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15/02/25
XIU XIU + KEE AVIL
ASTRO CLUB - FONTANAFREDDA (PN)
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03/02/2025
( 607 letture )
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Post-punk? Guai a dirlo a Joe Talbot! Il frontman degli Idles nel 2017 disse: Non siamo una band post punk. Immagino che abbiamo quella spinta simile a un motore nella sezione ritmica che hanno alcune band post punk, ma abbiamo un sacco di canzoni che non sono affatto così. Sarà pur vero ciò che dice Talbot ma in Brutalism, debut album degli Idles, e più in generale nella proposta della band britannica, le radici post punk (e punk) si sentono eccome! Ciò che però caratterizza questo gruppo rispetto ad altri di genere è proprio il cantante e leader: tutt’altro che perfetto tecnicamente ma profondamente espressivo, riesce a donare peso e significato a crude parole, tramite versi rabbiosi e sinceri reiterati; egli diviene narratore dei malori della società contemporanea.
Nonostante il nucleo originario della band nasca addirittura nel 2009 è solo nel 2017, dopo diversi EP e il singolo di successo Queens, che vede finalmente la luce il primo LP: Ci è voluto molto tempo per diventare produttivi perché non sapevamo affatto cosa diavolo stessimo facendo, siamo stati fottutamente terribili per molto tempo, spiega Talbot. Nel 2015, durante la lavorazione dell’album di debutto, muore la madre del singer; della donna, rimasta paralizzata a causa di un ictus, si prendeva cura il cantante. All’amata madre è dedicata la copertina di Brutalism, che la ritrae in foto sopra a una scultura fatta dal cantante assieme al padre. Le lyrics sono influenzate da questo doloroso avvenimento e il singolo Mother è una delle più belle canzoni degli Idles: potentissima nel testo e nei suoni; le strofe vivono della ritmica ma soprattutto della voce indiavolata di Talbot, mentre il ritornello è puro concentrato di rabbia e scarico, con quel Mother Fucker gridato a gran voce, che sa di vera e propria liberazione! The best way to scare a Tory is to read and get rich (Il modo migliore per spaventare un conservatore è leggere e arricchirsi) canta Talbot sulle strofe della canzone, mentre sul finale: Sexual violence doesn't start and end with rape It starts in our books and behind our school gates Men are scared women will laugh in their face Whereas women are scared it's their lives men will take (La violenza sessuale non inizia e non finisce con lo stupro Inizia nei nostri libri e dietro i cancelli della nostra scuola Gli uomini hanno paura che le donne gli ridano in faccia Mentre le donne hanno paura che la vita gli venga tolta dagli uomini). Come si nota nei testi spiccano dure critiche a una società maschilista e conservatrice, ma vengono affrontate anche problematiche sociali come la mancanza di lavoro (Faith in the City), la depressione e i problemi che può creare all’interno del rapporto di coppia (1049 Gotho), mentre in Stendhal Syndrome c’è una critica manifesta all’ignoranza dilagante.
Musicalmente, come accennato, siamo in territori punk, post e hardcore, con suoni estremamente noise e con una sezione ritmica, come specificato dal leader, rimbombante; ciononostante il prodotto rimane fruibile per la capacità di coinvolgere del singer, grazie a veri e propri inni, cantati a più riprese, che sono un qualcosa di più di un semplice ritornello. I brani non si diversificano molto l’uno dall’altro ma sono significativi e soprattutto diretti, colpiscono l’ascoltatore in maniera repentina. Mother, Date Night, Stendhal Syndrome, White Privilege sono bombe di potenza clamorose, con chorus travolgenti; nell’ultimo caso addirittura un solo verso ripetuto diviene climax da brividi: Yeah, dance till the sun goes round (Sì, balla finché il sole non tramonta). E come non citare il motivo ricorrente della fantastica Date Night: 'Cause I, I, I, I, I guess we Was born to fail (Perché io, io, io, io, io credo che siamo nati per fallire). Si diversificano dall’immediatezza e velocità della proposta, la pesante Divide & Conquer, che contiene un finale rocambolesco rumoroso, pieno di sonorità distorte e la conclusiva, emozionante Slow Savage, unica ballata dell’album, raccontata in maniera estremamente toccante.
Dopo l’uscita e l’accoglienza positiva dedicata a Brutalism, per gli Idles sarà una scalata, un successo continuo di critica e pubblico, con, ad oggi nel 2025, un totale di cinque full length pubblicati. Forse il modo migliore per descrivere l’urgenza furente di Brutalism è il commento del giornalista Michael Hann del The Guardian, che nel 2017 lo ha definito l'album più onesto dell’anno e in effetti, ascoltandoli, questi ragazzi sembrano privi di sovrastrutture.
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4
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Ah nono grazie sono negato... dal nome pensavo si capisse. Il mio voleva solo essere un consiglio per un\'eventuale prossima recensione. Magari pure i Verdena... se si potesse. Pago in contanti, se necessario. |
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3
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@Andy: quando vorrai candidarti leggeremo con piacere le tue recensioni e lo dico senza ironia |
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2
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Da apprezzare gli intenti, ma io sinceramente li trovo inascoltabili. Avrei recensito i Modest Mouse fosse stato per me. |
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1
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Talbot abbaia e morde ! Ottimo lavoro ma il meglio arriva dopo |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Heel / Heal 2. Well Done 3. Mother 4. Date Night 5. Faith in the City 6. 1049 Gotho 7. Divide & Conquer 8. Rachel Khoo 9. Stendhal Syndrome 10. Exeter 11. Benzocaine 12. White Privilege 13. Slow Savage
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Line Up
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Joe Talbot (Voce) Mark Bowen (Chitarra solista) Lee Kiernan (Chitarra ritmica) Adam Devonshire (Basso) Jon Beavis (Batteria)
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RECENSIONI |
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