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07/12/25
BATTLE BEAST + DOMINUM + MAJESTICA
LIVE CLUB - TREZZO SULL\'ADDA (MI)
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Dirkschneider and the Old Gang - Babylon
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05/10/2025
( 993 letture )
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La storia recente del metal europeo ha talvolta dimostrato come progetti nati per scopi benefici possano evolversi in vere e proprie dichiarazioni artistiche e pure di livello. Dirkschneider and the Old Gang, conosciuti anche come DATOG, incarnano perfettamente questo percorso. Nato come iniziativa di solidarietà a sostegno degli artisti colpiti dal lockdown, il progetto ha rapidamente superato le intenzioni iniziali, diventando un fenomeno che raccoglie veterani che hanno plasmato la storia dell’heavy metal negli ultimi quarant’anni: Udo Dirkschneider, voce storica degli Accept, affiancato da Peter Baltes, Stefan Kaufmann, Mathias “Don” Dieth e dal giovane Sven Dirkschneider, oltre alla cantante Manuela “Ella” Bibert.
Babylon si apre con il brano omonimo, una cavalcata di riff intrecciati e melodie vocali che non indulgono alla nostalgia sterile. Il pezzo stabilisce subito il concetto: la band non cerca il revival, ma concorrono, piuttosto, verso una dichiarazione di forza e precisione stilistica. Hellbreaker prosegue con una potenza più cruda: le chitarre di Dieth e Kaufmann si fondono con una sezione ritmica martellante, dando vita a un pamphlet metallico che sembra voler scuotere l’ascoltatore dalla superficie. La produzione è trasparente, capace di valorizzare ogni dettaglio senza sacrificare la potenza complessiva. Time to Listen accelera il battito verso orizzonti tachicardici: il riffing serrato e le linee vocali alternate tra Dirkschneider, Bibert e Baltes dimostrano come la band abbia saputo sfruttare la varietà dei timbri senza cadere mai in confusione. La scelta di tre voci principali non è un esercizio di virtuosismo, ma un lavoro complesso di equilibrio compositivo: ogni passaggio trova chi lo rende più naturale e incisivo e così via. Il concetto di “metal come dialogo” emerge potente, suggerendo una filosofia di collaborazione e rispetto per la materia sonora proposta. Il percorso del disco alterna momenti diretti e immediati, come It Takes Two to Tango, a episodi più riflessivi. Strangers in Paradise mostra il lato più lirico del progetto: una ballata che, tra chitarre acustiche e linee vocali morbide, riesce a evocare un senso di nostalgia senza scadere nel sentimentalismo facile o grossolano. È in questi passaggi che si percepisce la capacità di DATOG di tradurre esperienza e abilità in narrativa musicale, una lezione d’arte che non si limita alla tecnica, ma abbraccia la forma, il tono e il pathos. Metal Sons è una celebrazione del vero heavy metal, un tributo che non cede al mito artificiale ma si mantiene onesto e deliberatamente diretto. La struttura dei brani più lunghi, come Beyond the End of Time, dimostra come la band sappia gestire il tempo musicale senza ricorrere in divagazioni progressive inutili: otto minuti che scorrono fluidi, attraversando diversi registri emotivi e mantenendo costante la tensione narrativa. The Law of a Madman chiude il cerchio con marzialità e vigore: il riff centrale, accompagnato da un assolo incisivo di Dieth, rappresenta la sintesi dell’album, in cui disciplina, esperienza e passione convergono.
In generale, Babylon convince per la coerenza stilistica e la qualità degli arrangiamenti, anche se il disco pecca di innovazione: non c’è spinta verso territori inesplorati, non un colpo di scena melodico o strutturale che spinga oltre il consolidato, ma ciò non ne diminuisce il valore come documento di mestiere e sensibilità metallica. I testi, pur senza ricercare grandi astrattismi, sanno raccontare un mondo di conflitti e aspirazioni: dalla lotta interiore di Face of a Stranger alla determinazione corale di Every Heart Is Burning, il lavoro lirico sottolinea il rispetto per una tradizione metal che è anche memoria storica e culturale. Per il pubblico italiano, brani come Where the Angels Fly potrebbero evocare la stessa sensazione di sospensione epica che si prova davanti alle grandi ballate power europee degli anni Ottanta. Babylon è dunque un disco di ottimo valore, capace di coinvolgere chi ha seguito le carriere dei membri storici, così come gli ascoltatori alla ricerca di una heavy metal band solida, senza eccessi e con chiari riferimenti alla storia del genere, senza mai realmente rompere schemi già consolidati.
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4
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Un buon disco vecchio stampo anni 80 /90... D\'altronde da questi vecchi leoni non puoi aspettarti diversamente...a mio parere un disco utile/inutile ma coraggioso per il semplice fatto che immettere sul mercato moderno un disco fatto e composto \" vecchio stampo\" è altamente coraggioso al GG d\'oggi tempi nei quali spacciano per metal trovate teatrali come i Ghost. |
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3
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Io invece mi sono accostato a questo disco con grandi aspettative e per fortuna sono state ripagate con gl\'interessi, che dire...è una bomba. Con una line up simile il risultato era assicurato. La track list del mio CD è diversa come disposizione e inoltre è presente la bellissima Blindfold tratta dall\'album We Are One. Per il sottoscritto disco classic metal dell\'anno ( per ora ). Voto 85. |
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2
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A me sembra un po pacchiano unendo elementi che secondo me non si incastrano bene. Non l ho sentito cosi tanto da dare un giudizio ma l\'impressione è quella. |
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1
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Ammetto che mi sono accostato a questo lavoro senza grandi aspettative, puntualmente sono stato smentito... spacca e si fa riascoltare volentieri, il tempo dirà se rimarrà nella mia rotazione.
Promosso a 82/100 per il Sottoscritto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Babylon 2. Hellbreaker 3. Time to Listen 4. It Takes Two to Tango 5. Strangers in Paradise 6. Where the Angels Fly 7. Face of a Stranger 8. Every Heart Is Burning 9. Metal Sons 10. Beyond the End of Time 11. The Law of a Madman 12. Babylon (Reprise)
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Line Up
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Udo Dirkschneider (Voce) Peter Baltes (Voce principale, basso, cori) Manuela “Ella” Bibert (Voce, tastiere, cori) Stefan Kaufmann (Chitarre, cori) Mathias “Don” Dieth (Chitarre, cori) Sven Dirkschneider (Batteria, cori)
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RECENSIONI |
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