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16/07/25
SATCHVAI BAND
ARENA SANTA GIULIANA - PERUGIA
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21/06/2025
( 1306 letture )
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Nel mondo della musica otto anni sono un'eternità. È questo il lasso di tempo che separa The Cicada Tree, la penultima fatica dei Byzantine, datata 2017, da questo ultimo lavoro nuovo di zecca, Harbingers. La band capitanata dal talentuoso Chris Ojeda, per lungo tempo rimasta una realtà di nicchia nonostante l'alta qualità della sua musica, è riuscita a ritagliarsi lentamente un suo posto nell'affollato panorama del metal degli anni 2000. Dal punto di vista del songwriting la band statunitense non ha fatto altro che migliorare negli anni, portando ad album di altissimo livello come To Release is to Resolve, del 2015, ed il già citato The Cicada Tree, da molti ritenuto il capolavoro della band. Possiamo dunque affermare che le aspettative per questa nuova uscita del gruppo americano erano alte, ed ora l'attesa è finita. Prodotto da Peter Wichers (Soilwork, All That Remains, Nevermore) Harbingers propone nove tracce per quarantacinque minuti di musica. La formazione attuale vede l'ingresso di un nuovo bassista, Ryan Poslethwaith ed il ritorno del chitarrista e cofondatore della band Tony Rohrbough.
Otto anni lontani dallo studio di registrazione, ma la band non ha perso l'ispirazione, al contrario, la lunga pausa sembra aver portato nuova linfa vitale alle capacità compositive dei Byzantine. Harbingers è un album sorprendente, nel vero senso della parola. La band della West Virginia riesce di nuovo a stupire con un lavoro che è un ulteriore passo avanti nel rinnovamento del proprio stile, una nuova tappa verso l'apice di un percorso artistico che ormai non teme confronti. Harbingers è il classico disco che sembra cambiare pelle ascolto dopo ascolto, rivelandosi lentamente e sorprendendo, appunto, l'ascoltatore che non può che rimanere deliziato da canzoni che in un primo momento sembrano fin troppo semplici ed orecchiabili, per poi diventare di colpo avvincenti e profonde. La musica della formazione americana non è mutata, si tratta sempre di quell'esaltante, moderno e molto personale mix di prog, groove e thrash, che da sempre la contraddistingue. Eppure, rispetto ai precedenti lavori, c'è qualcosa di diverso in Harbingers. I Byzantine sembrano avere asciugato il proprio stile, centellinando la loro rinomata abilità tecnica all'interno dei brani, lavorando non tanto sull'accumulo di riff, ma nel comporre trame sonore dilatate, spesso cupe e rifinite, come al solito, da tanta melodia e inserti acustici. La fusione tra i generi sopra citati si fa ancora più raffinata e fluida, estremamente variegata, tanto che diventa difficile definire quale sottogenere metal definisca maggiormente la proposta musicale dei Nostri. Ormai ogni etichetta sembra andare stretta ai Byzantine. Il mood dell'album è tracciato da subito al suo avvio: la bella intro Consequentia, scandita da una chitarra acustica in cui si inserisce un cantato docile e raffinato, sfocia in A Place We Cannot Go, brano carico di tensione drammatica, le cui ricercate parti strumentali evocano scenari sognanti e malinconici. Segue il singolo Floating Chrysanthema, rilasciato in anteprima tempo fa, tipico brano dei Byzantine, caratterizzato inizialmente da linee di chitarra minacciose che sfociano in un poderoso riff thrash, sorretto dal cantato roco, quasi growl di Ojeda. Il ritornello dai toni epici è il fiore all'occhiello del brano. Clockmaker's Intention, vibra di intense reminiscenze grunge e alternative metal anni '90, mentre Riddance spinge sul pedale della velocità e della cattiveria, in un'atmosfera cupa e soffocante che evoca i Meshuggah. La title track è un fantastico prontuario di massicci riff thrash costruiti su mid-tempo da pogo assicurato. The Unobtainable Sleep esplora i territori del prog death, brano intriso di un fascino oscuro, molto vicino alle sonorità dei Rivers of Nihil. In Kobayashi Maru (titolo che dirà certamente qualcosa agli appassionati di Star Trek), cupa e claustrofobica, riecheggiano invece i Lamb of God. L'album si chiude con Irene, la traccia più lunga della scaletta, pezzo ricco di groove che, a livello stilistico, potrebbe essere descritto come un incrocio tra gli Alice in Chains ed i Mastodon. Alla fine non c'è molto altro da dire su Harbingers se non che è l'ennesima straordinaria prova di una band di indiscutibile talento, troppo a lungo sottovalutata. Non si può che ammirare la capacità dei Byzantine di fondere le varie influenze musicali in maniera fluida e mai banale, alternando sonorità dure e aggressive con melodie soavi e solari con una classe innata della quale ormai nessuno può più dubitare. Ogni brano è un tassello di un mosaico multicolore che diventa sempre più nitido e luminoso con il passare del tempo. Ripeto che Harbingers è un album che si svela lentamente, da godere giorno dopo giorno, fino a che diventa impossibile non ascoltarlo tutto d'un fiato dall'inizio alla fine. Questa nuova prova dei Byzantine contribuisce ad impreziosire una discografia invidiabile che speriamo continui ad ampliarsi.
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6
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Recentissima scoperta, bellissimo. |
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5
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Il disco mi sta piacendo, però mai sentiti prima. |
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3
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Gran disco e ottima recensione |
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2
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Mai sentiti prima... che botta!
Bravi! |
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1
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Gruppone della madonna che già seguivo agli esordi (primi due album ottimi) e che ha sfoderato un altro album top |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Consequentia 2. A Place We Cannot Go 3. Floating Chrysanthema 4. The Clockmaker's Intention 5. Riddance 6. Harbinger 7. The Unobtainable Sleep 8. Kobayashi Maru 9. Irene
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Line Up
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Chris Ojeda (Voce, Chitarra) Brian Henderson (Chitarra, Cori) Tony Rohrbough (Chitarra) Ryan Poslethwait (Basso, Cori) Matt Bowles (Batteria)
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RECENSIONI |
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