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27/05/25
BORN OF OSIRIS + INGESTED + ENTHEOS + THE VOYNICH CODE
TRAFFIC LIVE, VIA PRENESTINA 738 - ROMA
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Quest For Fire - Quest For Fire
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03/05/2025
( 355 letture )
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Si sente spesso dire, negli ultimi anni, quanto il ruolo dei recensori sia ormai del tutto superfluo rispetto alla facilità con la quale si accede alla musica. Di fatto, chiunque può sentire da solo se questa o quell’altra proposta valgono davvero il tempo da dedicargli (per non dire dei soldi per l’acquisto) e quindi una recensione lascia il tempo che trova. Questo è talmente evidente che tentare una qualche apologia della categoria è ormai del tutto vano. Il ruolo del recensore non è più quello del “creatore di opinioni”, come lo era stato un tempo, quando la parola dei critici poteva ancora contare qualcosa (ma anche ai tempi, non era poi del tutto vero, diciamocela tutta). Eppure, esiste ancora un aspetto che non può essere sottovalutato e tolto: data la marea di uscite, passate e presenti, diventa anche difficile individuare dove dirigere la propria attenzione. Ecco, in questo il recensore può e deve ancora dare il suo contributo, poi all’ascoltatore il compito e la gioia di scoprire o rifiutare la proposta. Questa introduzione per parlare di una piccola band canadese dell’Ontario, da Toronto, passata quasi inosservata al suo tempo e autrice di un EP e di un album vero e proprio tra il 2009 e il 2010 e poi scioltasi nel 2013, dopo un ultimo concerto. Formati qualche anno prima da Andrew Moszynski e Chad Ross, membri anche dei The Dead Snakes, i Quest For Fire non sembrerebbero prendere il loro nome dall’omonima canzone degli Iron Maiden, anche se il riferimento sembra evidente, quanto piuttosto dall’omonimo film del regista canadese Jean-Jacques Annaud del 1981 (altra perla da riscoprire, tra l’altro). I quattro musicisti si conoscevano comunque più o meno tutti (Moszynski e Bauman avevano suonato assieme anche nei Cursed) e nel 2007 ebbero il loro anno di formazione, jammando assieme per lungo tempo, andando anche in tour in Canada e facendo da supporto ai Black Mountain, finché trovarono le idee e la volontà di uscire con la loro prima produzione ufficiale, il qui presente Quest For Fire, pubblicato dalla lungimirante Tee Pee Records nel 2009.
La proposta dei Quest For Fire non potrebbe essere più lontana da quella degli Iron Maiden, in effetti, trattandosi di una psichedelia heavy di matrice stoner, con evidenti influenze blues e un impianto musicale palesemente orientato alla jam session. Il che potrebbe non premere a favore della specificità dei singoli brani, quanto dell’insieme vorticoso,s tratificato e colorato dell’insieme. In realtà, il fatto che la band sia formata da musicisti già esperti ha un suo valore e quindi i nostri fanno fin da questo primo album uno sforzo in più: non solo emuli di Kyuss, Blue Cheer, Monster Magnet, Hawkwind, Nebula et similia, ma capaci anche di dare una precisa impronta alla propria musica. La specificità, in particolare, viene data dalle linee melodiche impostate, che riprendono appieno l’atmosfera indolente, sognante e scazzata tipica del pop inglese tra la fine degli anni Ottanta e primi Novanta e il nome è proprio quello dei The Stone Roses, antesignani di quella corrente. Il contrasto tra la rovente e tellurica base strumentale, tipica del genere, potenziata da un attacco a doppia chitarra che sfocia di sovente in assoli fluviali e dimostra una perizia tecnica di tutto il gruppo assolutamente non trascurabile e le linee vocali biascicate e quasi strappate a forza, con quella voce pulita e carica di reverbero, tipicamente pop, colpisce fin da subito. Sembra poco, ma tanto basta a dare ai canadesi una impronta inconfondibile, che continua a risultare piacevolissima anche a distanza di oltre tre lustri. Apertura veemente con Bison Eyes e la sua ritmica insistita e garage, col riff portante che ricorda quello di Brainstorm degli Hawkwind, ma con aperture del tutto peculiari e la già richiamata particolarità delle linee melodiche, qui molto efficaci, con tanto di refrain memorizzabile e solismi ripetuti. Più pacata la seguente Strange Ways, incentrata su un giro acustico, con fraseggi del basso e delle chitarre e l’esplosione dell’assolo sul refrain che sublima il crescendo, da manuale. Dal titolo curioso, che sembra sottintendere una qualche storia realmente accaduta, Hawk That Haunts the Walking parte con un arpeggio basso e chitarra che ricorda moltissimo i Monster Magnet e poi evolve in una lunga introduzione lisergica e cadenzata, finché il brano vero e proprio prende piede mantenendo indolenza e ritmi lenti e avvolgenti, anche quando la distorsione torna a farla da padrona. Brano notturno e forse appena troppo lungo per quello che esprime, con l’ennesima esplosione solistica che fa aumentare la soddisfazione. Di un altro spessore I’ve Been Trying to Leave, con nuovamente la linea melodica protagonista e i consueti passaggi acustici che donano dolcezza a una ritmica diversamente indiavolata e lanciatissima, ennesimo contrasto di un disco che fa di questi la sua forza. Molto bella e particolare You Are Always Loved, ballata psichedelica oscura e sognante, come proveniente da un’altra dimensione, retta quasi esclusivamente dal basso e dalla batteria, sulla quale la voce si appoggia languida, stavolta ricordando i Pink Floyd per la cadenza del cantato, sulla quale i consueti crescendo arrivano e tornano indietro come onde. Chiude Next to the Fire, traccia tra le più combattute a livello ritmico, con un continuo rullio e risalite discese ripetute, senza una soluzione, stavolta neanche nell’assolo che non esplode come al solito e resta ingabbiato nel gioco della ritmica.
Un buonissimo primo passo, dunque, per i Quest For Fire con questo primo EP di quarantatre minuti (di fatto un album vero e proprio), nel quale le varie influenze vengono amalgamate e già rese in buona parte personali, per le caratteristiche melodiche di stampo pop già evidenziate. Il risultato, già rilevante, sarà poi ulteriormente superato dal successivo album Lights From Paradise del 2010. Poi, il silenzio cadrà sulla band, riportandola all’anonimato. Un peccato, perché le stratificazioni sonore e la qualità strumentale e compositiva sono evidenti e avrebbero meritato ben altro riscontro, tutt’oggi ancora ben lungi dall’arrivare. Eccoci, quindi, a quanto premesso: il ruolo del recensore. L’attenzione su questa misconosciuta band non arrivò all’epoca per meriti personali, quanto per una recensione su un vecchio mensile di carta stampata, a firma di uno dei decani della nostra critica musicale: Gianni Della Cioppa. Non fu certo la prima scoperta, né l’ultima e sicuramente non la più importante, per la quale essere debitori di questo enorme giornalista, ma chissà che scrivendo questa umile nostra, non si riesca a distanza di qualche anno a rendere merito al suo consueto fiuto e alla qualità immutata di questo disco e dei dimenticati Quest For Fire.
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4
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Grazie mille per le vostre parole, mi fanno davvero piacere  |
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3
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Posso solo aggregarmi ai commenti qui sotto... Oltre al disco venero anche il recensore: che robetta che hai turato fuori Lizard.... |
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2
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Che gemma dissotterata dalle profondità di Moria. Vado ad ascoltarlo.... |
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1
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Gran bella recensione che rende bene l\'idea del disco in questione, ma con la quale non sono per niente d\'accordo nel \"tirare le fila\". Eh?!? Per me è un disco STRATOSFERICO (così come il successivo). Fa parte di quei cd che metto su quando mi devo rilassare, mi devo calmare, Mi infonde tranquillità. Bison Eyes è il miglior pezzo che gli Hawkwind non hanno mai scritto. Poi il cd diventa un\'apoteosi di suoni lisergici (Strange ways), in grado di cullare l\'ascoltatore (Hawk that...e You Are Always Loved) o di scaraventarci in un happening con Hawkwind (o Pink Floyd) con I’ve Been Trying to Leave. Fermo restando che quando c\'è da buttare lava sull\'ascoltatore lo fanno al massimo con Next to the fire. 85 (PS: Chad Ross è titolare unico di uno dei dischi che ho ascoltato di più nella mia vita: l\'esordio dei Nordic Nomadic, Worldwide Skyline. Ti girano le balle? Sei stressato? Se ti toccano prendono la scossa? Ascolta W.S. e la pace discenderà su di te. Voto 100) |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bison Eyes 2. Strange Waves 3. Hawk That Haunts the Walking 4. I’ve Been Trying to Leave 5. You Are Always Loved 6. Next to the Fire
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Line Up
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Andrew Moszynski (Voce, Chitarra) Chad Ross (Chitarra) Mike Maxymuik (Basso) Josh Bauman (Batteria)
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RECENSIONI |
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