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27/05/25
BORN OF OSIRIS + INGESTED + ENTHEOS + THE VOYNICH CODE
TRAFFIC LIVE, VIA PRENESTINA 738 - ROMA
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29/04/2025
( 819 letture )
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Da alcuni considerato come il "fratello minore" di Kid A, Amnesiac in realtà non si limita a essere una semplice raccolta di b-sides o outtake dell’album di rottura uscito pochi mesi prima, ma per i Radiohead ne rappresenta piuttosto l’altra faccia della medaglia. Non ne è nemmeno la continuazione, perché le 11 composizioni di questa quinta uscita discografica in studio sono figlie delle stesse session di registrazione di Kid A, quindi si tratta piuttosto di una strada musicale parallela. Nonostante i due album siano legati a doppio filo e facenti parte della cosiddetta trilogia della "decostruzione" poi terminata in Hail to the Thief, Amnesiac intraprende un percorso sonoro differente rispetto al predecessore, risultando più altalenante e slegato nello sviluppo, con il sospetto che nonostante quando dichiarato dalla band di Oxford, alla fine qualche scarto (se pur di buona qualità), in scaletta ci sia finito. Il disco si apre con Packt Like Sardines In A Crushd Tin Box, brano che riprende molto, con le sue percussioni elettroniche ma dal sapore metallico, sintetizzatori minimali e Thom Yorke filtrato con l’auto tune, le atmosfere di Everything In It’s Right Place, anche se l’approccio è meno evocativo e più orientato verso il ritmo e riallaccia bene il mood con Kid A. I testi si fanno via via più importanti nelle composizioni dei Radiohead nonostante rimangano spesso criptici e scollegati al loro interno, come se fossero più una raccolta di sensazioni o pensieri sparsi che un discorso organico su un argomento:
Dopo anni di attesa Non è arrivato nulla E ti rendi conto che stai guardando Nel posto sbagliato Sono un uomo ragionevole, lasciami in pace
La successiva Pyramid Song al contrario rappresenta una delle tracce più evocative dell’intera discografia degli inglesi, dove l’elettronica viene usata solo come riempimento e gli strumenti ritornano protagonisti, accompagnati dagli archi drammatici arrangiati da Johnny Greenwood in un claudicante ritmo in crescendo (in realtà un 4/4 suddiviso però in maniera molto particolare) che lo rende anche uno dei brani tecnicamente più impegnativi da suonare specie nel comparto ritmico, e dove visioni poetiche si mescolano a oniriche immagini dell’aldilà:
Mi sono tuffato nel fiume e cosa ho visto? Angeli dagli occhi neri nuotavano con me Una luna piena, stelle e carri astrali E tutte le figure che ero solito vedere Tutte le miei amanti erano lì con me Tutto il mio passato e il mio futuro E siamo andati tutti in paradiso su una piccola barca a remi Non c'era nulla da temere e nulla di cui dubitare
Indubbiamente uno dei pezzi forti non solo di Amnesiac ma anche uno dei cardini della discografia dei Radiohead. Per quanto particolare e straniante, la terza traccia Pulk / Pull Revolving Doors denota la prima discesa dell’asticella qualitativa dell’album. Anche se si potrebbe riflettere su quanto possa essere coraggiosa una traccia che parla di porte e delle loro funzioni, nonché quasi interamente basata su un gruppo di sovraincisioni in loop che avrebbero dovuto rappresentare la bozza dell’arrangiamento di un’altra canzone (True Love Waits), non si può fare a meno di chiedersi quanto di questo esperimento sonoro sia ascrivibile a un qualcosa di senso compiuto o a un mero esempio di auto compiacimento fine a sé stesso nel voler produrre creazioni dissonanti o "strane". Nella sua semplicità, molto meglio la successiva You And Whose Army?, canzone esplicitamente politica che narra di qualcuno che sale al potere tradendo le attese di chi lo ha eletto e indirizzata all’allora premier inglese Tony Blair, basata su un accompagnamento scarno che poi esplode nel minuto finale con il resto della band. Per questo brano, la band riporta alle atmosfere anni ’40 di gruppi del proto doowop (un sottogenere blues), incidendo la canzone dal vivo e utilizzando scatole di uova per attutire i microfoni e trattando le voci attraverso il Palm Speaker associato alle Onde Martenot. Con I Might Be Wrong il rock miscelato all’elettronica torna prepotente, con una canzone ritmata e ipnotica nel suo intreccio fra chitarra elettrica e basso e batteria elettronica. Il testo è ispirato a Thom Yorke dalla sua allora compagna Rachel Owen, che sostenendolo nel suo periodo di blocco creativo antecedente alle registrazioni gli ricordò di essere orgoglioso delle sue creazioni e concentrarsi sul futuro lasciando da parte le cose negative. Da qui le linee
Potrei sbagliarmi Potrei sbagliarmi Avrei giurato di aver visto una luce Arrivare Ero solito pensare Ero solito pensare Non c'era più alcun futuro Ero solito pensare “Apriti, ricomincia Lasciati andare dalla cascata Pensa ai bei tempi e non voltarti mai indietro Non voltarti mai indietro” Cosa farei? Cosa farei? Se non ti avessi?
Altra punta di diamante del disco, con una coda riflessiva incentrata su una magistrale chitarra che fa da collante alla successiva altra traccia guitar-oriented Knives Out, che anche se molto più canonica e semplice, nasconde una tensione sottotraccia sempre presente e ben evidenziata nel video allucinante partorito da Michel Gondry e ispirato al gioco dell’Allegro Chirurgo. Con un riffing debitore a Johnny Marr degli Smiths, il brano impiegò più di un anno per essere terminato, perché la band tendeva a caricarlo di abbellimenti. A contrapposizione della musica, tutto sommato più orientata a un rock leggero, il testo è uno dei più duri partoriti dalla penna di Yorke e condito di immagini quasi orrorifiche:
Se fossi stato un cane ti avrebbero annegato alla nascita Guardami negli occhi è l’unico modo per sapere che sto dicendo la verità Quindi, fuori i coltelli cattura il topo schiacciagli la testa mettilo in pentola
La successiva Morning Bell / Amnesiac è la riproposizione dell’omonima traccia già presente su Kid A, ma declinata in versione più lenta e acustica e, come sperimentato per il brano originale, si ha l’impressione di trovarsi davanti a un pezzo interlocutorio e non completamente riuscito. In più, la scelta di lasciare melodia e testo pressoché invariati, rallentandone solo il ritmo e la tipologia degli strumenti usati non aggiunge nessun particolare valore. Più interessante invece risulta Dollars & Cents, con il suo andamento quasi jazz così ipnotico (magistrale Selway alle pelli e il giro di basso di Colin Greenwood che crea una sorta di loop), canzone che si dipana in maniera organica senza una vera struttura strofa / ritornello, e cucita sul cantato serrato di Thom Yorke un po’ come già sentito in In Limbo. Anche in questo caso, interessanti alcune linee di testo:
Ci sono cose migliori di cui parlare Sii costruttivo Porta la tua testimonianza, possiamo usarla Sii costruttivo con la tua malinconia Anche quando si tratta solo di avvertimenti Anche quando parli di giochi di guerra
La strumentale Hunting Bears, per quanto evocativa possa essere, con le sue atmosfere eteree e spettrali, rimane un esperimento sonoro che sarebbe adattissimo ad una soundtrack, ma che su disco non risulta appieno come merita diventando quasi un riempimento. Forse un altro piazzamento in scaletta avrebbe giovato dandole più spessore. La sperimentazione dei Radiohead riprende il sopravvento nel penultimo brano Like Spinning Plates: la canzone si sviluppa sulla base al contrario di I Will (che sarà poi pubblicata su Hail To The Thief), rallentata e processata, accompagnata da un loop in sottofondo di nastri o giradischi impazziti che rendono completamente l’idea di “spinning plates”. Thom Yorke dirà in seguito che il brano nacque per caso ascoltando arrangiamenti di I Will al sintetizzatore che non convincevano appieno nessuno e quando Johnny Greenwood si mise a giocare con i loop mandandoli al contrario al cantante piacque subito la melodia vocale che si veniva a creare. Si sforzò di impararla a memoria e ci cucì sopra un testo. La voce venne trattata in seguito dando l’impressione che anche il cantato sia proposto in reverse, anche se in realtà non fu così. Contrariamente a Pulk / Pull Revolving Doors, in questo caso l’esperimento non solo risulta molto più riuscito, ma la canzone finale esprime un’aura fra il malinconico, l’epico e il sottilmente disturbante che la rende non solo più interessante della traccia madre I Will (molto più semplice e banale, in verità), ma una delle vette più alte del disco. Amensiac si chiude infine con Life In A Glasshouse, che segna la collaborazione dei Radiohead con il trombettista jazz Humphrey Lyttelton e la sua band, contattato da Johnny Greenwood. La genesi della canzone fu molto complessa, con i Radiohead che volevano un’esecuzione del brano imperfetta e quasi improvvisata e una sessione di registrazione che durò ben sette ore. Il risultato finale è un funeral jazz nello stile di New Orleans, che parte in tonalità minore per poi esplodere via via e ritornare quieto nel finale.
Pur non raggiungendo le vette compositive di Ok Computer né l’algida e perfetta coesione di Kid A, Amnesiac risulta per quanto altalenante nella qualità un grande album, da un lato ancora più sperimentale dei predecessori e dall’altro che ritorna in parte a mostrare il lato rock più canonico della band di Oxford. Da molti considerato l’ultimo grande album dei Radiohead, le cui uscite successive rimangono ancora più ermetiche e criptiche, è un must da avere per ogni fan della band, ma anche per ogni cultore della musica contemporanea.
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Knives Out è il mio pezzo preferito dei Radiohead. Devo dire che all\'inizio preferivo nettamente Kid-A ma con gli anni ho apprezzato maggiormente Amnesiac. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Packt Like Sardines In A Crushd Tin Box 2. Pyramid Song 3. Pulk / Pull Revolving Doors 4. You And Whose Army? 5. I Might Be Wrong 6. Knives Out 7. Morning Bell / Amnesiac 8. Dollars & Cents 9. Hunting Bears 10. Like Spinning Plates 11. Life In A Glasshouse
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Line Up
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Thom Yorke (Voce, Chitarra, Sintetizzatori, Pianoforte) Jonny Greenwood (Chitarre, Sintetizzatori, Campionamenti, Onde Martenot) Ed O’Brien (Chitarra, Campionamenti, Voce) Colin Greenwood (Basso) Phil Selway (Batteria, percussioni elettroniche)
Musicisti ospiti: Humphrey Lyttelton Band (traccia 11)
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RECENSIONI |
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