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16/07/25
SATCHVAI BAND
ARENA SANTA GIULIANA - PERUGIA
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Manes - How the World Came to an End
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05/07/2025
( 344 letture )
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Non sono un band estremamente prolifica i Manes, che giungono al terzo inciso della loro discografia nel duemilasette. Per chi non conoscesse la band, otto anni prima di questo How the World Came to an End esordirono come black metal band, per poi virare con il loro secondo inciso in territori più miti ed elettronici, e giungere a questo disco abbandonando quasi del tutto la matrice metal, si può essere estremi anche senza chitarre iper-distorte, velocità siderali e urla svariate, ecco quello che sembrano voler far trapelare i nostri.
In una miscellanea tale, la produzione scelta è fredda e quasi distaccata, artificiale, che si pone bene in ottemperanza dei cambi di stile e genere che si susseguono. A tratti alcuni elementi prevalgono ma si percepisce essere una scelta voluta e non una lacuna di produzione, esempio le voci lasciate indietro nel mixaggio, la batteria che sovrasta, gli echi e gli innesti elettronici che si infrangono tra loro. L’idea di voler esser diversamente personali nella proposta si può dire essere ben supportata da una sonorità adeguata. Musicalmente parlando alla base di How the World Came to an End c’è la voglia di sperimentare e azzardare, di non aver timore di toccare tra i divieti e questo è un punto di forza senza se e senza ma. La carrellata di ospiti che collaborano durante i brani offre un ulteriore valore aggiunto ed anche questo è un valore inattaccabile eppure non tutto l’oro luccica in egual maniera. Seppur ricco di spunti ed idee interessanti e inaspettate c’è una sensazione persistente di slegatura generale: certamente far convogliare nella stessa direzione così tante sonorità differenti è impresa ardua e dar senso a ciò lo è ancor più, spesso si rischia di non riuscirci, ecco che How the World Came to an End lascia quella tiepida sensazioni di impresa incompiuta. Probabilmente una minore durata complessiva, qualche divagazione ambient in meno e un taglio generale meno acido nelle sonorità avrebbe snellito e giovato a tutto ciò che nel complesso risulta godibile per chi è molto aperto di mente, per chi non si pone limiti e cerca nel mondo -avantgarde- qualcosa di decisamente fuori da ogni schema. Ascolto altresì inversamente apprezzabile per chi non appartiene alle precedenti “categorie”.
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1
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sì, disco abbastanza trascurabile, concordo |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Deeprooted 2. Come to Pass 3. I Watch You Fall 4. A Cancer in Our Midst (Plague One) 5. Last Light 6. Nobody Wants the Truth 7. My Journal of The Plague Years (Fuckmensch Warmensch) 8. The Cure All 9. Transmigrant 10. Son of Night Brother of Sleep
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Line Up
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Asgeir Hatlen (Voce) Eivind Fjoseide (Chitarra) Tor-Helge Skei (Chitarra, Synth) Torstein Parelius (Basso) Tor Arne Helgesen (Batteria)
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