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17/06/25
DEFTONES
CARROPONTE, VIA LUIGI GRANELLI 1 - SESTO SAN GIOVANNI (MI)
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Behemoth - The Shit ov God
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15/05/2025
( 2109 letture )
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Il tredicesimo lavoro dei Behemoth non sembrava nascere tra i migliori auspici: la band, che veniva da una evidente fase calante e da quello che era probabilmente il loro peggior album di sempre, Opvs Contra Natvram, ha deciso infatti di presentarsi, già a gennaio, con il singolo che avrebbe dato il nome al disco e che, per essere eufemisti, non ha riscosso vasto consenso popolare. The Shit ov God, titolo tanto debole da sembrare offensivo, ha fatto giustamente storcere il naso ai più, e i testi, ugualmente poco ispirati, hanno ricevuto critiche aspre. La musica, poi, raccoglieva un po’ tutto il campionario di quelle che, nel bene e nel male, sono state le soluzioni a firma Behemoth da dieci anni a questa parte: sonorità più semplici e ampollose, arpeggi, tempi più dilatati.
Le premesse per un altro album poco più che mediocre, insomma, c’erano tutte, eppure ad ascoltare il nuovo full-length dei polacchi si può serenamente affermare che il disastro tanto annunciato è stato evitato. La maggior parte dei brani si muovono infatti su coordinate abbastanza diverse rispetto all’omonimo singolo, chiaramente il brano più easy-listening e quindi indirizzato ad un’audience più ampia, ma evidentemente non rappresentativo dell’intero platter. La band si è dunque presentata con la volontà di presentare composizioni che lasciassero il segno maggiormente rispetto a quanto visto sul precedente lavoro, in cui la maggior parte dei brani viaggiava su una qualità media certamente non esaltante, con pochi veri highlights. In The Shit ov God le parti veloci accolgono nuovamente armonie più complesse e un riffing meno nervoso, i cambi di tempo si fanno più frequenti a rendere le composizioni più varie e dinamiche, mentre i mid-tempos e le sezioni arpeggiate paiono trascinarsi meno faticosamente e ritagliarsi uno spazio decisamente più significativo.
Già l’inizio è dei più promettenti: The Shadow Elite, aperta da un brevissimo intro orchestrale e da un fill di batteria, è un brano aggressivo, dinamico, i riff hanno un piacevole e malevolo sentore black metal e i cambi di tempo e di riff tengono alta l’asticella dell’attenzione per tutto il proseguo della canzone. La struttura del brano e dei riff stessi non è troppo articolata e favorisce un maggiore impatto di strofe e ritornelli e il complesso risulta orecchiabile ma efficace. Un buon equilibrio tra aggressività e facilità di ascolto che viene mantenuto anche in Sowing Salt, inizialmente ben costruita sull’alternanza tra parti veloci in blast-beat dal netto sapore death metal ad altre più lente in cui emergono i riff arpeggiati, mentre il tremolo della parte centrale ci fa tornare su lidi black e il finale thrasheggiante chiude il brano energicamente. Venendo dunque alla tanto contestata title-track, ci troviamo davanti ad un solido mid-tempo epico e accattivante, costruito su un riff semplice e facilmente memorizzabile; certo, è una versione estremamente semplificata persino dei Behemoth di The Satanist, ma non si tratta di un brano affatto malvagio e che probabilmente tiene testa anche ai migliori momenti di Opvs Contra Natvram. E proprio dal riff che chiude la title-track trae linfa vitale Lvcifaeraeon, brano dall'incipit emozionante, melodico e tragico, tra i migliori momenti del disco, ma che purtroppo è parzialmente rovinato da un ritornello non all’altezza né dal punto di vista musicale né da quello lirico. To Drown the Svn in Wine è un’altra piccola gemma esplosiva che si districa epica e feroce annichilendo l’ascoltatore con un assalto incessante, quasi a voler scatenare tutta la furia rimasta. Da qui in poi infatti si abbassano mediamente i BPM, a partire da Nomen Barbarvum, che apre con le sue ritmiche ipnotiche e i cori maschili, e che pur presentando qualche accelerazione qua e là e dei buoni arrangiamenti, si mantiene più che altro su tempi medi. Stesso andamento che segue e anzi amplifica O Venvs, Come!, brano lento e dalle ritmiche irregolari, la cui vena melodica è impreziosita anche da parti acustiche, fino al finale epico che conduce alla closer Avgvr (The Dread Vvlture), in cui ancora una volta l’uso del tremolo rimanda a certo black metal come mai nel recente passato; stavolta però ci troviamo davanti ad un mid-tempo molto aggressivo e che sovente si presta ad accelerate in blast-beat e che solo nella parte centrale rallenta significativamente, prima del bel finale acustico.
In definitiva, i Behemoth si sono presentati con un disco che musicalmente risolleva le sorti della band, riportando freschezza ad una proposta che con Opvs Contra Natvram rischiava di incancrenirsi e trovando un corretto bilanciamento tra la violenza sonora e la facilità con cui si accede specialmente ai brani della prima parte del disco, dove la band ha concentrato i singoli e probabilmente anche i suoi sforzi migliori. Unica pecca rimane il titolo e alcuni testi come quelli della title-track e di Lucifaeraeon, che a tratti sembrano una parodia poco ispirata dello stile lirico che ha caratterizzato la band da Satanica in poi; il sospetto è che questo calo di qualità nei testi sia almeno in parte conseguenza del progressivo allontanamento del poeta/occultista Krzysztof Azarewicz, colui che quello stile lo aveva sostanzialmente inventato. Ciononostante la musica è sufficiente a The Shit ov God per meritarsi un giudizio complessivo più che positivo. Certo, se siete (anche comprensibilmente) ancora fermi ad Evangelion, starete ben alla larga anche da quest’ultima fatica di Nergal e soci; ma se si accetta di buon grado cosa siano diventati oggi i Behemoth, non si può negare che stavolta abbiano fatto centro.
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7
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Ascoltato e riascoltato. Non è male ma non sono caduto dalla sedia. Indubbiamente è molto meno estremo di altri lavori e il sound è più \"rotondo\". Non è certamente tra le migliori uscite dell\'anno e il problema per chi non ha tantissimo tempo è che c\'è molto altro di interessante in giro. Au revoir. |
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6
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Ho trovato quest\'album migliore delle mie aspettative, mi aspettavo un qualcosa che ricalcasse il precedente Opvs, invece hanno snellito la proposta e pubblicato un album che scorre molto meglio dei precedenti. Ottime prove, ottima produzione, peccato per i testi un poco così così (non tanto per le tematiche che son sempre state quelle ma proprio per la lirica dei testi che a sto giro è meno ricercata) che però vengono compensati da un ottima scelta di linee vocali.
Speriamo che rimangano su queste coordinate e per me possono andare avanti ad oltranza.
PS. Grande concerto quello a Milano.. |
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5
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Ho ascoltato solo i singoli, spero che l\'album sia meglio di quel pattume di opus contra...ho un dubbio, il titolo dell\'album si riferisce al materiale organico di scarto prodotto dall\'apparato gastrointestinale del sommissimo, oppure è una metafora volta a indicare che suddetto sommissimo è fatto della stessa materia di cui sono fatte le feci? |
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4
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La pupù del papà di Gesù...bel titolo. Lo ascolterò con calma. |
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3
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Un 78 se lo becca tutto. |
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1
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Secondo me è un bel disco, crocevia tra Evangelion e The Satanist con una maggior dose di melodia. Promossi anche a questo giro. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Shadow Elite 2. Sowing Salt 3. The Shit ov God 4. Lvciferaeon 5. To Drown The Svn in Wine 6. Nomen Barbarvm 7. O Venvs, Come! 8. Avgvr (The Dread Vvltvre)
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Line Up
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Nergal (Voce, Chitarra) Orion (Voce secondaria, Basso) Inferno (Batteria)
Musicisti ospiti Seth (Voce secondaria, Chitarra)
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