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22/03/25
THE MEFFS
ASTRO CLUB - FONTANAFREDDA (PN)
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15/02/2025
( 1196 letture )
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Youth of Dissent, quarto album dei greci 1000mods, ha rappresentato il trampolino di lancio in grado di far conoscere a livello internazionale la band ellenica a nuovi appassionati di generi quali heavy psych, stoner e doom, seppur non siano mancate qualche critica e malumori da parte dei fan di vecchia data per via dei cambiamenti stilistici introdotti dalla band. Prodotto a Seattle dal veterano Matt Bayles (Pearl Jam, Soundgarden, Mastodon tra i tanti), il quarto full length, complice un sound più ragionato e rifinito, ha spostato gli equilibri e l’attenzione di una scena musicale più ampia e trasversale verso la Grecia, già teatro del successo di una realtà imprescindibile come i Villagers of Ioannina City. Lunghi tour negli anni seguenti hanno interessato oltre che all’Europa anche gli Stati Uniti, accrescendo il prestigio e il successo di questo incendiario quartetto, annoverato non più tra le giovani promesse, ma tra i big del genere. Purtroppo, nel 2024, verso la conclusione di un’estenuante attività live, il chitarrista e membro fondatore Giannis S ha deciso di lasciare la band, rimpiazzato temporaneamente da turnisti in sede live per permettere ai 1000mods di concludere il tour. Al contrario, per l’attività in studio si è deciso di affidare tutti gli arrangiamenti e le parti di chitarra all’altro chitarrista della band, George T, senza andare a modificare ulteriormente la formazione. La composizione del seguito di Youth of Dissent non ha così subito rallentamenti di sorta e l’8 Novembre 2024 ha visto la pubblicazione della quinta prova sulla lunga distanza, Cheat Death, attraverso la propria label indipendente Ouga Booga and the Mighty Oug Recordings e Ripple Music per il Nord America. Ancora una volta Matt Bayles è stato coinvolto nel ruolo di co produttore e nel mixaggio, conferendo al sound dei 1000mods una qualità cristallina, in grado di far risplendere composizioni mai così complesse, sfaccettate e variegate.
Collocare il nuovo Cheat Death tra stoner e heavy psych sarebbe infatti come limitarne la portata, confinando le dieci perle che lo compongono in generi e definizioni che vanno bene solo per le statistiche e landing page di presentazione. Questo perché le nuove composizioni sono il frutto non solo di tanto duro lavoro sia in fase compositiva che esecutiva, ma soprattutto perché riflettono l’ambizione di questi musicisti di uscire a testa alta dai confini e dagli stereotipi dei generi d’appartenenza. Musicalmente l’album nel suo incedere potrebbe essere paragonato ad un fiume che nasce tra i monti, un corso d’acqua tumultuoso che inizialmente si muove veloce in un letto roccioso generando rapide e cascate, per poi giungere in pianura e farsi più lento e contemplativo mentre attraversa paesaggi visivamente diversi e infine immettersi nel mare maestoso. L’incipit di Cheat Death è infatti furibondo e colpisce duro grazie alle bordate di un inno heavy rock come Overthrown, sospeso tra riff stoner e funambolismo hard rock. Neanche il tempo di tirare fiato che l’emblematica The One Who Keeps Me Down prima e Götzen Hammer poi, investono chi ascolta con un wall of sound che racchiude l’attitudine punk dei Motorhead e le roboanti maree di riff di Fu Manchu e Monster Magnet. L’influenza della personalità di Matt Bayles inizia ad affiorare con la settantiana Astral Odor, trascinante canzone dove i 1000mods giocano a fare i Soundgarden senza sfigurare. La psichedelia, dapprima minimale e in penombra, si prende la sua rivincita in Love, tingendo il brano di caleidoscopici assoli ed effetti a profusione. La band veste i panni di Cream e Grateful Death, lasciandosi trasportare dall’ispirazione in quella che suona come una jam session psichedelica in studio. Speedhead torna ad aumentare i giri del motore prima che le note malinconiche di Misery prendano il sopravvento in una composizione che potrebbe tranquillamente appartenere al repertorio degli Stone Temple Pilots. La corrente si fa infine placida con la strumentale Bluebird per riprendersi nella struggente title track, dove la chitarra di George T si scalda per il gran finale. La lunga suite Grey, Green Blues chiude Cheat Death con i suoi dieci minuti di pura psichedelia e chiama in causa i maestri Elder nella sua progressione ritmica e sonora. Il brano si schiude armoniosamente sulle note delicate della chitarra e della voce vellutata di Dani G, i suoni sono volutamente ovattati e ricchi di effetti, echi e riverberi che ne esaltano la forza evocativa. La composizione è intervallata da lunghe divagazioni solistiche in tandem con le note dell’hammond, dove ancora una volta George T si prodiga nel non far rimpiangere ai fan della band l’abbandono di Giannis S. Gradualmente la sezione ritmica scioglie le briglie, per lanciarsi infine in una lunga galoppata strumentale, impreziosita ancora una volta dal funambolico ed incessante lavoro della chitarra, assoluta protagonista del vorticoso climax che chiude epicamente Cheat Death.
Rispetto a Youth of Dissent, il nuovo album dei 1000mods recupera in parte l’irruenza dei primi lavori grazie ad alcune composizioni dannatamente heavy. L’influenza di Matt Bayles è presente ma mai invadente ed è apprezzabile un parziale ritorno al sound degli albori, senza per questo rinnegare quegli elementi evolutivi che avevano caratterizzato nel bene e nel male Youth of Dissent. In Cheat Death le idee sono più a fuoco e le composizioni, anche quelle più veloci e dirette, non appaiono come semplici riempitivi per accontentare i fan di vecchia data. Oltre allo stoner, nel nuovo album confluiscono altre correnti nate negli anni Novanta, andando a migliorare la musicalità dei 1000mods senza per questo mutarne radicalmente il DNA. Sfumature mutuate da band storiche dei Nineties riunite sotto l’ombrello del grunge e pennellate di psichedelia permettono alla formazione greca di uscire dal dedalo di regole e canoni che andavano ormai stretti e rischiavano di soffocare una creatività che invece ha modo di esprimersi al meglio. La presenza di tanti musicisti ospiti aggiunge quell’ingrediente segreto ed esotico che arricchisce ed impreziosisce composizioni che si sono fatte gradualmente più complesse, pur senza disdegnare momenti di pura energia tellurica. In fin dei conti ascrivere un artista forzatamente in un genere rimane solamente un puro esercizio di stile fine a se stesso, e i 1000mods sono pronti a conquistare chi saprà approfondire la loro proposta senza fermarsi alle apparenze, alle definizioni di facciata e alle categorie; loro sono già andati oltre e ci attendono dall’altra parte.
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2
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Grazie delle belle parole. Magsri preferisco alcuni generi rispetto ad altri, ma una canzone è bella ed emozionante a prescindere dal genere. Per me questo vale sempre. |
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1
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Mi fa molto piacere leggere questa recensione, non perché parla bene di questo album, che trovo molto bello anche io, ma perché il recensore si sofferma sulla gradevolezza delle canzoni, unico requisito essenziale per me quando ascolto musica, senza affermare, come spesso mi accade, non solo in questo sito, che un album senza una direzione ben precisa e perfettamente inquadrato in un genere, non possa essere valutato positivamente. Questo è un mio pensiero, che vale solo per me, ovviamente. |
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INFORMAZIONI |
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Ouga Booga and the Mighty Oug Recordings
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Tracklist
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1. Overthrown 2. The One Who Keeps Me Down 3. Götzen Hammer 4. Astral Odor 5. Love 6. Speedhead 7. Misery 8. Bluebird 9. Cheat Death 10. Grey, Green Blues
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Line Up
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Dani G (Voce, Basso) George T (Chitarra, Voce) Labros G (Batteria)
Musicisti Ospiti Jiomy Amaranth (Hammond, Pianoforte) John S (Chitarra) Panos Z (Semantron)
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