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07/12/25
ECLIPSE + REACH + ANDY AND THE ROCKETS
LEGEND CLUB - MILANO
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Descendents - I Don’t Want to Grow Up
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11/10/2025
( 322 letture )
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"Milo va al college" recitava nel 1982 il titolo dell'album d'esordio dei Descendents, band californiana tra le più influenti nello sviluppo del punk rock a stelle e strisce. E Milo Aukerman, talentuoso frontman della band, dopo il fulminante disco di debutto, si prese in effetti una pausa per finire l'università, inaugurando involontariamente un periodo piuttosto difficile per il combo californiano. Facciamo il punto della situazione.
Con Aukerman latitante, i Descendents reclutano il chitarrista Ray Cooper e lo mettono dietro al microfono per le esibizioni live. Intanto il batterista Bill Stevenson viene ingaggiato dai Black Flag e si ritrova dunque a barcamenarsi tra i due gruppi, con tutte le difficoltà del caso. Ad un certo punto il chitarrista Frank Navetta, probabilmente esasperato per quella situazione confusa ed incerta, se ne va e, successivamente, anche Stevenson decide di dedicarsi unicamente ai Black Flag. Insomma, sui i Descendents, dopo un solo album prodotto in studio, sembra già calare il sipario. Ma è proprio Stevenson a rimettere insieme i cocci. Infatti, mentre è in tour con i Black Flag, il batterista contatta Milo Aukerman confidandogli di avere pronte delle canzoni che, a suo dire, non adatte ai Black Flag e sarebbero, invece, perfette per i Descendents. Ed è così che, nel 1985, Stevenson, rientra in pianta stabile nella sua vecchia band. Con il nuovo entrato Ray Cooper al posto di Frank Navetta alla chitarra (anche se il vecchio componente registrerà tre tracce del nuovo album) la band si chiude in studio per registrare il proprio secondo LP.
I Don't Want to Grow Up esce quindi nel maggio del 1985 e proprio in questo 2025 è uscita la ristampa del disco, per festeggiare i suoi quarant'anni. Nonostante gli anni di incertezze e difficoltà dopo l'esordio e anche se registrato in fretta e furia, il secondo full-length dei Descendents è un'altra vivida testimonianza del talento di questa band, un disco di genuino punk rock melodico, ancora fresco e impattante nonostante gli anni. È il perfetto seguito dello strepitoso Milo Goes to College, pur con alcune differenze. La prima di queste, che salta immediatamente all'orecchio, è la produzione: il suono appare più pompato e roboante, anche se forse eccessivamente compresso. In particolare, la batteria di Bill Stevenson spicca nel sound generale, sempre in primo piano, in alcuni frangenti persino troppo. Sembra che lo stesso Stevenson abbia preso parte al missaggio del disco, per ragioni che hanno del tragicomico e che vale la pena narrare. Pare infatti che il produttore discografico e ingegnere del suono David Tarling, che aveva già lavorato con Stevenson quando suonava con i Black Flag, avesse il vizio di alzare il gomito spesso e volentieri, tanto da perdere addirittura i sensi durante una sessione di registrazione. Il batterista dei Descendents si ritrovò quindi spesso dietro il mixer per salvare la situazione ed ammise lui stesso di avere svolto un lavoro appena sufficiente. In realtà il disco non suona affatto male, anche se Milo Goes to College vantava dei suoni più limpidi e "caserecci", se mi passate il termine. Con I Don't Want to Grow Up la patina pop che ricopre il punk rock dei Nostri, già evidente nel disco di debutto, si fa ancora più spessa. L'album spinge subito sull'acceleratore con tracce come Descendents, Pervert, Rockstar e No FB, queste ultime due così brevi da non arrivare nemmeno al minuto di durata. Ci troviamo di fronte alle classiche pallottole punk: veloci, sguaiate e maleducate nei testi. Con queste prime tracce la band rivela di non aver perso la carica eversiva del disco di debutto. Ma il meglio deve ancora venire. La qualità del songwriting cresce inesorabilmente traccia dopo traccia e, mentre ci si avvicina al cuore del disco, esso si fa più variegato e meno rigido, portando alla luce, come si diceva, la spiccata vena melodica del combo che, unita all'urgenza del punk, produce canzoni i cui ritornelli si stampano nel cervello e vi rimangono incastonati per giorni. In questo senso sono delle vere perle tracce come Can't go Back, Good Good Things e Silly Girl, che sembrano scritte ieri e che rimandano immediatamente ai Ramones, ma anche ai Black Flag meno caustici. My World colpisce duro con una serie di riff potenti ed esaltanti e pone le basi del sound che farà la fortuna dei Nirvana. In Love This Way, altro pezzo molto melodico, richiama alla mente i The Smiths, mentre Ace naviga dalle parti dei Social Distortion, con quel riff arpeggiato e quel ritornello malinconico che sono un monumento alle sonorità del rock degli anni Ottanta. I Don't Want to Grow Up, si rivela quindi come un disco meno cattivo e più abbordabile rispetto al suo predecessore, un lavoro in cui la band statunitense affina il proprio stile, smussando e ammorbidendo i toni, ma sempre nel solco di un punk rock tagliente e irruento.
Se con Milo Goes to College i Descendents avevano attirato l'attenzione del mondo del rock, con questo secondo lavoro i californiani confermarono di essere tra le migliori realtà punk rock del periodo e continuano ad esserlo ancora oggi. I Don't Want to Grow Up, è un disco che tiene decisamente fede al suo titolo, rifiutandosi di invecchiare, per la gioia dei punk rockers di ieri e di oggi.
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....ottimo lavoro.....grande band....85... |
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Molto figo!
Questo é uno dei primi album in cui viene definito quello che sarà chiamato da alcuni Ramonescore e da altri per fare prima Pop Punk.
Cioé avete presente quei gruppi che resero famosa la Lookout Rec. tipo Screeching Weasel e The Queers? Beh i Descendents con questo disco lo fecero 3-4 anni prima.
Ok su Milo Goes To College c\'erano già dei pezzi più melodici ma secondo me era maggiormente Hardcore.
Non furono certamente i soli visto che tra i loro contemporanei degli anni 80 c\'erano i Social Distortion che in seguito avranno un evoluzione differente ma questa é un altra storia... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Descendents 2. I Don't Want to Grow Up 3. Pervert 4. Rockstar 5. No FB 6. Can't Go Back 7. GFC 8. My World 9. Theme 10. Silly Girl 11. In Love This Way 12. Christmas Vacation 13 Good Good Thing 14. Ace
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Line Up
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Milo Aukerman (Voce) Ray Cooper (Chitarra) Frank Navetta (Chitarra su tracce 2, 4, 5) Tony Lombardo (Basso) Bill Stevenson (Batteria)
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RECENSIONI |
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