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DragonKnight - Legions
02/03/2025
( 634 letture )
Indizio n.1: si chiamano DragonKnight. Indizio n.2: vengono dalla Finlandia. Indizio n.3: si presentano coperti da maschere e i loro nomi sono accuratamente occultati sotto pseudonimi quali Lord Gryphon, Lord Kharatos e amenità simili (nota a margine: sarebbe interessante conoscere almeno quale strumento ciascuno dei loschi figuri suona, ma al momento non è dato sapere). Indizio n.4: nei titoli delle loro canzoni, e anche nei testi – va da sé – compaiono a più riprese termini come “dragon”, “knight”, “pirates”, ecc..
Se è vero, come diceva Agatha Christie, che tre indizi fanno una prova, non occorre essere Sherlock Holmes o Hercule Poirot per ipotizzare, con ragionevole certezza, che i nostri eroi non suonino né blues né tantomeno progressive o alternative. Che genere propongono i DragonKnight? Se non lo avete almeno intuito, forse siete sul sito sbagliato….
Ironia a parte, i cinque finnici suonano, come facilmente pensabile, un distillato del più puro, eroico ed incontaminato power metal, tipicamente di stampo nordeuropeo.
Ci sono tutte le stimmate tipiche: voce cristallina, alta, potente ed evocativa; cavalcate chitarristiche al fulmicotone; cori anthemici “da lancia in resta”; sezione ritmica martellante che carica a mille con le immancabili tirate di doppia cassa continua; orchestrazioni da colonna sonora non solo negli intro, ma anche durante i pezzi, tutt’altro che secondarie nel plasmare il sound complessivo.
Insomma, per farla breve: prendete una sintesi di tutto ciò che è stato il power metal negli ultimi 25 anni abbondanti (almeno dal 1998 in poi, per stare stretti), miscelate assieme tutti i componenti, unitegli una produzione all’altezza del 2025, ed ecco Legions, l’esordio dei nostri.
Per dirla meglio: prendete una sintesi del meglio del power metal negli ultimi 25 anni. Eh sì, perché Legions, preso a sé, è veramente un bell’album. Suonato e cantato magnificamente (la tecnica vocale e strumentale dei nostri è assolutamente fuori discussione, almeno su disco), e, soprattutto, dal punto di vista compositivo assolutamente inattaccabile: le melodie sono azzeccate e conquistano al primo ascolto, gli arrangiamenti sono pomposi e curati come il genere vuole, i cori sono trascinanti e coinvolgenti, gli assoli si prendono il loro giusto spazio, i suoni sono un riuscito mix di potenza e nitidezza. Insomma: chi scrive non può annoverarsi fra gli iper-appassionati del genere, ma non mi stupirebbe affatto se gli aficionados del power metal annoverassero Legions fra i 3-4 dischi dell’anno, perché le doti ci sono tutte.

E allora, come avrebbe detto il buon Antonio Lubrano – se sapete chi è, vuol dire che non siete troppo giovani – “la domanda sorge spontanea”: perché un voto così basso, tipico solitamente di dischi che sono “né carne né pesce”? Il discorso è lungo, ma questo album è un’occasione perfetta per esplicitare un ragionamento articolato che in diversi casi ci si è posti, in occasione di diverse uscite appartenenti al nostro genere, negli ultimi 5-6 anni. Legions, come detto, è musicalmente ottimo; eppure, anche chi è un ascoltatore saltuario del genere non può non rilevare, sin dalle prime note dell’opener The Legions of Immortal Dragonlords (la prima traccia è un breve intro strumentale) un’evidente sensazione di già sentito. Mi spiego meglio: non si tratta assolutamente di plagio o di bieca scopiazzatura, ma di come le sonorità di band come Stratovarius, Twilight Force, Blind Guardian, e, perché no, anche i nostrani Rhapsody (nelle loro varie incarnazioni e denominazioni) emergano in maniera evidente, sia nelle parti più veloci sia anche nei, più rari, momenti mid-tempo. L’originalità non è quindi di sicuro un particolare pregio di questo disco, né tantomeno è stata ricercata in sede compositiva ed esecutiva: tralasciando i testi, un perfetto compendio di tutti i luoghi comuni tipici del fantasy, anche dal punto di vista puramente musicale i nostri sono stati attentissimi a non uscire, nemmeno per un secondo, dal seminato degli stilemi canonici del power metal di matrice sinfonica ed orchestrale. Come si diceva sopra, il risultato ottenuto è assolutamente apprezzabile, anche per chi non sia particolarmente avvezzo al genere. Ma sarà sufficiente? Detto in altri termini: cosa può spingere un ascoltatore metal medio, che non sia un iper-completista del genere (perché in questo caso lo avrà sicuramente già ascoltato ed acquistato) a puntare su un disco nuovo, di una band esordiente, che fa una riuscitissima sintesi di quanto di buono prodotto negli ultimi cinque lustri ma non aggiunge nessun elemento di novità o di innovazione, neppure minima? Perché non dovrebbe puntare su chi è arrivato prima a fare, più o meno, le stesse cose? “Perché noi le abbiamo fatte meglio”, risponderebbero i DragonKnight, dietro le loro maschere. Può essere, ma l’obiettivo è assolutamente ambizioso, e la strada per non finire molto presto nel dimenticatoio e nell’oblio è stretta e non priva di ostacoli. E allora, non sarebbe stato meglio puntare su qualche novità, in modo da “sparigliare le carte”? La domanda per ora resta senza risposta; vero è che il genere poco si presta a particolari innovazioni, viste le strutture dei brani quasi obbligate: il tappeto continuo di doppia cassa finisce spesso per essere una sorta di “prigione” che rende simili quasi tutti i pezzi, e i passaggi di tonalità necessari per ottenere le cavalcate eroiche e trascinanti finiscono per essere più o meno gli stessi.
Si potrebbe obiettare: ma allora anche chi suona blues-rock o hard settantiano, da almeno cinquant’anni fa – più o meno – la stessa cosa. Obiezione corretta: ma questi generi permettono, per loro stessa natura, una libertà compositiva ed esecutiva che consente, a chiunque abbia le capacità di osare e voglia farlo, di dire la propria senza risultare un epigono privo di fantasia. E, a scanso di equivoci, anche nel rock classico chi oggi volesse suonare esattamente come trenta o quaranta anni fa, risulterebbe anonimo e poco interessante.

Ecco, quindi, come si legge il voto: questo disco può essere considerato quasi un capolavoro, o comunque un ottimo lavoro, come può apparire assolutamente inutile e derivativo; la discriminante sta principalmente nelle caratteristiche dell’ascoltatore. Paradossalmente, Legions potrebbe essere apprezzato di più dai non appassionati del genere, o comunque da chi non ha il power metal come colonna sonora principale delle proprie giornate, perché al primo ascolto convince e conquista, a meno che il genere ed i suoi stilemi siano del tutto indigesti. Per gli appassionati, invece, non ci possono essere mezze misure: o è uno dei dischi dell’anno, oppure il rischio noia e assuefazione sono dietro l’angolo, e la probabilità di finire dimenticati è molto alta.
Non è dato sapere, oggi, se dischi come questo possano essere il futuro del nostro genere; personalmente, visti i tempi musicalmente non certo favorevoli ad un certo tipo di musica autentica e suonata, penso, e per certi versi temo, che solo ritrovando una spinta innovativa e “rivoluzionaria” il rock, nelle sue varie forme, abbia un futuro anche per le generazioni a venire.
Ma potrei sbagliarmi; e potrebbero – come, per certi versi, già accaduto in passato – essere proprio i dischi più autenticamente “di genere”, oltranzisti e refrattari a qualsiasi spirito di novità, a costituire le pietre miliari su cui edificare le prossime leve di ascoltatori e di musicisti che porteranno avanti la nostra musica.
Sarà il futuro a dare tutte le risposte.



VOTO RECENSORE
73
VOTO LETTORI
72 su 6 voti [ VOTA]
Simone
Venerdì 7 Marzo 2025, 9.13.54
2
Ascoltato, diciamo che un po\' più di ricercatezza negli assoli e un po\' di freschezza nelle composizioni non avrebbe guastato.
occhiDIconiglio
Mercoledì 5 Marzo 2025, 17.18.50
1
Ascoltato almeno 6 volte, un buon disco ma sinceramente non andrei mai oltre il 65 di votazione. Sicuramente un ottimo punto di partenza su cui basare le future uscite.
INFORMAZIONI
2025
Scarlet Records
Power
Tracklist
1. Ascendance – Through Sea and Fire
2. The Legions of Immortal Dragonlords
3. The Imperator
4. Pirates, Bloody Pirates!
5. Defender of Dragons
6. Storm Bringer
7. Astarte Rise
8. Dead Kings in the Grave
9. Sword of the Northern Lights
10. The Revelation
11. Return to Atlantis
Line Up
Lord Salo Khan (Voce)
Lord Gryphon
Lord Kharatos
Lord Solarius
Lord Othrakis
 
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