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27/05/25
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Landmvrks - The Darkest Place I’ve Ever Been
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02/05/2025
( 583 letture )
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Gojira, ten56., Resolve, Novelists e Rise Of The Northstar sono solo alcune delle band che stanno contribuendo alla fiorente scena metal francese. A queste si aggiungono, prepotentemente, i Landmvrks. Nati a Marsiglia nel 2014, sono arrivati al loro quarto album: The Darkest Place I've Ever Been, pubblicato il 25 aprile 2025 da Arising Empire, segue Hollow (2016), Fantasy (2018) e Lost In The Waves (2021). Sono la proposta perfetta per chi ama band come Bring Me The Horizon, A Day To Remember, While She Sleeps, Architects, Bury Tomorrow, Beartooth e Wage War, per citarne alcune. La scena metal francese, storicamente più legata al black metal (con realtà come la congrega Les Légions Noires, nata nei primi anni Novanta probabilmente in risposta all’Inner Circle norvegese, o band come Alcest e Deathspell Omega, ha negli ultimi anni visto nascere nuovi semi che stanno conquistando spazio a livello globale. L’esibizione di apertura dei Gojira agli ultimi Giochi Olimpici ne è una dimostrazione. I Landmvrks sono stati in tour a supporto di Any Given Day, Polaris e Miss May I, portando con sé un metalcore moderno infuso di melodie ed elementi elettronici. Sono esplosi in popolarità su scala globale anche grazie all’eccezionale capacità vocale di Florent Salfati, che in questo album offre una performance brillante, rabbiosa e sentita, spaziando con versatilità tra clean, scream, growl in inglese e parti rap in francese. Quest’ultimo aspetto potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma potrebbe anche diventare il loro tratto distintivo.
La title track The Darkest Place I’ve Ever Been apre il disco con un’atmosfera cupa e inquietante, preludio a una tempesta sonora che esplode dopo circa un minuto. Un metalcore carico e travolgente che si abbatte come un maremoto, lasciando solo macerie dietro di sé. Creature, primo singolo uscito mesi fa, si apre con una parte rap in francese forse migliorabile, ma la strofa è velocissima e l’inciso melodico e memorabile, pieno di sofferenza e ispirazione. A Line in the Dust ha un parlato accattivante e uno dei ritornelli più forti dell’album; le mitragliate di batteria rendono il pezzo ancora più martellante, e la collaborazione con Mat Welsh dei While She Sleeps (nella seconda strofa) è un valore aggiunto. Blood Red, ultimo singolo pubblicato, propone di nuovo parti rap in francese che potranno dividere, ma che rappresentano un plus che li rende unici nel genere. In Sulfur, i Landmvrks parlano del soffocare nello zolfo meglio di quanto siano mai riusciti a fare gli Slipknot. Il ritornello è probabilmente il migliore dell’album, mentre Sombre 16 si conferma il loro apice nel french rap. Le note iniziali del beat mi ricordano Great Big White World di Marilyn Manson ed è un esempio riuscitissimo di questa contaminazione. L’ho ascoltata molte volte, in loop, mi ha conquistato e, purtroppo, dura solo minuto e dieci secondi perchè ne avrei voluto almeno un altro giro. The Great Unknown è il primo brano meno accattivante dell’album, che arriva dopo oltre metà tracklist e si può anche tralasciare. Deep Inferno alza di nuovo il livello, grazie alle strofe rap in inglese. L’influenza dei Linkin Park qui è molto percepibile, e non posso fare a meno di pensare a Chester Bennington: Salfati gli somiglia per timbro e intensità. Sebbene non raggiunga ancora lo stesso spessore artistico, nel panorama metal odierno la sua versatilità tecnica è davvero notevole. Tra i momenti migliori c’è sicuramente La Valse Du Temps, il brano più particolare: una bellissima intro di piano e voce che da malinconico diventa rabbioso, carico ma riflessivo, davvero intenso. Requiem è un altro gran pezzo che dimostra quanto scream e growl di Salfati siano efficaci e quanto i Landmvrks riescano a non essere mai scontati, pur senza inventare nulla di nuovo. Funeral è la ballad che chiude l’album: melodica, sentita e credibile, riesce a toccare senza mai risultare stucchevole.
The Darkest Place I've Ever Been è profondamente radicato nel nu-metal, con frequenti inserti rap e riff che richiamano quel sound ormai considerato “d’annata”, ma con uno spirito moderno e personale. Alcune tracce possono sembrare più prevedibili, ma gli elementi nu-metal e le melodie mainstream non appesantiscono il disco: al contrario, ne ampliano il respiro sonoro. L’album è coeso e ben strutturato: non racconta un vero e proprio “viaggio dell’eroe”, ma piuttosto quello di un protagonista alle prese con la propria umanità e tristezza. La band ha affrontato perdite, burnout e crolli emotivi, e questo lato introspettivo emerge chiaramente. In molti brani si percepisce la volontà di scavare a fondo nel proprio lato oscuro. La narrazione è tumultuosa e toccante, e tenta – tra rabbia e malinconia – di farsi catarsi del dolore e del vuoto. Brani come The Great Unknown sembrano ammiccare al pubblico mainstream, strizzando l’occhio ai fan dei Linkin Park, ma è proprio lì che i Landmvrks risultano più deboli. Non hanno bisogno di essere derivativi, perché, come dimostrano in La Valse Du Temps, sanno essere unici quando sperimentano e con questo quarto lavoro si confermano una delle band più talentuose e significative della scena metal francese attuale. Il loro continuo miglioramento conferma quanto siano sicuri della propria identità sonora e quanto sappiano valorizzare i propri punti di forza. Posso affermare con certezza che The Darkest Place I've Ever Been è un grande passo avanti: non è perfetto, ma solido e ambizioso. Sarà interessante vedere fin dove potranno spingersi. Intanto, questa è senz’altro un’altra buona uscita del 2025.
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2
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Questi ragazzi spingono. |
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Insieme agli Slift una delle nuove band francesi più interessanti. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.The Darkest Place I’ve Ever Been 2.Creature 3.A Line In The Dust 4.Blood Red 5.Sulfur 6.Sombre 16 7.The Great Unkown 8.La Valse Du Temps 9.Deep Inferno 10.Requiem 11.Funeral
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Line Up
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Florent Salfati (Voce) Nicolas Exposito (Chitarra, Cori) Paul Cordebard (Chitarra, Cori) Rudy Purkart (Basso, Cori) Kevin D’Agostino (Batteria, Percussioni)
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