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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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16/03/2025
( 482 letture )
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Passati tre anni dall’ultimo lavoro discografico i Rosetta tornano agli onori della ribalta con il loro quarto album in studio dal titolo The Anaesthete e, da subito, qualcosa di diverso si nota rispetto ai lavori precedenti. La copertina dell’album raffigura un ritratto di una donna che si copre il volto mentre tutto va in fiamme, i suoi occhi trasmettono indifferenza e nessuna emozione per quello c'e sta accadendo. Una delle differenze risiede proprio in questa immagine "umana" che mai è apparsa nelle copertine passate che erano caratterizzate da disegni geometrici. Ad aggiungersi c’è la tracklist che sembra voler mantenere lo stesso credo, infatti le singole tracce sono identificate attraverso un nome di persona dai tratti orientali che anticipa quello effettivo della canzone.
L’umanizzazione di questo lavoro però pone le fondamenta in cosa The Anaesthete vuole effettivamente raccontarci. Infatti, siamo dinnanzi ad un concept album differente rispetto a quelli precedenti focalizzati prettamente su argomenti filosofici e astratti. L’album cerca le sue radici in cosa attraversa l’anima di un individuo privo di ogni emozione e spoglio di ogni sentimento, un soggetto ibrido che con il passare del tempo diventa un oggetto. Un altro taglio netto con il passato è rappresentato dal sound più immediato e meno sperimentale. Pronti via eRyu/Tradition subito risulta essere di pregevole fattura, con un sound malinconico trascinante e sofferente, caratteristica propria del prog, spezzato al momento giusto da un cantato urlante e straziante. Fudo/ The Immovable Deity è totalmente post-core e ben rappresenta l’immediatezza descritta in precedenza, ma pecca essere troppo ripetitiva. In&yo/Dualities of the Way musicalmente sognante, non disdegna sterzate brusche e interessanti, strizzando l’occhio ai migliori Isis. Già da questo trittico possiamo definire l’andatura dell’album altalenante con pezzi drastici hardcore, controbilanciati da altri più delicati centrati sulle sonorità. Oku/The Secrets potrebbe definirsi la gemella di Fudo, con sonorità possenti e un cantato urlato che accompagna tutta la durata della canzone diventando con il passare dei secondi noiosa. Ma tutto questo apre la pista al miglior pezzo dell’album: Hodoku/Compassion è una vera gemma di tristezza e malinconia, le note delicate rappresentano a pieno il vuoto interiore dell’individuo che ormai non spera più e si rassegna al destino, il cantato è talmente nitido che riesce a toccare e raggiungere lidi nascosti della mente umana. “Myo/The Miraculous pecca con il passare dei minuti di qualcosa di già “sentito” per poderosità e immediatezza, con ogni probabilità la peggiore del lotto, a differenza di Hara/The Center che offre dei momenti interessanti, perché riesce a non essere per nulla banale grazie alle parti melodiche che la contraddistinguono e le fanno alzare di valore. Ku/Emptiness è il terzo momento di spessore di questo album. Un pezzo meraviglioso che spiega le sue ali su una delicatezza spaziale che cede il passo ad una durezza acida delle chitarre con riff diabolici che trasmettono un sentore che il fondo si sta per raschiare e nessuno potrà farci nulla. La chiusura è affidata a Shugyo/Austerity che non è altro che un lungo brano strumentale sinistro e cupo, che con ogni probabilità vuole trasmettere la vera fine dell’individuo.
In conclusione, The Anaesthete è un po’ troppo Isis, un po’ troppo Neurosis. Con ogni probabilità non è lecito fare raffronti né con queste due enormi band né con il passato dei Rosetta, ma dai ragazzi della Pennsylvania qualcosa in più ci si aspettava. Nonostante tutto, ancora era lecito dare loro fiducia, specialmente perché sono una delle ultime band a proporre ancora un post-metal di pregevole fattura toccando argomenti interessanti.
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7
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Grazie mille skull!!! 💪🏻 |
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6
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Forze fresche! Mi è caduto l\'occhio sugli gli Alice In Chains in cima alle preferenze... che dire, cominciamo molto bene. Buon lavoro! |
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3
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Grazie mille ragazzi, e’ un onore far parte della vostra grande famiglia!!!! |
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1
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Con questa recensione, diamo il benvenuto a Luigi nella famiglia Metallized!!!  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ryu / Tradition 2. Fudo / The Immovable Deity 3. In & Yo / Dualities of the Way 4. Oku / The Secrets 5. Hodoku / Compassion 6. Myo / The Miraculous 7. Hara / The Center 8. Ku / Emptiness 9. Shugyo / Austerity
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Line Up
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Mike Armine (Voce, Elettronica) Matt Weed (Chitarra, Piano, Cori) Dave Grossman (Basso, Voce) BJ McMurtrie (Batteria)
Musicisti Ospiti: Eric Jernigan (Voce su traccia 5)
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