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22/03/25
THE MEFFS
ASTRO CLUB - FONTANAFREDDA (PN)
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Labyrinth - In the Vanishing Echoes of Goodbye
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26/02/2025
( 3044 letture )
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Primo colpo ad effetto di questo inizio 2025 in ambito power prog. L’atteso come back dei Labyrinth è il decimo album in studio in una carriera trentennale all’insegna della costante evoluzione e ricerca della qualità tanto a livello di songwriting quanto nella minuziosa esecuzione di partiture strumentali e vocali complesse, intrecciando in maniera personale elementi di power, progressive e speed metal. Una carriera di cui essere orgogliosi, con tantissimi alti tra cui il merito di aver dato alle stampe quello che con ragionevole certezza è e resterà a lungo il miglior album di metal italiano (la gemma Return to Heaven Denied del 1998) e pochi incidenti di percorso, come la produzione scadente del pur molto buono a livello di songwriting Sons of Thunder del 2001 o la distanza presa per alcuni anni dal mastermind Olaf Thorsen, concentrato prevalentemente sui Vision Divine nei primi anni Duemila. Questo In the Vanishing Echoes of Goodbye, uscito a quattro anni dal precedente Welcome to the Absurd Circus, è un album che vede la band compatta e per una volta senza cambi di formazione, con la conferma di Simone Mularoni in consolle, capace di dare spessore e dinamica al sound della band pur mantenendo un impronta diretta e in grado di valorizzare la grande preparazione tecnica dei sei musicisti in questione, con nota di menzione per una performance davvero straordinaria di Roberto Tiranti alla voce, cantante versatile e maturo che si esprime al meglio nelle dieci tracce in questione, composte da tutti e sei membri della band. La partenza è affidata a Welcome Twilight e Accept the Changes, due brani veloci, tirati, in cui il lavoro minuzioso di intersezioni chitarristiche tra Thorsten e Cantarelli lascia spazio ai tasti d’avorio di Smirnoff (eclettico ed esperto tastierista e colonna portante dell’altra eccellenza italiana Eldritch), con ritmiche potenti sferzate dal basso di Mazzucconi e dal drumming martellante di Peruzzi, il tutto addolcito da linee vocali davvero variegate e caratterizzate da un gusto melodico mai scontato come solo un grande interprete a nome di Roberto Tiranti può innestare. Il metronomo si abbassa nel mid tempo melodico Out of Place, un grande pezzo in cui l’estensione vocale del singer ligure vede toccare molte ottave, con iniezioni di feeling perfette ad esaltare partiture in cui si fanno spazio echi di Fates Warning e Queensryche, prima di un finale dalle accelerazioni in chiave Angra e Elegy dei tempi migliori, sensazioni emerse anche nell’ottima The Right Side of This World, marchiata da assoli al fulmicotone. At the Rainbow’s End torna a pestare riportandoci ai tempi di Return to Heaven Denied, con un grande refrain che farà del pezzo un nuovo classico anche in sede live, mentre la componente più progressive si fa spazio nei quasi sette minuti di The Healing, guidata da un Tiranti magistrale nel condurre l’ascolto in un intreccio di chitarre acustiche, stacchi ritmici di grande talento, spruzzate elettriche e un refrain tra i migliori dell’album. Heading from Nowhere e Mass Distraction lasciano spazio alla vena più power, speed e a tratti thrashy della band, in cui Watchtower, Annihilator, Rage e Helloween si mescolano alla perfezione. Il livello è altissimo senza cedimento alcun nell’ora di ascolto, ecco che l’attenzione si sposta verso lidi nuovamente progressive con venature hard rock nella liricamente sentita e melodicamente azzeccata To the Son I Never Had, in cui affiorano nuovamente i Fates Warning, con la conclusiva suite Inhuman Race che riprende tratti melodici affiorati in alcune tracce precedenti, alzando il tiro prog verso lidi Dream Theater e Psycothic Waltz, esaltati da un lavoro meticoloso a livello tastieristico di Smirnoff, in alternanza a grande feeling nei soli e nei potenti riffings della coppia Cantarelli-Thorsen, perfetta chiusura di un lavoro ambizioso e qualitativamente ineccepibile.
In the Vanishing Echoes of Goodbye è un disco azzeccato che riflette il notevole affiatamento dei Labyrinth, a dimostrazione di una grande motivazione a proseguire il percorso musicale iniziato trent’anni fa all’insegna dell’integrità e con l'aggiunta di elementi mai banali o ripetitivi. Un lavoro davvero maturo e ricco di sfaccettature power, progressive, speed metal e alcune vene hard rock che faranno la gioia dei tanti seguaci della band italiana e che costituisce allo stesso tempo un succulento invito a coloro che ancora non sono familiari con l’articolato e ricercato Labyrinth sound. Siamo ancora nella primissima parte dell’anno ma questa ottima uscita guadagna già un posto molto alto nelle classifiche del 2025.
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27
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Proverò a riascoltarlo...cosa vuoi che ti dica |
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Quindi su Return To Heaven Denied non c\'è una canzone che ti rimane in testa, secondo me non l\'hai ascoltato o hai problemi di memoria. |
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Sinceramente un gruppo molto tiepido. Li ho ascoltati spesso sforzandomi visto che viene considerato uno dei gruppi più sottovalutati. Eppure non c\'è una canzone che mi rimane in testa, né che mi prenda né che mi venga voglia di ascoltare. Suonano benissimo, produzione ottima, nessuna critica ai musicisti, molto professionali, ma quello che suonano non mi sa di niente purtroppo. |
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Na wuanto sono bravi e affiatati i due chitarristi? Thorsen tra Vision Divine e Labyrinth in pochi mesi ha sparato due grandi albums. Voto 86 giusto. |
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solo un gran mal di testa.. sempre le stesse linee vocali, da almeno 20 anni..
la voce è diventata insopportabile, strumentalmente qualche spunto interessante, ottima la produzione. |
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22
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Mah, il disco è piacevole, ma 86 mi sembra oggettivamente sproporzionato, anche alla luce di altri dischi davvero di livello usciti recentemente e che, al contrario, hanno ricevuto su questa stessa testata punteggi a mio modo di vedere piuttosto striminziti. De gustibus, come in ogni cosa, ma per me non oltre 75.. |
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21
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Altissimo livello per professionalità maestria e maturità artistica sovrumana! |
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20
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Ascoltato già 50 volte. Eccezionale. Scorrevole e dinamico. Accept the changes spazza via tutto. |
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19
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Non li ascoltavo dagli anni 90 piacevole riscoperta. Disco con ottimi pezzi orecchiabili ed estremamente potenti. Per me tiranti qua è semplicemente perfetto, le canzoni funzionano anche perché le parti prettamente Power sono abbastanza diluite con abbondanti dosi di prog metal. Voto condivisibile |
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18
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Discreto album con spunti e novità interessanti. Oltre questo non mi pare sia un capolavoro. La batteria mi pare troppo in secondo piano e la voce di Tiranti e\' sempre più fastidiosa oltre che a mangiarsi le parole.
Purtroppo manca qualcosa a livello di songwriting come da molti dischi a questa parte.... |
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17
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Dopo Heaven Denied il migliore di sempe, con Architecture of the Gods, un trittico imprescindibile. |
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16
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Ottima conferma dopo il grandissimo Welcome to the Absurd Circus di qualche anno fa. Il sopracitato album secondo me rimane per adesso un filo più in alto, ma anche questa nuova uscita è tanta roba. Loro, tutti e sei bravissimi. Tracklist senza punti deboli: zero filler, per un motivo o per un altro i dieci pezzi meritano tutti. Voto 81 |
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15
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Lavoro di altissimo livello. |
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Lo sto ascoltando da diverse settimane, davvero un lavoro strepitoso! |
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@Der Wolf, grazie per leggere le cose in prospettiva e in modo maturo @Carmine, di ridicolo non ci trovo molto sinceramente |
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@Der Wolf, grazie per leggere le cose in prospettiva e in modo maturo
@Carmine, di ridicolo non ci trovo molto sinceramente |
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11
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@Carmine io ho guardato gli altri voti che il recensore DJ ha dato agli altri dischi e mi sembrano equilibrati, non mi sembra nemmeno che voglia lo sciovinista del metal dato che ha valutato giustamente 60 e passa all\'ultimo deludente disco dei Rhapsody, poi comunque i gusti restano soggettivi, pure su Metalitalia, Metalhammer, Truemetal e tutte le altre webzine il voto di questo disco è minimo 80 o oltre, su Metal.it Grazioli gli ha dato addirittura 90 e non credo che di lui si possa dire che abbia mai favorito i gruppi italiani non meritevoli. |
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10
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Va bene supportare i gruppi italiani, ma qui si cade nel ridicolo |
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Ho sentito il lavoro. Dare 86 a sta roba vuol dire che la recensione l\'ha scritta uno del gruppo,, altrimenti non si spiega. Per me non oltre il 60, lavoro lento e banale, senza idee.... |
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8
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@Maurizio capisco da cosa scaturisca il tuo disappunto, ma soffermati sul fatto che le due bands suonano sottogeneri diversi il che già questo renderebbe un confronto più difficile, ma soprattutto che le recensioni sono state pubblicate da due persone diverse, con gusti e criteri altrettanto diversi presumo.
Ad ogni modo dai labyrinth questo ci si aspettava, non certo derivazioni prettamente prog con pattern di batteria colmi di cambi di tempo etc.
Ho apprezzato la freschezza della release e l\'agressività utilizzata.
Sicuramente un ottimo album |
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7
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Ah quindi i DT devono prendere più di un gruppo italiano a prescindere.Si si hanno pagato anche tutta la stampa internazionale visto che i voti sono tutti alti |
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6
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@maurizio. Si ma non urlare |
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5
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LABIRITH 86
DREAM THEATER 75
QUALCOSA ONESTAMENTE NON QUADRA
CON TUTTO IL BENE CHE VOGLIO AI GRUPPI ITALIANI
MA MI SEMBRA UN PUNTEGGIO ESTREMAMENTE FALSATO
O VI PAGANO PER DARE CERTI PUNTEGGI ?????????????? |
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4
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PENSO CHE VOI IN GENERALE AI GRUPPI ITALIANI DATE 10/20 PUNTI IN PIù
DOVETE ESSERE IMPARZIALI
QUESTO è UN DISCRETO DISCO DA 65/70 COME PUNTEGGIO
BISOGNA ESSERE ONESTI!!!! |
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3
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Dopo un bel disco come Welcome To The Absurd Circus l\'aspettativa era alta e non sono stato deluso.Ottimo platter dove Tiranti si conferma ancora una volta un grandissimo singer,poi mettiamoci la grande classe dei musicisti e il gioco è fatto.Il Return è inarrivabile ma quà ci avviciniamo molto.voto 87. |
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2
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Disco notevolissimo, il migliore dopo Return yo Heaven Denoed. Voto 90 |
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1
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Mi sbilancio dicendo che per me è il loro disco migliore.Veramente il TOP |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Welcome Twilight 2. Accept the Changes 3. Out of Place 4. At the Rainbow’s End 5. The Right Side of This World 6. The Healing 7. Heading for Nowhere 8. Mass Distraction 9. To the Son I Never Had 10. Inhuman Race
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Line Up
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Roberto Tiranti (Voce) Olaf Thorsen (Chitarra) Andrea Cantarelli (Chitarra) Oleg Smirnoff (Tastiere) Nik Mazzucconi (Basso) Matt Peruzzi (Batteria)
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