in questa sede con tutta la loro eccessiva forza dirompente. Ecco quindi i The Dictators, i New York Dolls, gli Heartbreakers e i Ramones fare il loro ingresso nel suono della compagine norvegese, che ne rielabora la lezione, la fa propria e la risputa con un’efficacia semplicemente disarmante. Non è infatti un caso che Apocalypse Dudes sia il lavoro che abbia riscosso il maggior successo di pubblico nella carriera dei Nostri. Ogni brano sembra essere stato scritto per incollarsi seduta stante alla scatola cranica dell'ascoltatore, ogni canzone fa a gara nel trovare le soluzioni più trascinanti e catchy possibile, riuscendoci senza mai sbagliare un colpo. A ciò si aggiungono le nuove tenute di scena, a metà trada tra Alice Cooper, Arancia Meccanica e i Village People, sempre cariche delle consuete allusioni (omo)sessuali.
Il nuovo corso si intuisce sin dai primissimi istanti dell'iniziale The Age of Pamparius, aperta da una melodia epica e magniloquente, prima di mutare in un up-tempo sguaiato che più si confà alla natura del gruppo. Altra differenza di spessore rispetto al recente passato, il brano appare più articolato, ed è copiosamente innaffiato dagli assoli incendiari di Euroboy, una costante durante tutta la durata dell’ascolto. Quello che non cambia, è il carattere assolutamente travolgente della proposta, che si ritrova anzi moltiplicato. Impossibile restare impassibili di fronte a mine clamorose quali Get it on, tutta giocata attorno ad un riff sincopato, semplicissimo quanto devastante, o l’indiavolata Prince of the Rodeo, nel corso della quale la prestazione alla sei corde del nuovo acquisto raggiunge livelli di contagiosità a dir poco dementi. E che dire della voce di Hank von Helvete, istrionico, scorretto, costantemente in palla -pur affrontando, nella realtà, serie difficoltà legate alla sua dipendenza dall’eroina durante le registrazioni del lavoro. Malgrado il virtuosismo di Euroboy, i Turbonegro conservano la loro consueta facilità nel trasformare ingredienti tutto sommato basilari in pura adrenalina. Ne è la riprova la rapida Selfdestructo Bust, più vicina al punk del passato, o Back to Dungaree High. Se il suono dei norvegesi si apre indiscutibilmente alle masse, la band non rinuncia però all’approccio politicamente scorretto che da sempre la definisce. Basta guardare la copertina, che ritrae il logo del gruppo terrorista Symbionese Liberation Army, o titoli quali Rock Against Ass o Rendezvous With Anus. Forte di un ritornello contagioso la prima, più diretta la seconda, le due canzoni in questione si rivelano altri due bangers imperdibili in una scaletta che non conosce punti deboli e che esplora diversi territori. Così Are You Ready (for some Darkness), la quale propone uno stile più cupo e affilato, prima di aprirsi nell’ennesimo ritornellone glam rock. Anche la lunga Humiliation Street tenta linguaggi parzialmente diversi, fumosi e decadenti, memori di un certo Iggy Pop crepuscolare e tormentato. Citiamo anche Zillion Dollar Sadist, leggermente più controllata ma non meno incisiva, così come Don't Say Motherfucker, Motherfucker, altro centro realizzato dalla band di Oslo. I numerosi superlativi ai quali abbiamo avuto ricorso nel corso della disamina dovrebbero parlare chiaro: Apocalypse Dudes è un disco incredibile, che non è esagerato definire un capolavoro del suo genere. Tutti i migliori elementi di Ass Cobra vengono migliorati e sommati a nuove influenze che ne decuplicano la forza d’urto. Allo stesso tempo viscerale, diretto, ignorante e sofisticato, il quarto album dei Turbonegro segna senza dubbio l’apice del loro percorso artistico. Non è un caso che i Nostri siano implosi proprio nel corso della trionfale tournée che ne ha seguito la pubblicazione, prima di tornare con dischi di buon livello, ma mai più paragonabili a questo. È difficile tradurre in parole l’energia sprigionata dall’ascolto di questo lavoro, per cui, in definitiva, basta lasciar parlare la musica. Se non lo conoscete già, correte a infilarlo nello stereo.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
Voto meritato, i primi tre brani da soli valgono la carriera di molte band... decisamente una trinità esaltante! Ra! Ra! Ra! Ra! Randevouz with Anus! |
|
|
|
|
|
|
5
|
Non uno dei miei gruppi preferiti ma questo e Ass Cobra erano dei gran bei dischi e ricordo di averli comprati in combo nel 2004. |
|
|
|
|
|
|
4
|
Assolutamente fantastico, i Turbonegro al massimo del loro folgore!!! Una raccolta di canzoni imperdibili, con autentici capolavori come The Age of Pamparius, Get it on e Prince of the rodeo. Rest in peace Hank!!! |
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
Il disco è fantastico, molto più variegato del precedente tanto che per me questo di punk ha molto poco, mi sembra più che altro un gran disco hard rock/glam. Probabilmente è il loro migliore ma non è il mio preferito. Per riprendere l\'inizio della rece, per me, \"dire Turbonegro equivale fondamentalmente a dire\" Ass Cobra. Questi brani sono fantastici ma se parliamo di brani che si incollano \"seduta stante alla scatola cranica\" quelli di Ass Cobra sono insuperabili. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Il loro miglior album? Potrebbe esserlo, bellissimo |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. The Age of Pamparius 2. Selfdestructo Bust 3. Get it on 4. Rock Against Ass 5. Don't Say Motherfucker, Motherfucker 6. Rendezvous with Anus 7. Zillion Dollar Sadist 8. Prince of the Rodeo 9. Back to Dungaree High 10. Are You Ready (for Some Darkness) 11. Monkey on Your Back 12. Humiliation Street 13. Good Head
|
|
Line Up
|
Hank von Helvete (Voce) Euroboy (Chitarra) Rune Rebellion (Chitarra) Pål Pot Pamparius (Tastiera, Percussioni) Happy-Tom (Basso) Chris Summers (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|