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27/05/25
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Smith/Kotzen - Black Light/White Noise
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29/04/2025
( 1521 letture )
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Il primo capitolo del progetto Smith/Kotzen è stato una delle più piacevoli sorprese discografiche del 2021, e più in generale degli ultimi anni, in ambito hard rock e affini. Questo non perché ci fossero dubbi sulle capacità dei due protagonisti, le cui doti sono celeberrime e conosciute da decenni, quanto per la capacità di amalgamarsi tra loro, da un lato, e, dall’altro, di saper creare qualcosa di non solo esecutivamente valido ma anche capace di sorprendere e di dire qualcosa di nuovo e di interessante nel genere di riferimento. La missione è stata compiuta pienamente, e, se Richie Kotzen si è trovato ad operare in un ambiente piuttosto similare a quello da lui frequentato durante la sua lunga e variegata carriera, la vera sorpresa è stata – per molti – Adrian Smith, ben distante dal suo ruolo e dal suo stile negli Iron Maiden eppure capace di calarsi perfettamente nel ruolo di “hard bluesman”.
Ora, a distanza di quattro anni, ecco il secondo capitolo e, in questo caso, la missione è ancora più difficile. Se infatti il primo lavoro, come sempre, poteva godere dell’effetto sorpresa, ora il primo, e più temibile, concorrente per loro è proprio il loro secondo lavoro. Sapranno i nostri superare in qualità e brillantezza quanto proposto nel disco di esordio, e dire nuovamente la loro a piena voce nel firmamento hard rock? Beh, possiamo dire che la risposta è ambivalente: forse no alla prima domanda, ma sì convintissimo e deciso alla seconda. Spiego meglio: Black Light/White Noise è un validissimo disco di hard rock potente e convinto, dalle nettissime sfumature blues, e dominato dalla prima all’ultima nota dalle meraviglie, sia vocali sia strumentali, dei due protagonisti, cui la sezione ritmica si limita a fare un fondamentale ma misurato accompagnamento. Esattamente come era successo nel primo lavoro omonimo: se chi si approccia a questo disco si aspetta particolari novità, evoluzioni o addirittura stravolgimenti potrebbe rimanere deluso. La linea tracciata è quella, e non si muta: d’altra parte, si potrebbe anche dire che “squadra che vince non si cambia”. In effetti, se si guarda la questione da un altro lato, perché avrebbero dovuto cambiare? In questo disco troviamo la bellezza – è il caso di dirlo – di dieci pezzi che sono perfettamente integrati e coesi fra loro, e, soprattutto, sono assolutamente riusciti dalla prima all’ultima nota. Non c’è un solo momento di noia o di stanca: sia nei brani più tirati e potenti, sia nei momenti di calma e maggiormente intimisti, il progetto Smith/Kotzen è una ventata di freschezza e di adrenalina come, in ambito hard rock “puro”, non se ne sentono più molte, con parti vocali e chitarristiche assolutamente fuori dal comune. Analizziamolo più nel dettaglio: Muddy Water che apre il disco mostra già tutto il repertorio, con i grandi riff, i break sulla strofa e il raddoppio delle voci, tutto realizzato al meglio. White Noise è più pesante e più lenta ma trasuda groove da ogni parte; Black Light è un altro piccolo gioiello, un brano accattivante che coinvolge e mantiene alta la tensione, un brano carico di radici degli anni ’70. Darkside è quasi southern rock: si apre con una chitarra acustica e prosegue con validissime parti di chitarra e voce. Life Unchained è un brano rock cangiante e articolato, che parte lento e cadenzato ma dopo qualche minuto cambia registro con un riff molto “old school”. Blindsided è un mid-tempo carico e potente, che si rilassa nel bellissimo ritornello a due voci, mentre Wraith è un altro brano riuscito con la parte finale in cui le due chitarre hanno delle interazioni molto interessanti. Si va verso la fine: Heavy Weather presenta di nuovo un mood tipicamente southern e un coro a due voci assolutamente spettacolare, mentre Outlaw è molto melodica, con un bel lavoro di basso e batteria. Beyond the Pale chiude l’album, un pezzo un po’ più lungo degli altri, più lento, con nuovamente ottimi scambi vocali e le chitarre a ricreare un’atmosfera più che riuscita. Nota di menzione per le capacità strumentali dei nostri – queste sono ben conosciute e fuori discussione – ma soprattutto per le notevolissime prestazioni vocali del duo: e se le doti eccezionali di Richie Kotzen sono di pubblico dominio, Adrian Smith mostra ancora una volta quale “tesoro” i Maiden tengano nascosto sottochiave, impedendogli di dare contributi significativi a livello vocale.
Il voto che trovate qui sopra può quindi essere letto, e modificato a piacere, in maniera completamente opposta: se la speranza di chi si accinge all’ascolto è di trovare novità stilistiche o differenze significative rispetto al disco d’esordio, un pizzico di delusione potrebbe rimanere; e, per chi non conosce del tutto il progetto, un ascolto preliminare al disco d’esordio è assolutamente consigliato. Ma per chi ha amato il primo capitolo, o, più in generale, per tutti coloro che vorrebbero trovare un album rock convincente e riuscito, e, cosa non comune, assolutamente privo di filler o di pezzi scadenti, questo disco è una goduria assoluta, e potrebbe passare immediatamente fra i dischi dell’anno. Non sempre è obbligatorio innovare o evolversi per colpire nel segno: certo, se anche i futuri dischi del progetto rimarranno pedissequamente all’interno delle coordinate sin qui tracciate, un certo senso di “già sentito” sarà inevitabile, esattamente come successo, per fare un esempio, nella carriera di un altro “supergruppo” assolutamente brillante e seminale, quali i Black Country Communion. Ma per ora, va benissimo così; ad averne, di musicisti e di album di questa caratura.
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7
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Ho preferito il primo, questo mi è parso un po\' un \"more of the same\", purtroppo. |
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6
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Anche per me il risultato è inferiore al primo album, che era una delle cose più valide ascoltate nel 2021, ma senza dubbio anche questo secondo episodio è meritevole. Ci sono diversi bei pezzi anche qui, penso a Black Light o alla conclusiva Beyond the Pale. Magari anche qualche passaggio meno significativo, ma nel complesso il tutto si fa ascoltare con piacere. Voto 77 |
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5
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Forse è vero che è di livello leggermente più basso e manca, oltrechè dell\'effetto sorpresa, di quei 2/3 pezzi crack che avevano contraddistinto il debut album, ma che classe! Le mie canzoni preferite stanno alla fine: Outlaw e la bellissima Beyond the pale.
E che dire ancora di Adrian Smith? È credibile qualsiasi cosa faccia: come immagine, come attitudine, quando suona , quando canta...Immenso. Per me 78 |
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4
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Smith non smette mai di sorprendere, al di fuori di Maiden ha provato e sperimentato tanto (ASAP, Psycho Motel, Primal Rock Rebellion). Sicuramente è quello più open mind della band, quando è andato via (giustamente si rifiutò di firmare quella ciofeca di No prayer) la sua assenza si è sentita. Si mantiene bene considerando la sua età. |
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3
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Sulla scia del primo, sia a livello di stile che di qualità. Quindi buon disco, nulla di epocale, ma ben realizzato e ben suonato. 75. |
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2
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Preferisco il primo, ma anche questo ha dei bei pezzi. |
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1
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....garanzia di gran qualità......ottimo.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Muddy Water 2. White Noise 3. Black Light 4. Darkside 5. Life Unchained 6. Blindsided 7. Wraith 8. Heavy Weather 9. Outlaw 10. Beyond The Pale
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Line Up
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Adrian Smith (Voce, chitarra) Richie Kotzen (Voce, chitarra) Julia Lage (Basso) Bruno Valverde (Batteria)
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RECENSIONI |
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