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17/06/25
DEFTONES
CARROPONTE, VIA LUIGI GRANELLI 1 - SESTO SAN GIOVANNI (MI)
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08/06/2025
( 613 letture )
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Disneyland After Dark, con abbreviazione in D-A-D, è il monicker della band danese fondata a inizio anni Ottanta dai fratelli Jesper e Jacob Binzer, assieme alla sezione ritmica composta dall’estroso e stravagante bassista Stig Pedersen e dal quadrato Peter Lundholm Jensen alla batteria, autori di un hard rock con contaminazioni punk e country, tanto da essere stati più volte etichettati nel coro della lunga carriera come paladini del cowpunk, grazie a un’immagine ironica, irriverente e teatrale. Vera icona in Danimarca, la band raggiunse il massimo successo internazionale con l’album No Fuel Left for the Piligrims del 1989, ancorato al singolo di successo Sleeping My Day Away, seguito da questo Riskin’It All che portò ad una evoluzione del sound, miscelando con successo hard rock, melodie e ironia, nonchè portandoli a farsi conoscere ancor più su ampia scala. Proprio la scena live portò l’immagine dei D-A-D a distinguersi nel panorama per eccentricità e sfacciataggine, i pensi soprattutto ai costumi del bassista Stig Petersen, usualmente on stage con bassi personalizzati a sole due corde e con le forme più disparate di razzi e robot, in un periodo in cui la Danimarca salì tra l’altro sul podio dell’Europa vincendo a gran sorpresa la competizione europea calcistica nel 1992 da veri underdogs.
Con questo Riskin’ It All la band si presenta in ottimo spolvero, grazie a un songwriting più hard rock rispetto alle radici county e punk, pur non abbandonando i tratti originali di inizio carriera, il tutto esaltato da una produzione curata di Nick Foss che mette in risalto i riffs graffianti delle due chitarre e la potenza ritmica, nonchè i cori sempre ben in evidenza con costante potenziale radiofonico, anche grazie a innesti tastieristici crescenti rispetto ai precedenti lavori. L’album fu un grandissimo successo in patria, dove vinse quattro Danish Music Awards e ottenne la palma di disco dell’anno, con buon successo commerciale ottenuto anch in altri paesi europei e una discreta penetrazione negli States. I brani che hanno ottenuto maggiore successo sono stati , singolo e opener, brano orecchiabile che mescola elementi di Aereosmith, Motörhead, e la trascinante D-Law che gioca con grande ironia sulla legge Disney in un hard rock patinato e coinvolgente nel refrain a stelle e strisce. Non mancano episodi dalla maggior dose melodica, come la radio-friendly Grow or Pay o l’ottima ballad acustica e country driven Laugh’n’ A1/2. Rockin’ Rock Radar riprende la vena più hard rock e sguaiata, in cui le influenze AC/DC e Aereosmith fanno da padrone, brano senza troppi fronzoli e capace di ispirare un certo headbanging grazie a un’interpretazione sicura e scanzonata di Jesper Binzer, oltre a contenere un solo di pregevole fattura ad opera del fratello Jacob. I Won’t Cut My Hair presenta una vena hard rock bluesy che esalta le doti di giocoliere e il timbro più aggressivo di Jesper Binzer, mentre il country degli esordi riemerge con prepotenza in Down That Dusty 3rd World Road, con una ritmica jazzata che rende giustizia alla versatilità del songwriting del quartetto. La titletrack graffia tanto nei riffs quanto nelle trame vocali, con un refrain radiofonico e un andamento alla Motörhead, perfetta in sede live nei sue due minuti e mezzo di grande energia e potenza.
Riskin’ It All è forse il disco più completo e vario della discografia dei D-A-D e manifesto della formula che con mix di ironia e irriverenza li ha fatti conoscere al grande pubblico due anni prima con No Fuel Left for the Piligrims e ne raffina e compatta ulteriormente il sound con queto episodio. Hard rock, blues, country, punk, persino pop, di sicuro un concentrato scanzonato e piacevole in grado di regalare quarante minuti di spensieratezza e un tuffo all’indietro nei primi anni Novanta.
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8
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Se la gioca con N.F.L.F.T.P. e per certi versi lo supera pure. Essenziali. |
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7
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Fare meglio di No Fuel Left For The Pilgrims sarebbe stato un miracolo, ma con quest’album ci vanno vicino. L’ho appena riascoltato ed è ancora divertentissimo come trent’anni fa. Efficaci sia quando pigiano sull’acceleratore (come nella title-track) che nei momenti più tranquilli, come Grow or Pay o Laugh ‘n’ A 1/2. Voto 85 |
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6
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Un gruppo semplicemente straordinario.i loro album sono tutti di ottima fattura, fossero americani, avrebbero venduto 30 milioni di dischi |
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5
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Per anni ho pensato di averli sognati..
Che nn fossero reali e poi anno scorso visti a Milano.
2 album da 10elode.
Fenomenali, vorrei tornare e torno un quindicenne ogni volta che li ascolto, almeno 2 volte a settimana!!
Col sennò di poi anche meglio dei tanto decantati Guns |
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4
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No fuel left fort the pilgrims era da 10, questo da 9.5, poche storie, un disco che ha canzoni più varie e che non sarà mai più replicato dal gruppo che purtroppo non sfondò nel mondo come avrebbe dovuto. |
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3
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Bel disco, ma ascoltarlo adesso fa capire come sia invecchiato un po’. Pour moi sotto al precedente, un 8/10 ci sta. |
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2
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Un classicone da 90. Come il precedente. Da ascoltare e riascoltare. |
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1
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Voto un po basso...secondo me rasenta la perfezione assoluta. Non c\'é nessun brano debole, anzi, alcuni sono letteralmente sorprendenti. Uno degli album della mia vita |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bad Craziness 2. D-Law 3. Day of Wrong Moves 4. Rockin’ Rock Radar 5. I Won’t Cut My Hair 6. Down That Dusty 3rd World Road 7. Making Fun of Money 8. Grow or Pay 9. Smart Boy Can’t Tell Ya’ 10. Riskin’ It All 11. Laugh’n A1/2
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Line Up
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Jesper Binzer (Voce) Jacob Binzer (Chitarra, Tastiere) Stig Pedersen (Basso) Peter Lundholm Jensen (Batteria)
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RECENSIONI |
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