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Bury Tomorrow - Will You Haunt Me, With That Same Patience
24/06/2025
( 842 letture )

Black out the sun, we’ve just begun, existence in shadows
Lightless
Black out the sun, we've just begun, existence in shadows
Lightless



Oscurata l’abbacinante potenza solare di The Seventh Sun, i Bury Tomorrow in Will You Haunt Me, With That Same Patience ripartono da gradazioni introspettive più sofferte in linea con un orientamento tematico esplorante argomenti delicati quali angoscia, l’insano desiderio di auto-distruzione o la ricerca di quiete in un mondo governato dal caos. All’interno di queste sabbie mobili incorporee la mente umana rischia di sprofondare, ma l’idea di condividere il dolore e le fragilità può costituire una valvola di sfogo catartica intimamente legata alla speranza, nome astratto di un impegno quotidiano da rintracciare fra gli ostacoli della vita per godere di minuscoli eppure significativi barlumi di gioia.

Attraversando questi dondolii emotivi si incontrano lampi di rabbia cieca, feeling notturni, garbata rassegnazione o illogica euforia, un tortuoso groviglio di umori che inevitabilmente riverbera nell’assetto musicale del nuovo full-length, privo delle rifiniture sinfoniche udite nel 2023 (Wrath, Majesty) in quanto deciso ad ampliare la consistenza elettronica di vari brani, sfumati da gradevoli e mai invadenti echi (perlopiù) drum’n’bass.
I cardini melodic metalcore poggiano invece sull’abituale dinamismo ritmico delle chitarre e sulla complicità vocale tra lo storico frontman Daniel Winter-Bates e il tastierista Tom Prendergast, instauratasi già nel capitolo dedicato al Sole e qui rinnovata mediante una serie di alternanze, equilibri e divisioni utili a vivificare lo schema di contrasti alla base del genere.

L’identità sonora di WYHWTSP viene schiusa nel microcosmo dell’opener To Dream, To Forget, dispiegante riff briosi e tecnici, validi interscambi harsh/clean, un apprezzabile frame solista e il peso di un breakdown da non trascurare. I layer elettronici colorano e non macchiano la ben rodata intelaiatura metalcore, quindi gli inglesi possono concedersi tranquillamente il lusso di apparire sfacciati nel mood “quasi pop” della freschissima e disinvolta Silent Isn’t Helping Us, da abbinare all’epidermide sintetica e agli accenti rappati inclusi nella gagliarda vivacità di Let Go.
Sull’opposta sponda agiscono i grevi toni deathcore percepibili nella fosca Villain Arc e lo smagliante reflusso di istanze cannibaliche allestito nel tornado Waiting, elettrico nella spinta djent delle chitarre, letale nella massa dei breakdown e distruttivo nelle frequenze gutturali di un incontenibile Winter-Bates, arginato solo dal nitore melodico dei ritornelli a cura di Prendergast.

Da un sicuro highlight ad un altro con Forever the Night, brano intagliato a regola d’arte dalla sinergia delle voci al microfono, abili nel gestire i propri spazi quanto efficaci nel sovrapporre le diverse timbriche in prossimità dell’outro. L’interplay canoro funziona anche quando ci si rifugia nelle morbide trame acustiche (la ballad Found No Throne), eppure il meglio viene dato nelle composizioni metalcore “integrali” come quelle già ricordate senza voler poi tralasciare l’atmosferica Paradox, il sentimentalismo agrodolce di What If I Burn, l’elastica performance di Wasteland (un bel duello tra l’acidità harsh del frontman e la vena “teatrale” del secondo cantante) e l’approccio a muso duro di Yōkai (妖怪), cupa, al vetriolo nell’ardore scream/growl e chiusa in maniera egregia da un tetro breakdown.

La scalata al vertice o quantomeno a ridosso dei grandi nomi della scena metalcore britannica prosegue e Will You Haunt Me, With That Same Patience aiuterà la band in questa difficile ma appagante rincorsa.
L’ottavo disco dei ragazzi di Southampton, non vivendo della mera fruizione dei singoli, ha infatti il pregio di essere un album “d’insieme”, coerente nell’ordine della tracklist e negli avvicendamenti emotivi che si incontrano lungo i quarantatré minuti. Pur qualche gradino sotto al bellissimo The Seventh Sun, anche questo lavoro conferma gli alti standard qualitativi dei Bury Tomorrow anni ’20, ormai una solida realtà inglese con legittime ambizioni europee e non solo.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
80 su 1 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2025
Music For Nations
Metal Core
Tracklist
1. To Dream, To Forget
2. Villain Arc
3. Wasteland
4. What If I Burn
5. Forever the Night
6. Waiting
7. Silence Isn’t Helping Us
8. Found No Throne
9. Yōkai (妖怪)
10. Let Go
11. Paradox
Line Up
Daniel Winter-Bates (Voce)
Kristan Dawson (Chitarra)
Ed Hartwell (Chitarra)
Tom Prendergast (Voce, Tastiere)
Davyd Winter-Bates (Basso)
Adam Jackson (Batteria)
 
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