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17/06/25
DEFTONES
CARROPONTE, VIA LUIGI GRANELLI 1 - SESTO SAN GIOVANNI (MI)
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H.e.a.t - Welcome to the Future
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19/05/2025
( 1898 letture )
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Con grande merito gli H.E.A.T. sono tra gli esponenti più brillanti e carichi di energia nell’attuale scena hard rock mondiale. Attivi da diciotto anni e partiti ragazzini da Väsby (stessa città natale degli Europe), gli svedesi hanno studiato e applicato con grande merito la lezione dei connazionali Europe, Treat e Talisman, aggiungendo di album in album influenze anglosassoni e americane di Whitesnake, Def Leppard, Giant, Winger e Bon Jovi. Alla base dell’ascesa della band ci sono innanzitutto freschezza e abilità nel songwriting, fortemente inclinato alla ricerca di hits e refrains sensazionali, mescolati a doti musicali di notevole spessore, tanto a livello di preparazione strumentale, quanto di talento vocale, con Kenny Leckremo e Erik Grönwall, succedutisi negli anni nelle vesti di frontmen ed efficaci interpreti delle trame chitarristiche e tastieristiche intrecciate da Dave Dalone e Jona Tee rispettivamente. Ecco dunque che la band negli anni ha sciorinato successi in sequenza regolare, su tutti i primi due capolavori a cavallo tra il 2008 e il 2010, seguiti poi da episodi spessi e convincenti come Address the Nation (2012), Tearing Down the Walls (2014), Into the Unknown(2020), fino all’ultimo, sensazionale, Force Majeure, lavoro che ha riportato nella band l’alchimia frizzante degli esordi, grazie anche al ritorno in formazione di un Leckremo in gran spolvero, fisico e vocale.
Con Welcome to the Future, gli H.E.A.T. raggiungono con longevità e freschezza il traguardo dell’ottavo full-length in studio, giocando la carta della continuità rispetto all’ottimo predecessore di tre anni fa, spingendo con ancora maggiore convinzione la carta degli Eighties, sia a livello di immagine sia di proposta musicale. Basta uno sguardo alla copertina e al look ricco di bandane, spandex e chiome da arena rock per fare un tuffo nel tempo che porta direttamente ai tempi in cui Bon Jovi e Def Leppard riempivano gli stadi, e stando in Svezia gli Europe scavallarono tra gli Eighties e i Nineties con tre albums straordinari di hard rock melodico, vale a dire The Final Countdown, Superstitious e Prisoners in Paradise. Proprio gli Europe, assieme ai connazionali Treat e Talisman, aleggiano costantemente nei dodici brani di Welcome to the Future, intrisi di tastiere volutamente poste in primissimo piano e cariche di suoni vintage e plastici. Proprio i tasti di Jona Tee fanno partite la carica di Desire, pezzo sfacciato e manifesto di hard rock melodico, seguito in rapida sequenza da Bad Time for Love (con cambio di tonalità da urlo) e la fortemente bonjoviana Running to You, brani intrisi di melodie e refrain davvero trascinanti. La scelta di partire con i primi tre singoli in rapida sequenza è sintomatica della voglia di fare e addirittura strafare, una band che ha voglia di dimostrare di essere la vera e indiscussa erede degli Europe in questo 2025. Ma tutti i brani sono veri e propri potenziali hits di hair metal e arena rock, intrisi di melodia e carica strumentale, si pensi al mid tempo Call My Name, con una sei corde di Dave Dalone fortemente trainata da influenze John Sykes e John Norum, o alla solenne In Disguise, dai richiami Survivor e House of Lords più pomp, per proseguire con The End, pezzo dalle tastiere bombastiche in cui il buon Jona Tee fa di tutto per rispolverare il quasi dimenticato Robbie Valentine. Rock Bottom e Losing Game suonano come un tributo agli Europe di Superstious, con un Leckremo davvero incontenibile e grandi soli di Dalone, mentre sono gli Eighties a far da padrone in Children of the Storm, altro pezzo dai refrains catchy e azzeccatissimi. Da segnalare anche Paradise Lost, pezzo di hard rock pompatissimo in cui i Treat più ispirati si mescolano a sonorità degne della soundtrack di Rocky IV, o l’arena mood dei Def Leppard che si respira a pieni polmoni in Tear It Down (R.N.R.R.).
Welcome to the Future è un disco che fa bene all’hard rock e lancia segnali di vita e forza, un chiaro manifesto che dimostra come gli H.E.A.T. siano in gran forma e pronti a tornare in pompa magna anche sui palchi europei e a contendersi lo scettro di miglior melodic band dell’anno assieme a W.E.T, Eclipse, Harem Scarem e Giant. Rock on!
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16
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Sono curioso di ascoltarlo. |
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15
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....non rischiano di essere ripetitivi???....questi album degli heat son tutti uguali....belli si ma troppo uguali tra di loro....ho iniziato gia\' da tempo ad apprezzare into the great unknown, almeno aveva un po di fantasia nel sound...... |
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14
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Per me non vi discussione sul fatto che, ad oggi, siamo i migliori esponenti del rock melodico, considerate le uscite di altre band che non sono state eccelse direi (Eclipse su tutte, purtroppo). Però lo ritengo come il disco piu debole della loro discografia, spero di cambiare idea dopo altri ascolti ma non lo trovo sorprendente come Force Majeure, non riesco a trovare hit incredibili a livello di una Wings of an aeroplane per dirne una. Comunque musicalmente sono eccezionali, Jona e\' un songwriter di livello mondiale ormai e Kenny e\' devastante. Call My Name ammetto che non mi esce dalla testa, Children of the storm e\' uno dei punti di forza del disco che dovrò assimilare ancora di più |
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13
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Dodici canzoni, zero filler e 4/5 pezzi super tra cui Call my name (quoto @Shock, sa molto di anni 70, ma non mi viene in mente la derivazione). La voce di Leckremo è sempre spettacolare. Se vogliamo trovare il pelo nell\'uovo qui manca una ballatona come One of us dall\'illustre predecessore Force majeure. Anche per me ad oggi sono i migliori nel genere. 82
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12
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Non ai livelli del capolavoro Force Majeure, ma comunque un grande album ( questi dal 2012 non hanno praticamente sbagliato nulla! ). |
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11
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Un come back davvero bello e solo poco sotto il predecessore - un 80 ci sta tutto - Leckremo davvero potente e maturo. |
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10
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Boh, ormai ascolto hard rock da 40 anni e continuo a non comprendere l\'entusiasmo per questa band... |
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8
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Ormai in svezia c\'è una fabbrica che sforna questo tipo di proposte con lo stampino, si ripetono e tutto sa di strasentito, ma sono fatte talmente bene e prodotte in maniera accattivante che mi tocca spenderci dei soldi....Comunque in questa marea, gli Heat, Treat, Nestor....sono quelli che più mi hanno convinto (a parte i nomi ridicoli). |
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7
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Disco stupendo che se fosse uscito negli anni \'80 avrebbe probabilmente sbancato le classifiche di vendita. Certo a volte sembra di sentire gli Europe di quel periodo ma per chi come il sottoscritto ama questo genere musicale e quegli anni questo non è un problema ma anzi è un valore aggiunto. Mio brano preferito: Rock bottom,ma tutte le songs sono di altissimo livello. Album che mi sento di consigliare,a mio parere il migliore dell\'anno in campo melodic hard rock insieme al nuovo dei Giant, che spero di vedere presto recensito 🤟 |
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6
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Gran bel disco però... Quanto mi manca Erik  |
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5
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....gran bel disco...nulla di nuovo...ma davvero ben composto e suonato... |
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In realtà @BLS per trovare le altre recensioni bisogna digitare H.e.a.t (senza punto dopo la T) |
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Rob Rock se cerchi le recensioni come H.e.a.t. e non come H.E.A.T. le trovi: dovranno sistemare il nome del gruppo. |
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Certo non scoprono nulla di nuovo. Ma che freschezza.....che ispirazione! P.S. Ma che fine hanno fatto le recensioni degli altri album degli H.E.A.T. che erano presenti fino a qualche giorno fa\'? Boh! |
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1
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Parto dall\'ultima frase: questo album surclassa e non di poco i gruppi citati, che hanno fatto tutti album mediocri o anche meno (i Giant hanno fatto un nuovo album dei Perfect Plan, peccato che sarebbero i Giant...). Per questo album è addirittura migliore del precedente, con una serie impressionante di canzoni che potrebbero essere tutti singoli di successo se fossimo negli anni ottanta. Non mi soffermo sui vari brani, ma per me l\'apice è Call my name, semplicemente fantastica, con un coro che mi ricorda non so bene cosa degli anni settanta. Gruppo della Madonna. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Disaster 2. Bad Time for Love 3. Running to You 4. Call My Name 5. In Disguise 6. The End 7. Rock Bottom 8. Children of the Storm 9. Losing Game 10. Paradise Lost 11. Tearing Down (R.N.R.R.) 12. We Will Not Forget
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Line Up
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Kenny Leckremo (Voce, Chitarra) Dave Dalone (Chitarra) Jona Tee (Tastiere) Jimmy Jay (Basso) Don Crash (Batteria)
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