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Hughes - Turner Project - HTP
08/03/2025
( 475 letture )
Sono ormai passati oltre quattro lustri da quando due mostri sacri dell’hard rock settantiano come Glenn Hughes e Joe Lynn Turner, al culmine di una serie di lavori solisti di riavvicinamento a suddette sonorità, decisero di unire le loro splendide voci e la loro grande capacità compositiva, in un progetto comune. Nacque così, nel 2002, Hughes – Turner Project, collaborazione musicale che lascerà ai posteri soltanto due dischi in studio, qualitativamente diversi l’uno dall’altro e un live album carino, ma obiettivamente trascurabile nell‘economia complessiva sia della band che dei live album in generale.
L’unione di due musicisti di questa caratura fece ovviamente molto rumore all’epoca, oltre che per il loro indiscutibile talento, anche e soprattutto per il loro illustre passato nelle file di Deep Purple e Rainbow; conseguentemente grandi erano anche le aspettative degli addetti ai lavori in merito alla release in questione, ma soprattutto grande era anche la paura che il tutto si risolvesse in una bolla di sapone, ovvero sia un lavoro scialbo e di mestiere fatto semplicemente per far girare un po’ il nome degli artisti.

Fortunatamente per noi, a dispetto di quello che si può leggere a volte in rete, HTP risulterà essere un lavoro ben più che di mestiere, e con una qualità complessiva decisamente molto alta.
Supportati fattivamente nel songwriting dal mai troppo lodato JJ Marsh, ottimo chitarrista che per anni ha svolto il ruolo dell’eminenza grigia dietro alle release di Mr. Voice Of Rock, Hughes e Turner pubblicano infatti un lavoro energico dal punto di vista della resa sonora, fortemente ispirato dal punto di vista compositivo e magistralmente interpretato da entrambi i singer, i quali, anche se in maniera diversa, offrono prestazioni veramente da fuoriclasse, in particolar modo Joe Lynn Turner, che pur non potendo assolutamente concorrere con l’illustre collega, riesce a ricordare a tutti come mai il Man in Black Ritchie Blackmore, lo volle con se nei seminali Rainbow e anche nei Deep Purple nel troppo spesso bistrattato e non considerato Slaves and Masters.

Parte subito in quarta HTP e lo fa con un tris di canzoni di assoluto valore, cominciando con la roboante Devil’s Road, re-interpretazione in chiave anni duemila del “purple sound” della migliore forgia; difficile, infatti, non riconoscere l’incedere della mastodontica Highway Star o comunque le atmosfere del masterpiece Burn all’interno della struttura del brano; se a questo aggiungiamo che i nostri riescono a creare strofe e ritornelli veramente azzeccati, supportati nel mentre da arrangiamenti decisamente centrati, ecco che il gioco è fatto; da segnalare già dal primo brano l’enorme valore aggiunto di un tastierista/compositore come Vince Di Cola, che con il suo gusto ed il suo estro cesella in maniera pressoché perfetta un ottimo brano di apertura.
Segue poi You Can’t Stop Rock N’ Roll, altro pezzone di natura prettamente hard rock, nel quale i nostri creano melodie vocali squisitamente intrecciate, dove un Turner inizia e uno splendido Hughes completa, ricavandosi comunque spazio per prove singole assolutamente di livello; da punto di vista strumentale, oltre al sempre presente Di Cola in veste di cesellatore sonoro, si segnala un grande solo di Paul Gilbert.
Ultimo pezzo del validissimo tris iniziale è la scatenata Missed Your Name, dove l’andatura si fa decisamente più incalzante e un ispiratissimo Glenn Hughes la fa da padrone, nonostante l’ottima prova a contraltare di Turner; stupenda la parte centrale dove un Di Cola scatenato gioca a riconcorrersi con JJ Marsh, come nella miglior tradizione “purple rainbowiana” degli anni che furono.
Come era lecito aspettarsi dopo una partenza al fulmicotone, arriva il momento ballad e chi meglio di Joe Lynn Turner può giocare in solitaria questo ruolo? Mystery of the Heart è infatti creata e costruita sulle tonalità del cantante americano e pur richiamando palesemente la più famosa Street of Dreams dei Rainbow, svolge il suo ruolo in maniera assolutamente apprezzabile.
Un deciso cambio di mood viene inserito nell’album dalla funkeggiante Sister Midnight, dove naturalmente su un tappeto sonoro decisamente seventies, troviamo un “arrogante” Glenn Hughes che fa bello sfoggio di tutti i suoi colori vocali, ben supportato comunque anche dal compagno d’armi. Ancora una volta da segnalare l’ottima prova strumentale di Marsh e Di Cola. Bella e sorretta da un ottimo giro di basso, opera del sempre ottimo Hughes, è Better Man, canzone nel quale è il turno del cantante inglese andare in solitaria e rendere al meglio delle sue possibilità. Ormai oltre la metà del disco, il mood rallenta nuovamente e i nostri decidono di regalare agli ascoltatori due splendidi brani dal sapore molto retrò; stiamo parlando di Heaven’s Missing an Angel classicissimo lentone anni 80, arricchito dalla presenza alle chitarre di John Sykes (venuto a mancare tra le altre cose poche settimane fa), il quale ci riporta indietro direttamente ai tempi di 1987 dei Whitesnake per scelte sonore effettuate e per il mood esecutivo, sottolineando ancora una volta quanto il disco in questione sia debitore del suo enorme talento. Crepuscolare ed intimista è la successiva Fade Away, dove ancora una volta la coppia Hughes e Turner ci delizia con arrangiamenti sopraffini e dove tutta la band ci regala una prestazione veramente centrata.
Il trittico finale è composto dalla tiratissima Ride the Storm, canzone nuovamente dal flavour tendente al porpora macchiato di arcobaleno, dove i nostri danno il massimo con strofe e ritornelli azzeccatissimi e dove un indiavolato Akira Kajiyama la fa da padrone con la sua sei corde, omaggiando nello stile il sempre inarrivabile Blackmore, dalla più cadenzata Run Run Run debitrice al sound del Turner solista e quindi baciata da ottime melodie nella costruzione delle strofe e, infine, dalla perla assoluta del disco, On the Ledge; canzone superba che merita un discorso a parte: aperta da uno splendido e malinconico intro di hammond dell’ottimo Di Cola (qui anche co-autore del brano), la canzone sembra emergere direttamente dalle takes di Come and Taste the Band e ci regala un duo Glenn Hughes/Joe Lynn Turner da brividi, con il tastierista completamente scatenato nella parte centrale, che alterna fughe di tastiere, organo e hammod con la maestria che solo i grandi sanno avere! Assolutamente un masterpiece, nonché highlight incontrastato del disco.

Nonostante la struttura di ogni brano di HTP si appoggi su costruzioni e modelli tipici dell’hard rock di matrice settantiana e affini e quindi possa essere definibile per conseguenza derivativa, è la bontà dei brani in generale a fare decisamente la differenza, ma soprattutto la classe indiscussa degli interpreti degli stessi, artisti al tempo più che cinquantenni, che ancora una volta hanno dimostrato (e dimostreranno successivamente) l’enormità del loro talento e di avere ancora molto da dire e da dare.
Orgogliosi e rinfrancati dal successo di critica ottenuto con HTP, i nostri pubblicheranno l’anno successivo (2003) HTP 2, ma nonostante la bontà generale del disco, non riusciranno a bissare la qualità presente all’interno di questo splendido album.
Tirando le somme, HTP è un ottimo lavoro, che, nonostante il suo non essere un disco di “prima fascia”, ha retto benissimo la prova del tempo. Se lo conoscete sapete esattamente di cosa stiamo parlando, se non doveste conoscerlo, vi consigliamo caldamente di andare immediatamente a recuperarlo!

P.S. se doveste essere quel tipo di strana persona che al tempo non ha apprezzato il disco, seguite il consiglio di un amico, andate a risentirvelo oggi, e nel caso non doveste cambiare idea, risentitelo un’altra volta: vedrete che alla fine riuscirete ad apprezzarlo per l’ottimo lavoro che è.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
80 su 1 voti [ VOTA]
Rob Fleming
Domenica 16 Marzo 2025, 18.51.20
11
@ Fabio, non capivo il tuo riferimento al calciatore e questo pomeriggio sono andato a leggermi la storia dell’etichetta. Pazzesco! Non lo sapevo proprio. Interessantissima sta cosa. Veramente una bella curiosità
Alex
Mercoledì 12 Marzo 2025, 18.42.06
10
Stupendo disco .... Tra l altro li ho visti ad Ancona 2002 - live sublime
Sadwings
Martedì 11 Marzo 2025, 20.56.26
9
progetto che mi è molto piaciuto ed entrambi i due lavori sono di ottima qualità
Alex
Martedì 11 Marzo 2025, 20.48.26
8
Album che ho conosciuto in ritardo rispetto alla sua uscita ma, ho apprezzato da subito, e lo ascolto con regolare cadenza. E\' vero che, si avvertono tutti gli stilemi artistici dei due protagonisti, e proprio per questo lo ritengo una valida gemma da possedere per tutti i fans di Deep Purple e Rainbow.
Fabio
Lunedì 10 Marzo 2025, 13.36.40
7
Buon disco sicuramente, la MTM è un\'etichetta che ha tenuto alto il nome del melodic hard rock/aor nel periodo peggiore ( la T sta per Thomas Hassler ex giocatore della Roma ). Oltre alle due voci ovviamente stra famose, menzione particolare per Vince Di Cole grande tastierista diventato famoso per la colonna sonora di Rocky e i più da culto Storming Heaven ( sentitelo su Time Machine, assolo straordinario) e Thread
Rob Fleming
Sabato 8 Marzo 2025, 19.07.33
6
Bel disco veramente, niente di epocale, ma che non delude in forza di pezzi come l\'attacco frontale di Devil\'s road o la purpleiana Missed your name (grandissimo Di Cola), Ride the Storm o Run run run. E forse perchè ancora troppo fresca la perdita, ma non si può non citare Heaven’s Missing an Angel. 80
Like a Drifter I was born to walk alone
Sabato 8 Marzo 2025, 18.31.21
5
Ottimo progetto di due grandissime voci. Li vidi insieme 20 anni fa al Motion quando ancora esisteva, fra i pezzi presenti su questo disco e le cover dei pezzi storici fu una grande serata.
Barfly
Sabato 8 Marzo 2025, 18.08.45
4
Disco stupendo ! Incredibile però, non lo ascolto dall\'epoca. Ho un ricordo nitido solo della meravigliosa ballata Mystery of the heart. Vado a recuperarlo
Adrian Smith
Sabato 8 Marzo 2025, 17.30.02
3
Li vidi dal vivo a promozione di wuesto tour, grandi professionisti e bella collaborazione
Duke
Sabato 8 Marzo 2025, 16.49.12
2
... ottima collaborazione...tra due giganti della scena hard rock internazionale.... stupendo questo e il successivo...
Graziano
Sabato 8 Marzo 2025, 15.50.23
1
Disco meraviglioso. Concordo.
INFORMAZIONI
2002
MTM Records
Hard Rock
Tracklist
1. Devil’s Road
2. You Can’t Stop Rock N’ Roll
3. Missed Your Name
4. Mystery of the Heart
5.Sister Midnight
6. Better Man
7. Heaven’s Missing an Angel
8. Fade Away
9. Ride the Storm
10. Run Run Run
11. On the Ledge
Line Up
Glenn Hughes (Voce, Basso)
Joe Lynn Turner (Voce)
JJ Marsh (Chitarra)
Vince Di Cola (Tastiera)
Shane Gaalas (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Paul Gilbert (Chitarra solista traccia 2)
John Sykes (Chitarra traccia 7)
Akira Kajiyama (Chitarra traccia 9)
 
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