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16/07/25
SATCHVAI BAND
ARENA SANTA GIULIANA - PERUGIA
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Katatonia - Nightmares as Extensions of the Waking State
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20/06/2025
( 2801 letture )
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Nightmares as Extentions of the Waking State non è solo un nuovo capitolo discografico per i Katatonia: è una frattura nella realtà, un portale che si apre su un mondo dove la luce è un ricordo sbiadito e la speranza si dissolve come fumo nell’aria. Un disco che trasuda dolore antico, silenzioso e mai veramente elaborato, un lento rituale funebre celebrato con suoni che gocciolano come pioggia su tombe dimenticate.
Ogni nota è parte di un lutto, ogni armonia una lama sottile che incide l’anima. Le atmosfere sono stratificate, opprimenti e si espandono come una nebbia tossica che si insinua tra le ossa. Le chitarre, lungi dall’essere aggressive, accarezzano la carne solo per poi scorticarla con gesti misurati. Le ritmiche si muovono come passi nel buio, lenti, pesanti, come di qualcuno che si aggira in un sogno senza uscita. La voce di Jonas Renske è lo strumento centrale di questa agonia: sussurra, geme, si spezza in un continuo equilibrio tra rassegnazione e tormento. È il grido di chi ha smesso di chiedere aiuto perché ha capito che nessuno risponderà.
Nightmares as Extensions of the Waking State, è un mantra ipnotico che trascina in un loop di memoria e annientamento. Non c’è catarsi, solo ripetizione. L’angoscia non esplode: fermenta. E quando si crede di intravedere una via d’uscita, ecco che le linee melodiche si torcono, si chiudono su sé stesse come un serpente che si morde la coda. Il lavoro testuale è una costellazione di immagini spettrali: sogni infranti, ombre interiori, ricordi corrosi dal tempo. Nulla è esplicito, nulla è consolatorio. Ogni verso è aperto alla decifrazione, ma conduce comunque allo stesso punto: la perdita. Dell’identità, dell’amore, della ragione. La produzione è al servizio del concetto: ovattata, distante, come se tutto avvenisse dietro uno specchio incrinato. Le frequenze medie dominano, come un costante senso di nausea sonora, mentre i dettagli, sottili come fili di ragnatela, si rivelano solo a chi ascolta con pazienza, con attenzione quasi religiosa. Ciò che rende questo lavoro disturbante non è ciò che mostra, ma ciò che cela. L’orrore non è dichiarato, ma insinuato. È nel silenzio tra due accordi, in un arpeggio che muore troppo presto, nel battito trattenuto della batteria. Un horror psicologico in forma musicale.
Nightmares as Extensions of the Waking State non è un album da ascoltare: è un incubo che si lascia penetrare lentamente, uno stato alterato in cui la mente viene deragliata e costretta a rivivere le proprie crepe. È un requiem per le coscienze disturbate, un canto funebre per chi è ancora vivo ma si sente già sepolto. Un disco che lacera. Un disco che non dimentica. Un disco che –come un sogno troppo vivido– ti resta addosso anche dopo il risveglio, appesantendoti il cuore come un velo nero.
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Lo trovo estremamente noioso. |
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Mah per quanto mi riguarda trovo che questo album sia un buon disco. Seguo i Katatonia da quando avevo iniziato il conservatorio in tempi ormai lontani e trovo sempre accattivanti le linee di voce di Renkse e i giochi ritmici ad incastro che spesso propongono. L\'unico rimprovero è che probabilmente talvolta questi \"giochi\" ritmici tendono ad essere troppi e, forse, anche troppo ricercati.
Ciò nonostante un 3,5 su 5 se lo merita. Come già accennato le melodie vocali e molte idee musicali, come spesso accade per i Katatonia, sono da ammirare... |
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De gustibus. Per me Renkse gran cantante. |
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Ormai Renkse si è assunto la piena responsabilità del songwriting, da un paio di album a questa parte, se non vado errato. La differenza rispetto a prima, in negativo, si avverte eccome... ho sempre considerato lo svedese più come un mastermind stile poeta maledetto, piuttosto che un cantante o un musicista particolarmente dotato. L\'unico album dei Katatonia con una voce decente (che in sede live è addirittura imbarazzante) risale a quando hanno fatto cantare Åkerfeldt e l\'ultimo album di livello eccellente è uscito quasi 20 anni fa, ormai... bisognerebbe fare tutti come i TDEP o come i R.E.M., giusto per fare due nomi: quando non si ha più niente da dire, fuori dai cogl**ni!!! Album imbarazzate, voto e recensione forse ancora di più. Recensori capaci di disamine reali o che sanno cosa sia un testo argomentativo ne abbiamo? Se si potesse... |
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Obs, errore mio... Nyström era presente in City Burials ma avevo letto da qualche parte che non partecipava più alla scrittura come è poi anche avvenuto in Sky Void of Stars. Pardon et au revoir. |
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Dei Katatonia senza Nyström mi ara piaciuto City Burials ma qui siamo molto sul ripetitivo e su un sound che non è certamente doom o metal. Renkse va avanti per la sua nuova strada ma è a corto di idee per un songwriting più variegato e più coinvolgente. City Burials era un buon album con una scarsa (se non pessima) copertina. Qui abbiamo una bella copertina ma uno scarso album. Qualcuno ha ascoltato Neopolis dei Lights of Vimana? Ecco, c\'è molto di meglio in giro. Au revoir. |
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Confermo quanto scritto in rece. L\'album è l\'espressione del solo Renkse. Rispetto a Sky Void of Stars, più compatto, questo è più ampio e forse dispersivo. Vedremo nel tempo e con più ascolti come si comporterà. Per ora un mi sembra un piccolo passo indietro. |
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Anche per me un passo indietro rispetto al precedente. Intendiamoci: da un punto di vista formale non lo reputo un brutto album, ci sono cose interessanti (la prima parte alla fine la trovo valida) e anche gli spunti prog non mi infastidiscono, ma dalla metà in poi ci sono diversi pezzi che scivolano via lasciandomi poco. Peccato. Voto 72 |
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Buongiorno. Abbiamo avuto negli anni molte recensioni criticate aspramente, vuoi per il voto, vuoi per la disamina, vuoi per lo stile del recensore. Succede. Nel caso specifico, ho ritenuto che lo scritto di Luigi fosse del tutto legittimo, considerando il disco in questione e quindi che si lasciasse spazio a un\'analisi più legata alle sensazioni che alla disamina tecnica. Chi sono i Katatonia e cosa fanno lo sappiamo ormai più o meno tutti. Se l\'esperimento non è piaciuto, ce ne facciamo una ragione, succede e succederà. Gli errori nel testo, invece, sono solo colpa mia in quanto revisore e me ne scuso. |
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Credo sia ormai il terzo o quarto album scritto interamente dal solo Renkse e si sente l’assenza di varietà che ne deriva da una scrittura a più mani (leggasi altrimenti,: Nystrom, ci manchi… )
Speriamo che la nuova formazione sia più partecipe nelle prossime uscite.
Sulla recensione si è già scritto e detto tutto, peccato.
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Sto recensore é pure peggio di GT Oro... e ce ne vuole eh... |
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ho fatto una gran fatica a terminare l\'ascolto, forse serve più tempo e pazienza ma a sto giro forse è un lavoro che non fa per me. comunque per title track si intende una traccia omonima rispetto al nome dell\'album, cioè mi sembra sia chiaro a tutti meno che al recensore. io seguo metallized da sedici anni e ho apprezzato tante recensioni scritte qui e mi è capitato di complimentarmi, perché quando una cosa mi piace complimentarmi è gratis. con tutto il rispetto dovuto a chi dedica il proprio tempo a questa realtà, questa recensione (flusso di pensieri?) meriterebbe di essere rivista in toto, fosse anche solo per l\'assenza di qualsivoglia analisi tecnica. i vari errori sono già stati menzionati negli altri commenti, continua a permanere \"nightmares of the waking state\" che non è né una titletrack né tantomeno il nome corretto dell\'album. renkse e non renske. quanto detto vuole essere una critica pacata, non fatta per sparare a zero. love and peace! |
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Ma non c\'è nessuna canzone che ha lo stesso titolo dell\'album. |
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Chiedo scusa agli utenti, e’ un errore di battitura. Volevo scrivere “ La title track di. Nightmare…..” . |
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Ma quale sarebbe questa title track citata nella recensione?
Che disco è stato ascoltato? |
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In effetti, nella rece descrive la title track, ma non c\'è nessuna title track nei titoli a fianco. |
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@Lizard: non entrerò mai in polemica con te 😁 ti stimo troppo come persona, nonostante siano passate le decadi, non potrò mai dimenticarmi il 14 aprile 2013, al Cycle e della cura che hai avuto nei miei riguardi. Detto questo…potrei anche tornare, il burnout da recensione dovrebbe essermi passato, ma con mia figlia ormai non ho nemmeno più il tempo di lavarmi, tuttalpiù posso farvi la setlist delle migliori ninnananne degli Amorphis e dei Katatonia. 🙃 |
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@Nagash: quandi vuoi tornare a darci una mano sei sempre il benvenuto  |
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Ma veramente in 48h nessuno si è prodigato a completare la tracklist del disco e correggere il titolo dello stesso all’interno della recensione? |
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In questo nuovo album trovo interessante solo Thrice.
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Dopo aver consumato i due dischi precedenti, devo dire che questo è stato una delusione totale. Ascoltato 3 volte, non mi rimane nulla in testa. Bocciato su tutta la linea. |
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Mps bellissimo neologismo infatti!! Bravo |
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caro angelo..ho sudato 7 camice per mettere insieme clonazione e colonizzazione e tu mi rimproveri?😂😂 |
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Concordo in pieno con il commento 4 |
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Perdonami Angelo, ma invece di concentrarti così tanto sulla forma e sulla recensione, (rispetto il fatto che non ti piaccia sia chiaro) perché non argomenti l’album in questioni con un tuo parere personale? Sarebbe molto più costruttivo e interessante credimi 😊. Detto questo ti ringrazio per aver letto ciò che ho scritto . Buona serata 🤟🏻 |
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@mps...clonizazzione. Ho letto bene? |
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La malinconia di fondo e le atmosfere crepuscolari sono gli elementi che più contraddistinguono e che più amo del sound dei Katatonia e della voce di Jonas Renkse (e che lo rendono immediatamente riconoscibile, un po\' come Englund degli Evergrey), ma questo album lo trovo parecchio ripetitivo, a tratti noioso, il più delle volte le canzoni evaporano, non mantengono le promesse iniziali. Peccato perché il precedente l\'avevo trovato molto bello. Pezzi preferiti Wind of no change e Lilac. Per me 68
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6
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lavoro piatto e sottotono, non mancano solo i pezzi “bomba” mancano proprio le idee, e senza idee si rischia la “clonizazzione” di se stessi. Vado su altri lidi anche se a malincuore. |
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5
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P.S. Pessima recensione... scritta così, denota mancanza di dedizione e passione per la band, ma anche per la musica in senso lato. |
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4
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Voto tutto sommato giusto, forse anche qualcosa in meno avrei dato. Ormai i Katatonia non hanno più idee e gli album degli ultimi 10\\15 anni in sede live risultano mosci e rendono davvero poco, non superando la prova del tempo neanche in cuffia...mancano i bei pezzi, i tuffi al cuore di Brave Murder Day o The Great Cold Distance, e anche qualcosa che spicchi rispetto al classico compitino. Una noia mortale, insomma, una pericolosa attitudine pop-rock-oriented, condita da i soliti fastidiosi tempi dispari, oltremodo forzati, come da qualche album a questa parte. La matrice prog potevano anche tenerla più in secondo piano per continuare a far fuoriuscire meglio i sentimenti catatonici e sordidi propri della loro poetica, ormai ridotta ad un prodotto si di qualità, ma come ce ne potrebbero essere tanti. Il loro modo granitico, inerte, maestoso, rassegnato, di approcciarsi alla composizione, era merce più unica che rara (viene in mente subito un pezzo come Deadhouse). Ci sta sperimentare ed evolversi, ma troppi orpelli, poche vere emozioni, eccetto qualche brano sparso qua e là negli ultimi lavori. Rimane comunque un buon prodotto anche per il senso oscuro e attualissimo delle liriche... come loro, poche band nel 2025 hanno il coraggio di narrare dei tarli e degli orrori che si celano dei meandri oscuri del nostro essere, oppure di ciò che sta succedendo nel mondo. Saggezza scandinava (dei pochi), che parla ancora all\'umanità. Da anni le solite uscitine prog, power, hard rock, stanno impestando di vuoto il panorama metal e musicale attuale; ci sarebbe bisogno di più coraggio musicale, non solo contenutistico, da parte di artisti come Renkse, prima che sia troppo tardi.
Musicalmente non rimane molto da dire |
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3
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Sempre professionali, vedo... |
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2
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A me è sembrato sempre lo stesso album, uguale a ogni altro dei Katatonia, gradevole, ma una copia della copia da 20 anni |
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Mi spiace fare il severo censore ma... la tracklist è incompleta (nell\'edizione standard ci sono 10 pezzi e \"Efter Solen\" non è la sesta), non esiste alcuna tracklist \"Nightmares of the Waking State\" e più che una recensione è un flusso di pensieri/sensazioni.
Aspettiamo una nuova versione?
Ciò detto, il disco è decisamente gradevole ma complessivamente \"more of the same\", anche se qualche novità (vedi il cantato in svedese o l\'incedere quasi liturgico di \"Wind of no change\") fa capolino qua e là.
Jonas, a mio parere, sempre su livelli altissimi e, cosa non banale, sempre credibile nella sua immarcescibile malinconia. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Thrice
2. The Liquid Eye
3. Wind of no Change
4. Lilac
5. Temporal
6. Departure Trails
7. Warden
8. The Light Which I Bleed
9. Efter Solen
10. In the Event of
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Line Up
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Jonas Renkse (Voce) Nico Elgstrand (Chitarra, Cori) Sebastian Svalland (Chitarra, Cori) Niklas Sandin (Basso) Daniel Moilanen (Batteria)
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RECENSIONI |
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