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22/03/25
THE MEFFS
ASTRO CLUB - FONTANAFREDDA (PN)
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The Hellacopters - Overdriver
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12/02/2025
( 1472 letture )
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Il ritorno dei The Hellacopters farà felici molti rocker affezionati, su questo non ci sono dubbi. Il quintetto svedese, dopo un’assenza di ben 14 anni dalle scene, dal 2008 al 2022, è tornato ad essere produttivo con la pubblicazione del buonissimo Eyes of Oblivion (2022) e oggi torna sugli scaffali con questo nuovo Overdriver, disco freschissimo di stampa e dalla copertina evocativa: suoniamo rock ad alto wattaggio e sempre in your face. Il frontman Nicke Andersson, originariamente batterista dei death metaller Entombed, continua a capitanare la band insieme a Dregen, con i due che raffigurano i perni centrali su cui si basano i destini del quintetto. Della serie duri a morire e smaniosi di far sentire la propria voce, all’insegna del rock grezzo e diretto.
Ampli accesi che gracchiano, poi si parte d’impeto con l’opener Token Apologies che mostra subito l’anima rock-garage del gruppo, piano in costante accompagnamento delle guitar e la voce di Nicke Andersson che va alla grande, disegnando sfere rockeggianti che si intersecano con un assolo dell’ascia perfetto al contesto, un brano fatto di emozioni e rallentamenti e improvvisi ritorni in quota, tutto molto azzeccato e assai promettente per l’esito dell’intero album. Don’t Let Me Bring You Down ha in sé le stimmate delle band scandinave del passato, con le chitarre che lasciano cicatrici sulla pelle grazie a riff acuminati che sfociano in un chorus memorizzabile all’istante: ottima la propensione al suono live che sul palcoscenico farà sfracelli, e stessa identità per la seguente (I Don’t Wanna Be) Just a Memory, bellissima nel suo incedere e nell’incrociare melodie, con un basso possente e un ritornello che scomoda stilemi del passato di big band settantiane, per atmosfere e gusto compositivo. Wrong Face On risulta bella spedita e ritmata, con un hammond che inserisce aculei profondi nella stesura decisamente più ruvida, che riporta agli esordi del gruppo, senza perdere un milligrammo di appeal, con la batteria che si lascia andare ad un mini assolo nel bel mezzo della track, mentre Soldier On pesca nuovamente nella memoria settantiana e ci si immerge sino al midollo, con quei riff oscuri e l’intonazione della voce quasi velata ed effettata e la ricerca di sensazioni passate, con un piano presenza costante, ritmi pressanti e chitarre che tracciano riff puntuali. Tutto molto affascinante in un brano di poco più di 4 minuti che ha in sé i miasmi di una suite. Doomsday Daydreams sgorga da chitarre energiche e un up tempo secco, tratteggiando circuiti elettrici assai piacevoli e un guitar solo ardente, i 2:52 di Faraway Looks scheggiano gli altoparlanti, per una song che parte all’attacco, lancia in resta, e non si risparmia un’attitudine filo punk che scalcia di brutto, punteggiata dal piano e da un guitar solo che più rock non si può. Coming Down arieggia la proposta con atmosfere delicate e decisamente più rilassate, ma ugualmente gonfie di feeeling e pepe sparso sul finale del brano, mentre Do You Feel Normal, altro singolo estratto, rappresenta una sorta di inno dai toni molto radio oriented, grazie ad impasti vocali pregevoli, melodie, rallentamenti e ripartenze che gasano chi ascolta: altro bel brandello del lotto che non fa che testimoniare la bontà di una scrittura immersa nei seventies. The Stench è un blues corazzato da tante sofferenze e patimenti e lo sviluppo appare oscuro ma con un gran bel tiro, insomma il quintetto non abbassa la guardia e la finale Leave a Mark ne è la palese dimostrazione: oltre 5 i minuti di hard che lasciano il segno con decisione e veemenza, anche grazie ad un assolo appassionante e anfetaminico della sei corde che richiama i tempi dorati del genere e qualche reminiscenza di Hotel California dei giganteschi Eagles. Ottimo il sound, altrettanto le composizioni che sgocciolano groove e ispirazione, insomma i 40 minuti di Overdriver marchiano un album vero, credibile e autentico da parte di una band coerente con il proprio credo e il genuino ripescaggio degli anni aurei del genere.
Rock, hard, qualche spruzzo di punk e qualche frecciata blues, i The Hellacopters sanno come tenere alto il morale di chi ascolta e infilano centri sul bersaglio, canzone dopo canzone. Sarà molto interessante osservarli in versione live, perché questo disco, assai diretto, promette di regalare godimenti e grandi soddisfazioni suonato su uno stage. C’mon guys!
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10
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Per giudicare questo album non si può prescindere dal precedente e purtroppo il paragone è impietoso. Eyes of Oblivion batte nettamente Overdriver. Qui (come osservato in altri commenti) manca quel suono di chitarrone che rendeva grezzi e hard anche i brani più orecchiabili, mancano quei 3/4 pezzi crack che hanno reso memorabile il loro ritorno. Intendiamoci, Overdriver non è brutto,siamo sempre su buoni livelli, ma meno ispirato e in territori più melodici. Canzoni preferite: Soldier on (che mi ha ricordato qualcosa dei Quireboys) e la conclusiva Leave a mark . Per me 73
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9
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Songwriting sempre ispirato. Disco diverso dal suo predecessore ma altrettanto valido. Ottimo anche il lavoro della Nuclear Blast a rimasterizzare e ripubblicare i loro classici. Band immensa che dev\'essere riscoperta. 🖤 |
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8
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Giusta osservazione di Shock. Manca la componente più grezza e punk data l\'assenza di Dregen. Ma il disco, seppur meno intenso di Eyes of Oblivion, ha una qualità media molto alta. Come tutta la sterminata produzione di Nicke Anderson. Voto onesto. |
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7
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Sono una certezza, il disco è più melodico del solito ma spacca e mi piace un botto. Concordo con il voto della recensione |
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6
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Buon disco, anche se penso che il precedente è nettamente superiore. Tra l\'altro la recensione non dice come Dregen in pratica sia assente per un infortunio alla mano, quindi praticamente sul disco non ha inciso niente (e forse si sente). |
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5
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....è sempre un piacere....ascoltarli....disco convincente...80.... |
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4
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....è sempre un piacere....ascoltarli....disco convincente...80.... |
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3
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....è sempre un piacere....ascoltarli....disco convincente...80.... |
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2
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Una band, una garanzia.
D\'accordo sul voto. |
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1
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Proprio bello. Produzione e stile molto seventies, non trovo difetti. 87 tenendomi basso. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Token Apologies 2. Don’t Let Me Bring You Down 3. (I Don’t Wanna Be) Just a Memory 4. Wrong Face On 5. Soldier On 6. Doomsday Daydreams 7. Faraway Looks 8. Coming Down 9. Do You Feel Normal 10. The Stench 11. Leave a Mark
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Line Up
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Nicke Andersson (Voce, chitarra) Dregen (Chitarra) Anders Lindstrom (Tastiere) Dolf de Borst (Basso) Robert Erickson (Batteria)
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RECENSIONI |
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