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24/06/25
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Steven Wilson - Grace For Drowning
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17/05/2025
( 798 letture )
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Il troppo può stroppiare? Ebbene sì, anche se ci si chiama Steven Wilson. Quando ci si lascia prendere la mano dalle proprie visioni, dalla propria auto indulgenza, anche una minestra condita con i migliori ingredienti può diventare quasi indigeribile.
Questo è proprio il caso di Grace For Drowning, monumentale doppio album partorito dal mastermind inglese nel 2011 come secondo capitolo della sua carriera solistica. Le idee alla base del platter sarebbero riconducibili alle radici progressive dei tardi anni ‘60 / primi ‘70 care al multistrumentista miscelate a una sorta di concept molto oscuro e crepuscolare basato in parte su esperienze di pre morte, solitudine e altri ameni aspetti della psicologia umana. Nella mente di Steven Wilson l’idea era quella di "far suonare progressive rock a musicisti jazz e vedere cosa sarebbe successo", e da qui anche la scelta di reclutare musicisti gravitanti l’orbita del free jazz e della fusion piuttosto che da ambiti rock.
Grace For Drowning si presenta così con due dischi, stilisticamente non molto diversi fra loro, ma che tuttavia al loro interno sfoderano una doppia anima, una più canonica e legata alla forma canzone, che sia essa rock o quasi pop e un’altra molto più ostica e vicina all’improvvisazione e al progressive più oltranzista. In tutta l’opera comunque aleggia un’aria plumbea, oscura e barocca data dagli arrangiamenti orchestrali e dall’uso di cori evocativi.
Piuttosto che esaminare l’album in ordine di scaletta e preferendo questa divisione stilistica, da un lato si hanno la titletrack del primo disco Deform To Form A Star (che funge un po’ come punto di contatto fra le due doppie anime del disco incorporando elementi dai due diversi emisferi), No Part Of Me, con il suo arrangiamento inizialmente suadente che poi esplode in una parte finale rockeggiante, l’unico singolo estratto Postcard, un pop di classe molto vicino a certe produzioni dei Porcupine Tree dell’epoca Stupid Dream, Index, oscuro brano elettronico dove le percussioni ibride di Pat Mastelotto (drummer di King Crimson e Ork) la fanno da padrone e che rimarrà uno dei cavalli di battaglia live di Steven Wilson anche negli anni successivi e la malinconica Like Dust I Have Cleared From My Eye, che funge da catartica chiusura dell’album.
D’altro canto, l’apertura affidata alla traccia omonima, la successiva e sempre strumentale Sectarian, l’accoppiata Raider Prelude e Remainder The Black Dog insieme alla mastodontica Raider Part II compongono la parte in bilico fra improvvisazione free jazz, progressive rock, psichedelia, esplosioni quasi metal e tutto ciò che ci può essere nel mezzo. Sulla carta, tutto molto bello, ma non sempre le promesse vengono mantenute: passaggi ridondanti, ripetizioni ossessive degli stessi temi, sezioni che girano su sé stesse inserite come per gonfiare il minutaggio, purtroppo questa faccia della medaglia di Grace For Drowning, per quanto a tratti appagante da un punto di vista puramente tecnico risulta un boccone difficilmente digeribile per intero, con l’attenzione che viene a mancare durante l’ascolto in più tratti. Non mancano aspetti degni di nota, come l’orrorifica Raider Prelude con i suoi cori spettrali o la centrale Raider Part II e le sue innumerevoli sezioni di pregevole fattura, però l’idea che Steven Wilson si sia lasciato un po’ prendere la mano in una auto incensazione risulta a volte più che lecita.
Discorso a parte per le rimanenti tracce Belle De Jour e Track One, la prima un innocuo strumentale dal sapore sospeso a mezza via fra il sogno e la malinconia, e la seconda un esperimento anche qui dal sapore vagamente orrorifico (con tanto di jumpscare musicale quando entrano gli strumenti).
In definitiva, Grace For Drowning non è un esperimento fallito, anzi risulta fin troppo sontuoso e ampolloso fin dal packaging, indiscutibilmente ottimamente suonato, registrato e mixato (ma da Steven Wilson è lecito non aspettarsi di meno), appagante da un punto di vista puramente strumentale, come detto, ma freddo, privo di quell’immediatezza e urgenza che faranno dei successivi The Raven That Refused To Sing e Hand.Cannot.Erase dei quasi capolavori, troppo diluito, troppo ingombrante e pachidermico, e salvato dalla lista delle "occasioni sprecate" solo in virtù del grande mestiere del padrone di casa e dall’eccellenza esecutiva dei suoi illustri ospiti.
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14
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Questo è per me uno dei dischi che apprezzo maggiormente di Wilson, per via della varietà della proposta e della profondità dei brani che mi regalano sempre tante emozioni e brividi.
Sinceramente vedere voto discreto alla pari di future bites e in linea con 4 1/2 e to the bone mi pare al quanto disutibile ma \"de gustibus non est disputandum\"
Per me un 90 pieno |
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13
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Un po di figa qua?!? Ooops |
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12
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Un po di figa qua?!? Ooops |
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11
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Ah, sei un coglione... avevamo tutti capito bene  |
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10
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ah, ok, sei un trollone, avevo capito bene. |
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9
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GT oro, ma ancora che parli? Non vedi che sei l\'unico a sostenere (istericamente) le tue ragioni inesistenti? Parole buttate al vento mi sembrano le tue... o sai analizzare un\'opera (oggettivamente) o non lo sai fare... e tu non lo sai fare, altrimenti non scriveresti GRATUITAMENTE su un webzine di serie B. Ah aspetta, scusa... é tutta questione di diversi gusti e opinioni, vero? Ahahahah |
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8
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Disco straordinario e geniale….per me 90 |
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7
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Non voglio fare polemiche, anche perché sarebbero sterili, ma 73 a questa gemma? Preciso: più che il voto in sé mi stupiscono le argomentazioni che lo sostengono... |
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6
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@ Bruno: voto troppo basso nì, nel senso che da una parte sono stato un po\' provocatorio, dall\'altra da uno come SW mi aspetto sempre un quid in più che in GFD non ho avvertito, quindi se un album del genere da un altro artista avrebbe meritato qualche punto in più, a Stefanino l\'ho tolto. |
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5
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@ Franco: hai tu le EVIDENTI COMPETENZE in materia di musica? ti prego, candidati come redattore e saremo felici di gustare le tue recensioni. Fino a che non potremo dilettarci insieme della tua EVIDENTE CONOSCENZA in materia, sei o pregato di portare delle critiche COSTRUTTIVE (se ne sei capace), o di manifestare diversamente il tuo disaccordo da chi non la pensa come te. Essendo io non pagato una lira da Metallized (forse per fortuna loro, visto la mia incompetenza), ho già perso anche troppo tempo a rispondere in tono civile e pacato a chi come te, invece, non è capace di esprimersi argomentando il suo pensiero. |
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4
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L\'unico Oro che non luccica. Fermatelo vi prego, non ha evidentemente le competenze. |
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3
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@Franco addirittura schifo non direi, al massimo direi discreto e non di più. Però si, sono d\'accordo che il voto a quest\'album sia troppo basso. |
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2
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Concordo con Franco ahimé. Già Raven non è che fosse sta gran cosa a ben vedere, ma quel che è venuto poi... Signoriddio... |
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1
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73 a questo e 89 a quello schifo uscito pochi mesi fa... tu con la testa non ci stai, zio. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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CD 1 Deform To Form A Star 1. Grace For Drowning 2. Sectarian 3. Deform To Form A Star 4. No Part Of Me 5. Postcard 6. Raider Prelude 7. Remainder The Black Dog
CD 2 Like Dust I Have Cleared From My Eye 1. Belle De Jour 2. Index 3. Track One 4. Raider II 5. Like Dust I Have Cleared From My Eye
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Line Up
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Steven Wilson (Voce, Chitarra, Tastiera, Piano, Basso, Percussioni) Nick Beggs (Basso, Chapman Stick) Theo Travis (Fiati) Nic France (Batteria)
Musicisti ospiti Steve Hackett (chitarra in traccia 7 CD 1) Trey Gunn (chitarra Warr e basso in traccia 4 CD 1) Markus Reuter (chitarra U8 touch in traccia 4 CD 1) Mike Outram (chitarra in traccia 4 CD 2) Sand Snowman (chitarra acustica in traccia 4 CD 2) Jordan Rudess (pianoforte in tracce 1 e 3 CD1 e traccia 4 CD 2) Tony Levin (basso in traccia 3 CD 1 e traccia traccia 5 CD 2) Ben Castle (clarinetto in traccia 2 CD 1) Pat Mastelotto (batteria in traccia 4 CD 1 e traccia 2 CD 2) Dave Stewart (arrangiamento e orchestrazione strumenti ad arco e cori) London Session Orchestra (strumenti ad arco in tracce 4 e 5 CD 1 e tracce 1 e 2 CD 2) Synergy Vocals (cori tracce 5 e 6 CD 1 e traccia 4 CD 2)
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